Tagli agli ospedali: sott’esame tutti i presidi medio-piccoli

Di Antonio Fiasconaro / 18 Novembre 2014

PALERMO – Nessun ospedale medio-piccolo in Sicilia rischia di essere “cancellato” dalla geografia della sanità isolana contrariamente alle ridde di voci che davano già per sicuro il taglio di 400 posti letto: 250 pubblici e 150 nella sanità privata.
La nuova rete ospedaliera da oggi all’esame della Commissione Sanità all’Ars ha provocato non poche reazioni e critiche che hanno investito l’assessore alla Salute, Lucia Borsellino.
La novità però è arrivata, scongiurando altre “fughe” di notizie incontrollate nel primo pomeriggio.

La Commissione ha accolto ad unanimità – con il parere favorevole del governo – la proposta del presidente Pippo Digiacomo: prevede che fin da ora si definisca una griglia di valutazione di tutte le unità operative complesse e semplici del sistema sanitario siciliano.
«Per la definizione del nuovo Piano della rete ospedaliera – ha detto Digiacomo – è necessario procedere ad una valutazione delle nostre strutture, e solo alla luce di questa deciderne il futuro. In pratica, nessun ospedale oggi è “predestinato” ad essere convertito o ridimensionato. Questa indicazione è stata accolta dalla Commissione e dal governo: un segnale deciso, dunque, di trasparenza e rassicurazione per i territori, oltre che per le strutture e il personale».

In base alla decisione assunta dalla Commissione dunque, anche i nove “ospedali per acuti” destinati ad essere riconvertiti dall’1 gennaio 2017 in “ospedali di comunità” saranno valutati alla stregua di tutte le altre unità operative della Sicilia, sia pubbliche che private.

I nove presidi interessati, uno per ogni provincia sono:
Ribera (Agrigento), Niscemi (Caltanissetta), Giarre (Catania), Leonforte (Enna), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Ingrassia (Palermo), Scicli (Ragusa), Noto (Siracusa) e Salemi (Trapani).

«Oltretutto – conclude Digiacomo – alla data del 2017 potranno cambiare le condizioni, recuperando fondi che oggi vengono utilizzati per coprire la “mobilità passivà” (i cosiddetti “viaggi della speranza, ndr) per destinarli ad una riduzione dei tagli ai posti letto».

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