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TAOFILMFEST apre Bova eroe misterioso in Capitano Ultimo

TAOFILMFEST apre Raoul Bova eroe misterioso in Capitano Ultimo apre il Festival di Taormina

Di scena il documentario di Ambrogio Crespi sul colonnello che arrestò Totò Riina

Di Francesco Gallo |

TAORMINA – La storia vera di un eroe raccontata da se stesso, senza poter mostrare il proprio volto, e da chi la faccia invece l’ha potuta e dovuta mettere, come Raoul Bova, per raccontare le sue avventure in una fiction televisiva di Canale 5. «Capitano Ultimo, la ali del falco» di Ambrogio Crespi, presentato sabato nel giorno di apertura del 60° Festival di Taormina, vede così due racconti quello del colonnello Sergio De Caprio, l’uomo che ha arrestato Totò Riina nel 1993 e che oggi fa un lavoro di recupero e assistenza, e quello dell’attore suo interprete e amico. «Nel documentario – spiega Bova che sempre domani terrà una master class – sentiamo tutte e due il dovere di fare qualcosa per tutte le persone che non hanno forza, coraggio. Le nostre idee – come dice Ultimo – volano molto alto». E invece, sempre nel filmato, spiega lo stesso colonnello dei Carabinieri, preso ovviamente di spalle con un ingombrante eskimo con cappuccio: «Mi sono chiamato “ultimo” quando tutti ho capito volevano essere primi. Volevano vincere, volevano farsi belli, fare carriera con la k. Ma a me di tutte queste cose non me ne frega proprio niente come a tanti altri carabinieri. Il nostro onore e la nostra gloria maggiore è lavorare per la gente povera. E nel momento in cui lo facciamo solo per aver in cambio qualcosa siamo dei traditori, mentre la lotta è del popolo è e deve rimanere al popolo». E poi nel docu presentato a Taormina il colonnello, come una sorta di Virgilio ci introduce nella comunità che porta il suo nome, “Capitano Ultimo”, in uno dei quartieri più degradati di Roma, Tor Bella Monaca. Qui, nella tenuta cosiddetta Mistica, si allevano falchi per responsabilizzare gli ospiti e farli crescere. Insomma un luogo di riabilitazione sociale anche per giovani ragazzi detenuti mandati agli arresti domiciliari in prova dai tribunali di sorveglianza. «Lui mi raccontò di fronte a un tavolo di legno, il tavolo degli ultimi, quello che era – spiega Bova – e da lì ho capito l’importanza di chi avevo di fronte. L’importanza dell’uomo che dovevo rappresentare, di questo uomo che non si poteva far vedere perché comunque aveva ricevuto una grossa minaccia dalla mafia. Solo allora ho capito davvero l’importanza dell’uomo che stavo rappresentando». «Entrando nella comunità che porta il nome di Capitano Ultimo, si respira l’aria di libertà – spiega invece il regista Ambrogio Crespi già autore di un docu su Enzo Tortora -. Quelle che ispirano le ali dei falchi, delle aquile e dei rapaci che vengono allevati sul posto per insegnare ai giovani ospiti delle casa famiglia sia il mestiere del falconiere sia a rapportarsi con la libertà di questi animali per poi cercare la propria».

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