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Tartarughe in spiaggia, balene e foche: le meraviglie del mare da ammirare in estate in Sicilia

Di Ombretta Grasso |

Oltre a Lampedusa, il luogo più famoso di deposizione delle uova, negli ultimi anni le tartarughe marine hanno scelto anche spiagge parecchio più frequentate, come in passato la Plaja di Catania, e ora Menfi (non lontana dall’Oasi Wwf di Torre Salsa a Siculiana) e la spiaggia del Palmento, a Punta Secca, nel Ragusano – la famosa spiaggia di Montalbano – dove ben 54 uova stanno per schiudersi un lieto evento che ha spinto i volontari a creare un gruppo pubblico su facebook, con quasi 600 partecipanti, chiamato “Operazione Tarty”. Anche a Siracusa tra la sorpresa generale, un nido di tartaruga marina si e schiuso tra gli ombrelloni del lido Rivarella.

Se le tartarughine commuovono gli squali intimoriscono. Diverse le segnalazioni a fine luglio nello Stretto di Messina, secondo gli esperti con il riscaldamento delle acque della stagione estiva sono in genere numerosi gli esemplari che si avvicinano alle coste ioniche e tirreniche. A metà luglio uno squalo bianco di circa 5 metri è stato avvistato da una feluca in cerca di pesce spada e un altro è stato segnalato da un gruppo di sub nel Siracusano.

Il muso baffuto e buffo di una rara foca monaca è stato invece immortalato da una delle sette fototrappole piazzate nelle grotte delle isole Egadi dai ricercatori dell’Ispra e dell’Ente Gestore dell’Area marina protetta (Amp), in collaborazione con il ministero dell’Ambiente per monitorare la presenza dell’animale nell’arcipelago.

Lo scorso gennaio la scoperta: la foca, a rischio estinzione, era tornato ma questa volta d’inverno, novità assoluta per un animale che in quella stagione non si sposta. Altri avvistamenti c’erano stati nel 2011 e 2013. Il ritorno della foca in Italia, dove è presente fra la costa sud della Sardegna e la Sicilia, è un evento unico. E’ l’animale più a raro e a rischio avvistato nelle nostre coste. L’avvistamento risale a gennaio ma le immagini sono state pubblicate solo nei giorni scorsi per evitare il rischio di persone che lo andassero a cercare.

L’avvistamento di una foca monaca è un avvenimento raro e quindi di straordinaria importanza che richiede comportamenti di grande sensibilità e rispetto. Per questo motivo l’Area marina protetta Isole Egadi e l’Ispra rilanciano anche questa estate, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente, l’iniziativa “Foca monaca”: un appello a tutti i turisti ed ai naviganti che frequentano i nostri mari e le nostre coste in caso di avvistamenti; se si incontra una foca, spegnere i motori delle barche, lasciare che le foche si allontanino, non disturbare o inseguirle, non cercare di avvicinarsi, non entrare in acqua. Soprattutto se l’animale fosse insieme ai cuccioli non cercare di avvicinarli, la foca spaventata potrebbe abbandonare i piccoli.

Sono bellissime le immagini diffuse da Antonio Lundari che dalla sua imbarcazione ha filmato due (o forse tre) balene di circa 15 metri ciascuna che emergono dalle acque di Brucoli, lungo la costa di Faro Santa Croce ad Augusta (Sr) a conferma che balene e capodogli nuotano nei nostri mari anche se è più difficile incrociarli. Al largo delle Eolie, nello Stretto di Messina e soprattutto nelle acque dellle Pelagie (tra febbraio e la primavera) talvolta è possibile ammirare i grandi cetacei, ma gli avvistamenti non sono frequenti. Più facile incontrare i delfini soprattutto se si è a bordo di una nave, con un po’ di pazienza si può vederli saltare tra le onde da poppa, un po’ più difficile se si è a bordo di piccole imbarcazioni. Nello scorso luglio numerosi avvistamenti nel Canale di Sicilia, alle Eolie, alle Egadi, al largo tra Catania e Siracusa.

Ci sono alcune associazioni che sui occupano di studiare e tutelare i cetacei, come Tethys che, assieme all’Area Marina Protetta Isole Pelagie e l’International Whaling Commission negli anni scorsi ha monitorato la presenza di megattere alle Pelagie, e altre che propongono escursioni whale watching, come Delphis. La biologa Jessica Alessi, ricercatrice sui cetacei all’Università di Genova, ha fondato l’associazione Me.ri.s. per studiare i cetacei che vivono nel mare agrigentino.

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