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alluvione a catania

Ma era davvero imprevedibile?

Eventi eccezionali (ormai periodici) e cultura inesistente della prevenzione

Di Redazione |

L'ennesima drammatica alluvione a Catania, ha messo ancora una volta in primo piano l'assoluto disinteresse di amministratori pubblici e cittadini per un'educazione alla prevenzione  nel campo dei disastri ambientali. Sì è vero, il clima è drammaticamente cambiato, gli eventi sono eccezionali e il "rischio zero" non esiste, Ma, di sicuro, non era imprevedibile. E qui non si tratta di puntare il dito sul "colore" politico dell'amministrazione locale le cui casse sono notoriamente dissestate. Qui è un problema di cura del territorio,  di prevenzione, di programmazione, di informazione.  

Quanti catanesi sanno come comportarsi in caso di alluvione (ma il discorso vale anche per incendi e terremoti)?. Quanta informazione ha mai fatto – da sempre – il Comune su questo tema? Quanta pulizia dei canali (pieni di vegetazione) o dei tombini pieni di cenere dell'Etna è mai stata fatta se non qualche operazione show in favore di telecamera? Ci manca l'Abc della cultura della prevenzione.  

Facciamo un esempio. Se si va cercare sul sito del Comune di Catania non c'è nulla su come comportarsi in questi casi, un silenzio imbarazzante.  Io non so se sia sufficiente pubblicare dei post su Facebook che tagliano fuori dalle informazioni di servizio (quelle più utili in questi casi)  chi Facebook non sa cosa sia, non lo usa o, legittimamente, non è tenuto ad averlo. Il piano comunale di protezione civile risale al 18 novembre 2009, e l'ultima revisione è del 9 luglio 2019 (se ci sono revisioni più recenti nel sito del Comune non se ne trova traccia) e non c'è una parola dedicata ai cittadini sui corretti comportamenti da adottare. Cittadini che, del resto, preferiscono affidarsi a notizie grossolane su internet alle fake news di ogni genere pur di non informarsi in maniera consapevole. Questo per dire che la prevenzione non è una parola da tirare fuori a disastro avvenuto,  dovrebbe essere il nostro modo di convivere con questo territorio difficile per natura e fragilissimo per incuria e incompetenza. 

Catania non è l'unica città devastata dalle alluvioni, l'esempio di Genova (l'ultimo grave episodio nel 2014) è nel ricordo di tutti, anche perché pure in quel caso ci scappò il morto. Anche lì c'è una città costruita in maniera abnorme, corsi d'acqua che devastano tutto quello che incontrano, fiumi non manutenzionati e argini insufficienti.  Ma almeno lì sugli autobus, per strada, in qualsiasi ufficio pubblico ci sono cartelli esplicativi con disegni comprensibili anche per chi non parla l'italiano che indicano cosa fare in caso di alluvioni. Certo, è il minimo sindacale e i morti non si possono accontentare del "minimo sindacale". Ma, forse, potrebbe essere il primo seme da piantare in mezzo al fango dell'incompetenza. Il rischio zero non esiste, ma un rischio "accettabile" potremmo imparare a costruirlo. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA