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Doll’s Comedie humaine de les celebrities

Di Redazione |

Avevo anticipato la questione nel mio precedente articolo, ovvero la promessa che vi avrei messo al corrente delle traiettorie di interpretazione del reale che ho inteso accogliere nella collana designPARADE.

Un palcoscenico ove poter inscenare, in compagnia di eminenti protagonisti attivi delle questioni dibattimentali che si avviluppano con immensa energia attorno alle nostre esistenze, scevri da alcun condizionamento prodotto da dettami afferenti alla stringente ed asfittica critica di settore in relazione ai fenomeni che si muovono in osmosi con la disciplina del design.

Ed eccomi a presentarvi la prima opera in libreria: “Doll’s. Comedie humaine de les celebrities.”

Sottotitolo: “DiviDesignerGuruArchistarMaestriMinistriNaniDeformiGiocolieriAcrobatiePeluche”, edita da ohome, il network che ho creato decenni or sono.                                                                            Oggi, a distanza di tanti anni, ohome è divenuto un vero e proprio network internazionale, ove vengono accolte molteplici proposte di progetto provenienti da ogni latitudine del pianeta, e spruzzate nella costellazione di aziende di riferimento, per l’accoglimento dei progetti e l’attivazione dei processi e del sistema di relazione necessario al loro sviluppo.

L’ambito della ricerca, della formazione, della didattica, della sperimentazione, della comunicazione, sono rimasti sempre parecchio attivi, generando numerosi dispositivi atti a riverberare i quozienti di eccellenza, propri dei profili qualitativi del design che viene selezionato, ed accolto, nella sua sovrastruttura.

Dunque Doll’s, si, Bambole, proprio come sono soliti rappresentarci i social media, cui abbiamo affidato la ostensione, la mise en visione delle nostre esistenze, cui abbiamo consegnato le nostre (dapprima) blindate intimità, come in un perpetuo e pruriginoso Peep Show, ove purtroppo e, per fortuna loro, le affascinanti vestali del voyeurismo siamo proprio noi.                                                                        Pensate che genialata, produrre elementi di intrattenimento pubblico e privato, costa enormemente alle produzioni deputate all’esercizio di tali episodi, mentre qui, siamo noi a realizzare tutto, compreso i deliranti palinsesti cui amiamo sottoporci e sottoporre i nostri, spesso inadeguati, interlocutori.          Per i guru dei social media è stato come aver avuto accesso illimitato alla grotta di Alì Baba& 40 ladroni, come aver trovato la miniera di diamanti dei 7 Nani!

 

 A ragione di ciò, mi sono fatto accompagnare in questa, che è stata una escursione turistico-sentimentale sui vizi e le virtù della nostra perpetua ribalta quotidiana, da Carmelo S. Sciuto, il mio amico semiologo e co-fondatore di MCA Group, un individuo cazzuto e, dall’intelligenza vivace, incorreggibile, irrefrenabile.

Ne è nato un pamphlet sul design di questo inizio di millennio, già segnato da indelebili segni di sofferenze di portata globale dovute a condizioni estreme, quali crisi economico-finanziarie, ambientali, sanitarie, che è un breve trattato su ciò che la dimensione relazionale riesce ad inscenare, con le sue le pratiche ostensorie ed i suoi processi generativi che divengono preda inerme dei postumi di un delirio di onnipotenza radicato nella storica vocazione al capitalismo dei paesi occidentalizzati, che hanno realizzato ormai una identica, ed inquietante, mise en visione ad ogni latitudine del pianeta.  

                                                                                                                                                                                   Uno scenario temporaneo, provvisorio e scintillante, ove ogni idea, ogni pensiero, ogni cosa, viene ridotta a patetica moda neo-liberista attraverso cui poter  ostentare una disperata vitalità, per il tramite di un sistema socio-relazionale smagliato ed abbarbicato al sogno di una materialistica auto-determinazione vincente e soddisfacente per tutti, ma distante anni luce da una visione di prossimità, che nella realtà autentica delle azioni e dei bisogni umani, ci racconta quasi esclusivamente di un profondo disagio, condito da nevrosi ed, a tratti, di psicosi.               

                                                                              

Desideravo poter mettere in luce, ed in visione, quel rutilante palcoscenico globale sul quale questa farsa viene inscenata, con un prepotente ed energico piglio, grottesco, esilarante, coltissimo, la cui unica via d’uscita non può che rintracciarsi in una Creatività Estrema, da me più volte teorizzata e messa in esercizio permanente attraverso i miei numerosi scritti ed i miei Design Lab, che ormai avete imparato a conoscere.                                                                                                                   E’ il trastullo orgasmico di milioni di personalità anonime, quello di surfare sulle frequenze proprie della rete, profilandosi con accanimento nella realizzazione di magnifici alter ego, esaltanti, seducenti, avvincenti, incantevoli, celati dietro personalità “come se” o, ancora peggio, come “falso da sé”, mettendo in atto tutte le strategie possibili, giocando tutte le risorse necessarie, per poter sfuggire alla paura generata dalla loro banale quotidianità.

E siamo pronti a spingerci ancora più in là, in realtà, nella direzione dell’esercizio di una vera e propria pratica, diffusa e capillare, che è quella dell’ appropriazione indebita e sconsiderata, delle qualità personali di questi personaggi famosi, con una operazione squisitamente predatoria. E’ attraverso questa natura pluridisciplinare, propria delle discipline di progetto, che nella loro fisionomia cromosomica, vivono e si alimentano, mediante l’esercizio della ricerca, della sperimentazione e delle sue applicazioni alla realtà concreta del vivere quotidiano, che un’intera comunità di planetaria di aziende oggi si propone voler di riqualificare il modo di vivere contemporaneo, attraverso dei testimoni risonanti della ribalta mediatica planetaria, promuovendo degli oggetti lontani anni luce dalle funzioni di servizio e d’esercizio propri del design, ma che invece non sono altro che gadget ad alto rischio di gradimento.

Allora, non mi resta che augurarvi di poter alimentare la vostra curiosità, ricordandovi le parole di Achille Castiglioni:"La curiosità è tutto nel design. Se non siete curiosi, lasciate perdere!"

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