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La sfida del Consorzio Valdinoto: “Cambiare il linguaggio del vino per attrarre i giovani”

Obiettivo promuovere le doc Noto, Eloro e l'Igt Avola per valorizzare l'identità dei vini da raccontare assieme al barocco e ai paesaggi

Di Carmen Greco |

Una nuova generazione di vignaioli che ha deciso di metterci la faccia e cambiare la narrazione del Sud-Est enologico. Sono quelli che si sono scommessi nel piccolo “Consorzio Valdinoto” per portare i vini di tre doc Noto, Siracusa, Eloro e dell’Igt Avola, a dialogare con il barocco, i paesaggi, la gastronomia, l’arte, in una parola con la cultura di un’area che sulle bellezze storico-ambientali ha costruito la sua storia.Il Consorzio raggruppa 25 aziende, per una superficie di 300 ettari vitati (solo quelli doc) coltivati principalmente a Nero d’Avola e Moscato, distribuiti fra Siracusa, Noto, Rosolini, Pachino, Portopalo di Capo Passero e Ispica.

Angela Sergio e Teresa Gasbarro, rispettivamente da poco più di due mesi presidente e direttrice del Consorzio Valdinoto, hanno raccontato in anteprima a La Sicilia quale sia la “visione” della nuova squadra.«L’obiettivo principale è la promozione dell’identità territoriale – specifica Angela Sergio -. A livello turistico questo territorio è cresciuto notevolmente, si sente proprio un fermento artistico e culturale. Ci sono dei beni culturali patrimonio Unesco, Noto, Modica, Ragusa, Scicli, per non parlare di Siracusa, Pantalica… Tutte queste realtà hanno un’enorme forza attrattiva e sarebbe fondamentale veicolare il racconto del vino – un pezzo fondamentale della nostra cultura – “sfruttando” per così dire il magnetismo turistico di questi luoghi. Il Consorzio – secondo noi – dev’essere strumento di questo dialogo fra le diverse realtà».

Angela Sergio e Teresa Gasbarro, presidente e direttrice del Consorzio Valdinoto

Dei temi della promozione dei territori si parla da sempre. Secondo voi esiste oggi una consapevolezza diversa?«No – risponde Teresa Gasbarro -. La grande difficoltà è proprio questa, rendere consapevoli tutti gli interlocutori di questa visione e fare in modo che ci credano, loro per primi. Serve un lavoro di dialogo, bisogna camminare tutti nella stessa direzione. L’aggregazione è sempre stato il nostro tallone d’Achille, per questo sono convinta che il ricambio generazionale nel Consorzio possa essere una delle chiavi per assumersi il carico delle sfide maggiori, i giovani ci credono sempre di più».

Comunque questa nuova consapevolezza è tutta da costruire… Da cosa ripartire?«Per prima cosa bisogna ricostruire la fiducia degli associati, dalle nostre parti purtroppo non siamo predisposti culturalmente a fare squadra, il nostro compito sarà quello di far capire che il consorzio è uno strumento che tutela in primis i produttori, ma serve anche alla promozione del territorio. Comunque tutti hanno messo a disposizione le loro competenze con entusiasmo e questo è un primo passo importante».

Che risorse economiche avete per sostenere i vostri progetti?«In questo momento Il Consorzio si sostiene con le quote associative. Ci proponiamo di attingere anche ai finanziamenti europei».

Oggi per attrarre i turisti basta saper fare bene il vino?«Non più. Io penso che dovremmo essere capaci di raccontare il lavoro di chi il vino lo fa – risponde Gasbarro -. Questo è un territorio che ha dei punti di forza enormi cui corrispondono dei vini di grande qualità ma finora non sono stati “spiegati” e dev’essere fatto assolutamente, tanto più per noi che rappresentiamo appena il 2% della produzione siciliana».

Il direttore del Consorzio del Prosecco doc, Luca Giavi, ha detto che il mondo del vino è “vecchio, snob, autorefenziale e malato di fighettismo”. Siete d’accordo?«Sì – conferma Gasbarro – ma non lo dico io, lo dicono i numeri. Le vendite del vino sono calate in questi ultimi anni e qualcosa va cambiata a partire dal “linguaggio” per avvicinare i consumatori, soprattutto i più giovani per i quali il mondo del vino viene visto quasi come una cosa elitaria. Il nostro compito è quello di semplificare il linguaggio, le nuove interpretazioni di vitigni “principe” come il Nero d’Avola ci possono aiutare in questo cambio di paradigma. I “vecchi” Nero d’Avola erano di grande struttura, non veniva voglia di berne mezzo bicchiere in più, oggi sono molto più contemporanei, giocano su piacevolezza e bevibilità, danno vita anche a “bollicine” adatte a tutte le occasioni. I winelover lo sanno? Dobbiamo sfruttare queste opportunità». Angela Sergio: «Secondo me bisogna andare “oltre” il vino, rompere gli schemi nel linguaggio, connetterlo o meglio “contaminarlo” con attività che hanno una forte attrattiva presso i giovani, la musica, l’arte, la stessa ristorazione… In sostanza dobbiamo rendere più immediato l’approccio con il vino».

Il Consorzio Valdinoto è a caccia di un nuovo simbolo?«Sì, abbiamo pensato di coinvolgere le sezioni grafiche dei licei artistici di Siracusa e Modica più vicini a noi territorialmente lanciando un concorso d’idee per definire l’immagine del consorzio a partire dal logo mantenendo i punti fermi di arte, paesaggio, cultura, enogastronomia. Il bando è in preparazione e presto lo pubblicheremo».

Nei bar siciliani se si chiede un bicchiere di bollicine arriva nella stragrande maggioranza dei casi il “prosecchino”… Ma perché?«È un problema culturale – ammette Sergio – non c’è una vera cultura del vino, la maggior parte degli esercenti non ha interesse alla qualità del vino e tantomeno alla promozione delle produzioni locali, tutto si incentra sul rapporto qualità-prezzo e sul margine di guadagno. Non si comprende che se io offro al turista un vino “nostro”, ne guadagnano tutti gli attori della filiera».

La baia della riserva di Vendicari uno dei gioielli paesaggistici del Sud Est

Cambiamenti climatici e vitigni resistenti. Cosa avete in programma?«Abbiamo già iniziato a lavorare sui disciplinari con l’obiettivo di creare sui vitigni principali un profilo organolettico “riconoscibile” in modo da rafforzarne l’identità. Sui cambiamenti climatici diverse aziende stanno facendo degli esperimenti con varietà dimenticate».

Se doveste offrire a un turista il Valdinoto in un bicchiere, cosa stappereste?Teresa Gasbarro: «Un bel Moscato secco come aperitivo, poi una bella bollicina da Nero d’Avola, un bianco del territorio con il pesce… Devo continuare?».

Scattiamo una fotografia del futuro… Fra dieci anni?Angela Sergio: «Il corso Vittorio Emanuele a Noto in stile giornate di Bolgheri con una lunghissima tavolata con tutti intorno produttori, giornalisti, ristoratori, enologi… Sarebbe una foto bellissima».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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