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“Raiju di Bellicza”, da un manoscritto del 500 nascono un’etichetta da collezione e uno spettacolo

Una vita da romanzo tra donne, risse, arte, pirati e la prigionia ad Algeri con Cervantes: la cantina Al-Cantàra dedica al poeta siciliano Antonio Veneziano un vino e un melologo in scena sabato 25 giugno

Di Ombretta Grasso |

Un “Raggio di bellezza” attraversa i secoli e illumina uno scorcio siciliano dimenticato. “Raiju di Bellicza” è il verso di  una raccolta di inediti, ritrovati fortuitamente in un manoscritto del 500, di Antonio Veneziano, poeta   “maledetto” dalla vita avventurosa, ribelle e dongiovanni, diventato amico di Cervantes nel carcere di Algeri. Un raggio che  si tinge di musica, diventa una immagine, aggiunge una nota in più alla storia della Sicilia.  E che ora dà il titolo a uno spettacolo in scena domani all’Istituto Ardizzone Gioeni di Catania (ore 21), un  melòlogo  con testi e regia di Francesco Randazzo, affidati ad Alessandro Idonea, e le musiche del M° Carmen Failla eseguite dall’ensemble Broken Consorts. Loredana Sollima (flauto), Rosaria Milici (violino), Raffaella Suriano (violoncello), Angela Minuta (arpa), Filippo Fasanaro (percussioni), Francesca Laganà (voce). Tutto è iniziato dalla passione per i poeti siciliani di Pucci Giuffrida, commercialista catanese, amministratore di beni confiscati alla mafia, cultore di Martoglio, appassionato d’arte e letteratura, anima della cantina Al-Cantàra. «Ho acquistato a un’asta circa tre anni fa il manoscritto di un’antologia di autori siciliani della fine del 500 – racconta Giuffrida – fra i quali alcuni testi  che sono stati attribuiti a Veneziano da due studiosi dell’Università di Palermo, Francesco Carapezza e Gianluca Vecchio, e che offrono – con la pubblicazione scientifica sul “Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani” – un’ulteriore lettura accademica all’opera di questo autore». Dal manoscritto ritrovano nascono altri progetti. «Una emozione grandissima poter tenere tra le mani un libro così antico, scoprire la musicalità dei versi di questo poeta, realizzare un progetto intorno a questo manoscritto e a un autore importante che sarebbe bello poter valorizzare ancora di più e far conoscere a un pubblico più ampio. Abbiamo pensato, per esempio, di poter presentare il volume insieme con l’Università catanese e la Biblioteca Ursino Recupero». Domani, intanto,   “Raiju di Bellicza. L’ultimo volo di Antonio Veneziano” diventa uno spettacolo, «grazie a un meccanismo virtuoso – racconta ancora Pucci Giuffrida – che ha unito la mia passione a quella di Carmen Failla, autrice delle musiche, e di Francesco Randazzo che al poeta di Monreale ha dedicato un libro, “I duellanti di Algeri”». Un melologo che attraverso la voce di Veneziano, affidata ad Alessandro Idonea, racconta la sua vita rocambolesca e le sue contraddizioni, tra amori, fughe, accuse d’omicidio, pirati e poesie fino all’amicizia con il grande scrittore spagnolo Cervantes che gli dedicherà anche una novella.  Al-Cantàra, la cantina sull’Etna in territorio di Randazzo, è nota per i suoi vini poetici, per  bottiglie e iniziative che rendono omaggio a grandi della letteratura siciliana. «E  “Raiju di Bellicza” si chiamerà la prossima etichetta da collezione, la quarta, un Etna Bianco Doc da uve carricante della vendemmia 2021 in fase di imbottigliamento: 1400 etichette numerate e rifinite ad acquerello da Annachiara Di Pietro che sul retro riportano l’ottava che contiene il verso  del titolo».  «Ho sempre pensato che il vino potesse essere un mezzo per far bere poesia – spiega Giuffrida – ho dedicato etichette a Tempio, Martoglio, Meli, Pirandello, Patti e tanti altri nomi, e progetti, sono in cantiere, per sottolineare l’identità culturale forte non solo dell’azienda, ma anche della Sicilia. Questo “pazzo dell’Etna” – dice sorridendo – ha messo insieme poesia, arte, fotografia e i nostri vitigni, il territorio unico e straordinario del nostro vulcano. Cerco di far vivere tutto e di condividerlo con gli altri. Il vino mi ha fatto scoprire un mondo che neanche immaginavo, ha qualcosa di sacro, di magico. Un raggio che illumina la nostra terra». 

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