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L’Ais Sicilia brinda ai suoi 20 anni

Sabato nel parco di Radicepura la presentazione della Guida 2022 ai vini di Sicilia e la festa rimandata per il Covid

Di Carmen Greco |

Due feste in una e, se si considera che sarà in presenza, un “regalo”, nemmeno tanto scontato in periodo di pandemia. Ma sabato 11 l’Ais (Associazione italiana sommelier) Sicilia potrà spegnere – sebbene in zona Cesarini – quelle 20 candeline rinviate da gennaio e lo farà nel parco botanico di Radicepura, a Giarre, aperto al pubblico (solo con green pass rafforzato) dalle 10 alle 20,30 (prenotazione obbligatoria su www.aissicilia.com).  Un traguardo costruito dalla coppia (nel vino e nella vita) Tiziana Gandolfo e Camillo Privitera “anime” dal 15 gennaio 2001 di una realtà che, partita con quattro soci, ne conta oggi mille. «Io ero già sommelier e lavoravo ad Imola – ricorda Privitera – poi, ritornato ad Acireale, nel ‘96 ho aperto un’enoteca e lì la gente cominciava a chiedermi notizie sul vino, il pubblico voleva saperne sempre di più e così abbiamo realizzato i primi corsi Ais di primo e secondo livello. Quando abbiamo avuto un numero sufficiente di sommelier per formare la delegazione Sicilia, siamo andati dal notaio per ufficializzare la nascita dell’associazione. Da quel momento abbiamo iniziato a costruire tutte le delegazioni in Sicilia ed oggi ogni provincia ha la sua con l’unica eccezione di Agrigento e Caltanissetta che sono accorpate». È stata la “moda” del vino a contribuire alla nascita di Ais in Sicilia? «All’epoca la moda non c’era ancora – dice Tiziana Gandolfo – era il periodo del boom dei pub, non c’era alcuna cultura del vino al di fuori della ristorazione classica, secondo me è stata proprio la curiosità a determinare la nascita dei nostri primi corsi». «Era la preistoria – aggiunge Camillo Privitera – ricordo che appena tornato da Imola organizzai un evento di degustazione sui vini dell’Etna e due dei tre produttori che c’erano allora mi dissero di non essere interessati. Le aziende ci accoglievano con il boccalone di vino spillato dalla botte nel bicchiere di plastica. Oggi sull’Etna ci sono 120/130 aziende e tutte hanno capito l’importanza dell’accoglienza in cantina». Vi sentite mai responsabili di tutti quei clienti che al ristorante fanno roteare il vino nel bicchiere facendo “lezione” al cameriere?  «Ah, ma allora significa che comunque un po’ d’interesse l’abbiamo suscitato (ride Privitera ndr). A parte gli scherzi, se guardo gli anni di mandato penso che, alla fine, contano i numeri di quello che uno porta a casa. Abbiamo fatto corsi per migliaia di persone e la richiesta continua. Basta vedere ciò che è accaduto sull’Etna, i molti produttori che hanno aperto cantine sull’Etna per noi è un risultato estremamente positivo. Più agricoltura c’è sull’Etna, più c’è tutela del paesaggio, meno consumo di suolo, più lavoro, meno delinquenza e forse un pizzico di questo cambiamento è dovuto anche al nostro lavoro di divulgazione». A chi volete dedicare questo compleanno importante? «A Raffaele Piccirilli, produttore di aceto balsamico che è stato il nostro mentore e a Lele Pintacuda, un agente di commercio che per noi è stato colui che ha segnato l’inizio di tutto. L’Ais non ci sarebbe stata senza di loro».  

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