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Festa della mamma, la parola d'ordine di Beatrice: «Con 9 figli ci vuole organizzazione»

Impiegata delle Poste Italiane, la storia di questa cinquantenne è emblematica. Rimasta vedova da qualche anno, è anche nonna

Lillo Leonardi

12 Maggio 2024, 12:34

Beatrice Di Carlo con alcuni dei suoi 9 figli

Beatrice Di Carlo con alcuni dei suoi 9 figli

Beatrice Di Carlo ha la voce squillante e travolgente. C’è chi la definisce una “super mamma”, forte dei… numeri che rendono la sua storia un’eccezione se paragonata ai tempi moderni in cui, soprattutto in Italia, tanto si parla di culle sempre più vuote e tasso di natalità ai minimi storici. Lei, cinquantenne, è madre di nove figli e nonna di quattro bambini. Vedova da meno di un anno, è dipendente di Poste Italiane nella sede centrale di Caltanissetta in un ruolo di staff, in Gestione operativa.

La sua storia - nel giorno in cui si festeggiano le mamme - è emblematica di come in una famiglia numerosa lo spirito collaborativo che si innesca per fronteggiare impegni ed esigenze quotidiane fa superare anche tanti problemi che potrebbero sembrare insormontabili o di difficile soluzione. Tanto più se la mamma, come in questo caso, è una lavoratrice.
Insieme al marito - come si suol dire - si sono “sbracciati”, ed essendo appunto entrambi lavoratori non si sono fermati un momento. Col tempo c’è stata poi la grande collaborazione dei figli più grandi anche per le faccende domestiche e l’assistenza ai più piccoli. Meno di un anno fa il fulmine a ciel sereno e la morte improvvisa del marito, Marco Pignataro, dipendente dei Monopoli di Stato. Non era malato, un giorno non si è più svegliato. «Marco mi ha fatto un brutto scherzetto, se ne è andato così senza avvertire», racconta quasi ancora incredula e profondamente addolorata. E si sente che è piegata. Ma lei non può permettersi di spezzarsi: la sua “squadra” ha bisogno di lei. E anche i suoi nipotini, il quarto dei quali di appena due mesi.

Quattro figli ancora minorenni vivono con lei. Gli altri cinque hanno ormai spiccato il volo, rendendola anche nonna. Una figlia studia a Torino, grazie ad una borsa di studio. C’è chi ha finito gli studi e già lavora. E c’è anche chi, come lei, è un “postale”. Matteo, suo primogenito, ambiva da quando era piccolo a seguire le orme della madre. “Mamma, io voglio andare a lavorare li, dove vai tu”, le diceva indicando l’insegna di Poste Italiane. Un sogno che grazie alla tenacia si è realizzato qualche anno fa. Matteo ha accettato infatti di “migrare” al nord, pur di non rinunciare. Oggi lavora allo sportello, a Moncalieri. Ed è stato anche un “apripista” per le sorelle che, come lui, hanno trovato il loro spazio a Torino.

Lei e suo marito erano giovani quando sono diventati genitori - Beatrice aveva appena 17 anni - e non hanno potuto contare sull’aiuto delle rispettive famiglie. «Mia mamma - dice - era a sua volta ancora mamma, giovanissima e con un lavoro impegnativo. Tempo per i nipoti, ahimè, non ne rimaneva molto…».
E così lei e Marco si sono organizzati da soli. Entrambi lavorando, full time. Lei è entrata in Poste Italiane poco dopo la nascita del primo figlio, con un contratto a tempo determinato, a Milano. Dove lavorava anche il marito, all’Agenzia delle Dogane. Poi, con la sua tenacia e non sottraendosi ad alcuna gavetta, ha risalito tutte le tappe che dal capoluogo lombardo l’hanno riportata nella sua città natale, Caltanissetta, e dallo sportello ad un ruolo di staff.

In famiglia c’è stata sempre grande collaborazione e quasi complicità. E soprattutto la necessaria organizzazione. «Chi arrivava prima a casa, metteva la pentola sul fuoco - aggiunge Beatrice Di Carlo -. Immagino succeda in tutte le famiglie. Certo, nella nostra magari succedeva che la pentola stava sul fuoco a ciclo continuo… Mio marito è stato un grande supporto, sempre. E i miei figli grandi hanno cresciuto insieme a noi i nostri figli piccoli. Per andare a scuola e fare sport si organizzava la staffetta…».
Doppie macchine, tripli turni, quadrupli impegni. Una coppia coraggiosa, viene da pensare. «I miei mi hanno dato e mi danno tutti tante soddisfazioni», racconta entusiasta. C’è tutta la sua gratitudine in quelle parole, nonostante la vita le abbia strappato così presto l’altra “metà di sé”. «Io, i miei figli e mio marito siamo sempre stati una “squadra fortissimi”», sottolinea, citando il titolo di una nota canzone di Checco Zalone.

Il maggiore dei figli è Matteo (32 anni, dipendente dell’ufficio postale di Moncalieri), poi ci sono Chiara (31 anni, sposata, ha 2 bambini, Cesare e Alice), Paolo (25 anni, è sposato ed ha pure 2 bimbi, Andrea e Arianna), Agata (21 anni), Maria (19), Karol (17 anni), Sara (14), Aurora (13) e Pietro (11).
Tra figli e lavoro non ha tanto tempo a disposizione. Ma appena può raggiunge coloro che vivono fuori dalla Sicilia. «Me li voglio godere, i miei nipotini - dice -. Il lavoro mi impegna e lo faccio con tanta passione. Tra colleghi c’è tanta collaborazione ma, personalmente, cerco di non far “pesare” la mia situazione. La mia ha il valore delle altre, a questa età tutti abbiamo i nostri vissuti».
E per la festa della mamma cosa si attende Beatrice, la “super mamma”?
«Niente fiori o altri regali - risponde - ma lavoretti a casa! Mi sistemano cose che rimandiamo sempre. E che si ingegnano a fare di nascosto, per farmi poi la sorpresa in occasione della festa…».