Il processo
L’uomo delle tante verità taciute, «Perizia sul pentito Riggio: è Sirio?»
Si apre capitolo sull’omicidio Ilardo
Il collaboratore di giustizia di Caltanissetta Pietro Riggio è l’uomo dalle tante verità del passato che solo dopo anni ha deciso di raccontare e con la sua ultima collaborazione (iniziata nel 2018) è stato già sentito dalle procure di Firenze (per il filone su Marcello Dell’Utri e il sostegno di Cosa nostra a Berlusconi che nel frattempo è deceduto), in quella di Roma per la morte di Nino Gioè (suicidatosi a Rebibbia e c’è una seconda relazione che lo conferma) e in quella di Catania per l’omicidio di Luigi Ilardo, l’infiltrato in Cosa nostra ammazzato nel 1996 sotto casa su ordine di suo cugino Giuseppe Piddu Madonia, boss di Caltanissetta, qualche giorno prima che iniziasse la sua formale collaborazione con la giustizia.
Le dichiarazioni a Caltanissetta
Agli uffici giudiziari di Caltanissetta, invece, ha raccontato di quando è stato infiltrato in Cosa nostra, delle lettere ricevute e scritte da Giovanni Peluso e da Giuseppe Porto con i quali dialogava con i disegnini per celare i nomi di personaggi illustri della magistratura degli anni 2000. Un collaborante che ieri, durante l’esame e il contro esame, è riuscito a mantenere la calma ed ha risposto (seppur con qualche non ricordo o conferme) alle domande fatte dai difensori. Per quel periodo storico sono finiti nei meandri della giustizia i generali Angiolo Pellegrino e Alberto Tersigni accusati di depistaggio, mentre per Giovanni Peluso l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’accusa i due ufficiali avrebbero cercato di depistare le indagini sull’attendibilità di Riggio durante il processo “Trattativa Stato – Mafia”.
La difesa
La difesa dei due generali ieri in udienza ha fornito un cd in cui ci sono due spezzoni di una diretta Facebook in cui ha preso parte un collaboratore di giustizia con il falso nome di Giuseppe Sirio. Ed ha anche fatto una perizia per dimostrare che ci sarebbero delle similitudini (anche per la cadenza del linguaggio) con il collaboratore Riggio. Il tribunale ha rigettato la richiesta della difesa che alla fine ha chiesto una perizia dal tribunale. La difesa ha chiesto anche al tribunale di acquisire la relazione della Procura nazionale antimafia in cui si evidenzia che lo stesso Riggio abbia avuto una interlocuzione con Luana Ilardo, la figlia di Luigi.
Il delitto di Stato
Sull’omicidio di Luigi Ilardo, definito un delitto di mafia e di Stato perché in pochi sapevano della sua collaborazione, Riggio ha detto che «l’ordine partì da una fonte istituzionale del tribunale di Caltanissetta che la diede ai carabinieri, al Ros di Caltanissetta che a sua volta la fecero sapere in giro». Secondo il pentito ci sarebbe stato lo zampino di un altro ufficiale dei carabinieri «che incaricò un suo uomo, che era in servizio alla caserma dei carabinieri di Catania». Secondo il pentito il militare sarebbe stato in stretto contatto con Maurizio Zuccaro, della famiglia Santapaola di Catania, condannato in via definita proprio per l’omicidio Ilardo. Le notizie Riggio le ha apprese «da fonte mafiosa diretta che è Alfio Mirabile (che è deceduto nel 2011) che a sua volta aveva avuto l’idea sia di uccidere Zuccaro, sia di uccidere il carabiniere perché dice non se ne poteva più e ne faceva uso anche Ercolano. Questi (riferito a Mirabile, ndr) dice che fanno i mafiosi invece si parlano con i carabinieri». Su queste esternazioni i verbali sono stati trasmessi per competenza alla procura di Catania che continuare a scavare sui retroscena di un pentimento che in pochi fino a quel momento sapevano.
Il deposito “bocciato”
Dopo le richieste di produzione del cd da parte della difesa, a cui la procura si è opposta, e il rigetto da parte del tribunale ha preso la parola l’avvocato Basilio Milio: «Sono certo che qui dentro tutti abbiano l’interesse di accertare la verità, abbiano l’interesse a vedere se il signor Riggio abbia mentito qui dentro. Nella “Trattativa Stato – mafia” il racconto di Riggio non aveva tanta valenza, qui invece la situazione è diversa. Se una perizia dovesse accertare che quella è la voce di Pietro Riggio significa che ha mentito e lo ha fatto a voi. Qui Riggio è l’accusa per questo siamo qui a processo. Riggio – alias Giuseppe Sirio e la procura di Caltanissetta sa che sono la stessa persona – sotto mentite spoglie la mattina rendeva dichiarazioni e poi metteva tutto su Facebook, raccontando episodi sugli odierni imputati, e divulgava notizie riservate. La perizia è fondamentale per noi per comprendere l’attendibilità di questa persona».
Il prossimo step
Alla prossima udienza di maggio sul banco dei testimoni ci sarà il collaborante Carmelo Barbieri, cugino di Riggio, che riceveva i pizzini di Bernardo Provenzano mandati attraverso Simone Castello.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA