Industrie
Raffineria Gela, il presidente Rizzi: «Gli accordi sottoscritti per il territorio li abbiamo sempre rispettati»
Un focus sulle mete raggiunte e sullo stato dei progetti finanziati con i 32 milioni delle compensazioni del 2014. In primo piano il caso di Macchitella lab
«Un biennio faticoso per certi versi ma positivo per la bioraffineria con gli investimenti programmati che sono stati realizzati compreso l’avvio dei lavori dell’impianto di biojet che darà i primi risultati a fine 2024. Anche Eni Rewind sta realizzando, in linea con il cronoprogramma, le attività di bonifica e quelle di decommissioning concordate con il Ministero. Va avanti bene anche il progetto Argo e Cassiopea. Al momento più di 2000 persone stanno lavorando nel sito industriale gelese di cui 1.500 sono dell’indotto. Abbiamo dato il nostro contributo alla soluzione di un caso difficile come quello della Medigroup con i lavoratori che sono tutti impegnati. È un momento favorevole per l’occupazione che auspichiamo venga impiegato dalle forze del territorio per programmare il futuro. Eni tutto quello che c’era sul protocollo del 2014 lo ha realizzato»: lo dice il presidente della Raffineria di Gela Walter Rizzi in carica da due anni. Con lui tracciamo un bilancio che va oltre le attività industriali per guardare al rapporto con il territorio.La realizzazione dei progetti del protocollo del 2014 libera via via le risorse dei 32 milioni di compensazioni per il territorio. Eppure i risultati non si vedono. Perché ad esempio il progetto Macchitella lab non decolla?
«L’edificio è stato ristrutturato, i lavori sono stati completati ma è una scatola vuota. L’accordo del 2017 prevedeva la spesa degli arredi a carico del Comune che, allora ci dissero, avrebbe provveduto partecipando ad un bando europeo. Questo forse non è avvenuto. Ora credo che il dissesto del Comune complichi le cose. Ma non è un problema nostro. Noi gli accordi li rispettiamo. Si lavora al passaggio di titolarità dell’edificio, con le perizie in corso per quantificare il valore dell’immobile ante opera. Ma va stabilito chi deve gestire la struttura sostenendone le spese: è questo il vero problema. I 620 mila euro inseriti nel protocollo 2017 servono per supportare l’avvio delle attività e la fondazione Mattei, in tal senso, ha dato la sua disponibilità. C’è pure da provvedere all’esterno dell’edificio di Macchitella lab. Noi abbiamo redatto un progetto da 500 mila euro, proposto al Comune una bozza di accordo 1 anno fa per prelevare la somma dalle compensazioni ma finora non abbiamo avuto risposta. Su Macchitella lab ci sono arrivate proposte da esterni ma finché è aperto il discorso con il Comune, non se ne fa nulla. Non abbiamo cambiato idea e questo progetto vogliamo che si realizzi ma non dipende da noi».
A Ravenna un progetto simile a Macchitella lab è in piena attività? Perché a Gela non succede lo stesso?«A Ravenna il Comune ha messo a disposizione i locali e provvede alle spese di gestione, la fondazione Mattei cura l’attività. Noi sigliamo accordi e le regole contenute le rispettiamo a Gela come a Ravenna e altrove. C’è il successo quando tutti quello che sottoscrivono un accordo lo rispettano».
C’è un altro progetto che a Eni sta a cuore, il Banco alimentare. Perché anche questo non è attivo?«L’accordo con il Comune risale al 2018, è stato ripreso l’anno dopo con il nuovo sindaco ma solo a fine settembre scorso abbiamo ottenuto dal Comune l’autorizzazione a ristrutturare i locali. C’è da rinnovare il comodato d’uso con il Comune che è scaduto e Enimed ha scritto una lettera il 30 settembre per questo. Noi siamo pronti a lanciare la gara. Voglio però evidenziare che, fuori dalle compensazioni, già da maggio con un’intesa con il Banco alimentare della Sicilia, Eni con tre società presenti a Gela finanzia la consegna delle derrate alle associazioni locali e non ha dimenticato le famiglie indigenti».
Giungono notizie di passi avanti dei progetti per le Chiese di San Domenico Savio e Santa Maria di Betlemme. Le risultano?«I fondi delle compensazioni sono della città di Gela. L’amministrazione comunale stabilisce come li vuole spendere e noi non entriamo nel merito. L’importante è che le richieste siano coerenti con quanto prescritto nell’Accordo. C’è un iter stabilito da seguire e a quello ci atteniamo. Però teniamo anche all’immagine dell’azienda e non ci va di prendere colpe per ritardi che non abbiamo e azioni che non dipendono dalla nostra volontà. Sui fondi della parrocchia di Betlemme da tempo abbiamo inviato la bozza aspettando che il Comune ci dica se vuole firmarla e a quanto pare ora ha deciso di farlo, sulla chiesa di San Domenico Savio abbiamo ricevuto una lettera con una richiesta di un importo maggiorato. Per noi va bene ma il Comune ci dica da quali capitoli delle compensazioni dobbiamo togliere i soldi. Abbiamo poi ricevuto una richiesta di 300 mila euro per il verde pubblico che risale a qualche anno fa ed è scaduto. Ora il Comune lo ha riproposto».
Torre di Manfria e eventi per lo Sbarco degli Alleati. Anche in questi due casi sono state tirate in ballo le compensazioni ma niente risultati. Perché?«Per l’acquisto della Torre di Manfria abbiamo lavorato la notte in modo da venire incontro alle richieste dell’Amministrazione che chiedeva 350 mila euro. Non ne abbiamo poi saputo più nulla. Per gli eventi dello Sbarco la richiesta è stata di 850 mila euro. Abbiamo preparato un addendum all’accordo, inserito le modifiche ma anche qua nessuna risposta».
Nelle compensazioni rientrano pure i 50 mila euro del concerto della Guardia di Finanza e del cantante Angelo Famao?«Assolutamente no. Abbiamo risposto positivamente alla richiesta del Comune di finanziare con una sponsorizzazione il concerto della Guardia di Finanza cui si è aggiunto poi l’altro concerto. Noi i soldi li abbiamo versati al Comune che li ha incassati. Nulla dobbiamo e cosa sia successo dopo non ci riguarda».Quali sono i progetti che sperate vengano realizzati nell’immediato nell’interesse del territorio?«Ovviamente Macchitella lab ma anche Sinapsi che è un progetto immenso, importantissimo per i giovani e l’occupazione. Si aspetta dal ministero il decreto di proroga. Speriamo entro l’anno di poter inaugurare la terapia intensiva finanziata per l’ospedale Vittorio Emanuele».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA