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Aeroporto, il giorno delle nomine per la Sac si avvicina: Nico Torrisi verso il bis?

Nel centrodestra si parla di "ritrovata armonia" ma il travaglio in FdI resta con l'indicazione di una "governance condivisa"

Di Mario Barresi |

Oggi la fumata bianca non dovrebbe esserci. Non ci sarà. Ma il fatto stesso che alle 11 sia in programma un’assemblea dei soci della Sac con all’ordine del giorno «rinnovo del consiglio di amministrazione» è una notizia. Sì, perché l’ultima puntata della serie “La guerra degli aeroporti” s’era conclusa con un altro finale. Lo stop di Renato Schifani al commissario straordinario della Camera di Commercio del Sud-Est (socio di maggioranza assoluta della società che gestisce gli scali di Catania e Comiso), invitato il 18 aprile scorso, alla vigilia di un blitz sulle nomine, ad «astenersi da decisioni sulla governance della Sac», perché «tale scelta spetta agli organi camerali, una volta ricostituiti, per assicurare una rappresentanza adeguata e il rispetto delle procedure».

Cos’è cambiato

Cos’è cambiato in meno di due mesi per giustificare una nuova accelerazione sulle nomine?L’elemento più significativo è il clima di «ritrovata armonia» (così lo definisce più di una fonte) nel centrodestra siciliano, e catanese in particolare. Il diktat a Schifani, molto interessato alla conferma dell’amministratore delegato Nico Torrisi, per congelare i nuovi vertici di Fontanarossa era arrivato da Fratelli d’Italia. E adesso, come si lascia sfuggire un forzista di spicco, «visto che sono stati loro a mettere le ganasce, dovevano essere loro a toglierle».Il che non è del tutto avvenuto. Ma siamo sulla strada buona. «Noi non ne facciamo una questione di nomi – precisa Luca Sbardella, commissario regionale di FdI, sentito ieri sera da La Sicilia – ma di qualità della gestione in una società fondamentale per lo sviluppo di Catania e dell’intera isola». Il viceré meloniano, come sempre molto sul pezzo sulle vicende siciliane, conferma che «il rinnovo degli organi camerali va fatto e va fatto nel più breve tempo possibile, a prescindere dalla vicenda degli aeroporti». Ma apre lo spiraglio decisivo: «Se questi tempi dovessero allungarsi in modo eccessivo, potrebbe essere corretto che a gestire le fasi più delicati della privatizzazione sia una governance in regime di proroga».

La nota top secret

Magari sono le parole attese da Palazzo d’Orléans per uscire dall’imbarazzo. Non le uniche, poiché Schifani (che aveva chiesto al commissario camerale di «procedere con immediatezza e urgenza alla composizione degli organismi entro il 31 agosto 2025») avrebbe già ricevuto una nota garbata, oltre che dettagliata, proprio da Antonio Belcuore. Il contenuto è top secret, ma il tenore della comunicazione lo si evince da alcuni protagonisti in prima linea nel dossier. Il ministero delle Imprese ha pubblicato la lista delle associazioni con diritto di rappresentanza camerale, aggiornata al 31 dicembre 2024, soltanto la scorsa settimana. L’iter per le elezioni della “triade” Catania-Siracusa-Ragusa può finalmente partire, ma la procedura, con l’estate in mezzo, anche bruciando alcune tappe «dovrebbe durare non meno di 6-7 mesi». Troppi, anche per i falchi siciliani di FdI che puntavano al voto per cambiare gli equilibri nella maggioranza di Sac. E dunque è proprio questa è la presa di coscienza (o l’alibi politico, in base ai punti di vista) che ha sbloccato la trattativa.

Le scelte della politica

Settimane di contatti bilaterali e di confronti interni con un unico punto di partenza comune: «È la politica che deve fare le scelte ed è la maggioranza che deve assumersene la responsabilità». A rompere il ghiaccio è stato il forzista Nicola D’Agostino, legatissimo a Torrisi, trovando in FdI la sponda di Manlio Messina. Così il disgelo decisivo è stato il faccia a faccia fra lo stesso amministratore delegato uscente (e aspirante al bis) e Gaetano Galvagno, uomo forte dei meloniani sotto il Vulcano, in assoluto il meno propenso, assieme a Ruggero Razza, alla conferma dell’imprenditore alberghiero, in asse con l’immancabile Raffaele Lombardo.«Noi siamo convinti che nella gestione di Sac – rileva Sbardella da Roma – si poteva fare di più e meglio. Ripeto: non è una questione di nomi, ma di modello. Quello dell’“uomo solo al comando” non ci piace e siamo certi che una governance condivisa ed equilibrata sia il sistema più efficace per affrontare i nodi della privatizzazione, ma anche per rilanciare lo scalo di Comiso, a cui Fratelli d’Italia, con i suoi esponenti a Bruxelles, a Roma e a Palermo, ha dimostrato con atti concreti di tenere molto».Le paroline magiche sono «governance condivisa». Dietro la quale c’è un preciso schema su cui si basa l’accordo: Torrisi ad in quota Forza Italia, con tre consiglieri a FdI e uno all’Mpa. Intanto, per la cronaca, da Roma sono arrivate le indicazioni ministeriali sul collegio dei revisori dei conti: due su tre sono di area leghista. Il che è un’ulteriore garanzia sulla “desistenza” di Luca Sammartino, a dire il vero poco interessato dalle trattative su Sac.

Luca Sbardella

Il travaglio in FdI

Trovata la quadra sul modulo 1-3-1, adesso il punto di caduta è la scelta dei nomi in cda. Il travaglio più intenso – che magari è proprio la ragione del rinvio dell’assemblea di oggi – si vive dentro FdI. Assodato che Enrico Trantino, doppiamente socio di Sac con Comune e Città metropolitana, abbia il diritto di esprimere un nome (sarebbe Anna Quattrone, tesoriera dell’Ordine dei commercialisti di Catania), l’altra indicazione arriva da Comiso, con il placet della sindaca Maria Rita Schembari e soprattutto del capogruppo meloniano all’Ars, Giorgio Assenza: il prescelto è Giuseppe Alfano, ex primo cittadino del comune sede del secondo aeroporto della rete di Sac. Il quale potrebbe essere digeribile anche per Salvo Sallemi, senatore vittoriese molto apprezzato in Via della Scrofa, che avrebbe voluto pesare di più sulla rappresentanza della sua provincia. Stesso ragionamento per Salvo Pogliese, che ha dovuto accettare di buon grado le decisioni dell’asse Galvagno-Messina-Razza.

Il “nome forte”

A dire il vero manca l’ultima: il «nome forte», quello su cui manca «il via libera da Roma», probabilmente destinato alla presidenza di Sac. Ed è soprattutto Galvagno a rivendicarlo. Fino a qualche settimana fa si registrava una convergenza trasversale su Franz Di Bella, ma il “no, grazie” del vicepresidente di Confindustria Catania ha rimescolato le carte. Dovrebbe essere fuori partita anche l’ex presidente degli industriali etnei, Antonello Biriaco (per lui l’ipotesi di un futuro ruolo in Sac Sevice), nei prossimi giorni si materializzerà l’identità del “Mr, X”. Che potrebbe essere anche una “Mrs. X”, visto che un’altra variabile negli equilibri del prossimo cda è la rappresentanza di genere.E qui si arriva a Lombardo. Il leader autonomista, acerrimo nemico di Torrisi, avrebbe comunque un posto con un nome in tasca da tempo: Francesco La Fauci, prestigioso commercialista messinese. Ma all’Mpa si chiede una donna da affiancare alla trantiniana Quattrone. Nel frattempo, dal Libero consorzio di Siracusa (altro socio pesante di Sac) un’indicazione è arrivata: Agata Bugliarello. Apprezzata penalista, è stata assessora di Francesco Italia e gode della stima, oltre che del presidente Michelangelo Giansiracusa, anche del deputato autonomista Peppe Carta. Da qui a dire che possa essere la “quota rosa” di Lombardo ce ne passa, ma tutto può succedere. Compresa la prospettiva che l’ex governatore tiri fuori una consigliera etnea (magari pescandola dal mondo delle professioni o dell’università), chiudendo il cerchio. Di un accordo che, fino a due mesi fa, sembrava impossibile.

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