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Alla scoperta del faro Sciara di Biscari, «una guida per la rotta dei naviganti»

L'intervista al capitano di fregata Johnny Paolo Pizzimento, responsabile del servizio Marifari Messina della Marina Militare

Di Francesca Aglieri Rinella |

“Per essere un faro, devi essere abbastanza forte da resistere a ogni tipo di tempesta, a ogni genere di solitudine e devi avere una luce potente dentro di te”: inizia con questa citazione dello scrittore e drammaturgo turco Mehmet Murat Ildan il viaggio de La Sicilia alla scoperta del faro Sciara di Biscari di Catania, per il secondo anno consecutivo aperto al pubblico in occasione della Giornata nazionale del mare. Con 101 gradini, è uno dei 36 fari siciliani dei 136 segnalamenti, sparsi in luoghi bellissimi, ma isolati, coordinati dal capitano di fregata Johnny Paolo Pizzimento, responsabile del servizio Marifari Messina della Marina Militare.

La storia

Dal 1951 il faro guida la rotta dei naviganti con un lampo di luce ogni cinque secondi. La struttura è stata costruita in sedici mesi di lavoro, inaugurata il 28 luglio e ha sostituito la vecchia demolita nel 1948 che funzionava a olio combustibile. È una torre cilindrica bianca alta 28 metri e la sua luce si trova a 31 metri sul livello del mare. La lampada, alogena, ha una portata di 22 miglia (oltre 40 chilometri) e una di riserva di dieci miglia (circa 20 chilometri). Quando, infatti, per avarie o problemi la sorgente principale si spegne, la luce di emergenza con le stesse caratteristiche della sorgente principale continua a dare supporto ai naviganti. «In considerazione del grande successo dello scorso anno – spiega Pizzimento – la Marina Militare ha deciso di replicare un’iniziativa di grande interesse con l’apertura del faro di Sciara Biscari. In tanti per la prima volta hanno avuto la possibilità di ammirare la lanterna da vicino e di godere della vista della città di Catania dall’alto».

I fari come sentinelle del mare…

«Sono un ausilio importantissimo per la navigazione e per il traffico marittimo. C’è una riflessione che va fatta e riguarda il perché, nonostante le moderne tecnologie, il segnalamento marittimo è ancora così importante. Perché quando ci si trova in prossimità della costa, si naviga all’interno di un porto in avvicinamento alle rade, vicino a pericoli è necessario procedere con la navigazione di precisione. E questa navigazione ancora oggi non può prescindere dai riferimenti visivi che appunto sono forniti da fari, fanali, mede e boe».

La competenza del segnalamento marittimo è una responsabilità che la Marina Militare ha dal 1911, ma nel frattempo qualcosa è cambiato…

«Sì. Il rapporto uomo-faro. La tecnologia ha permesso che i fari oggi siano monitorati, controllati a distanza e con un’accensione automatica. Ma l’uomo è sempre presente all’interno dell’organizzazione dei fari. Una volta per ogni faro esistevano due-tre faristi con le relative famiglie che assicuravano la regolarità della luce. Oggi il farista è chiamato a gestire e a garantire il funzionamento di più segnalamenti. Per questo sono state create le reggenze che sono delle articolazioni del comando di zona dove un gruppo di faristi assicura appunto funzionamento, controllo e manutenzione di un certo numero di segnalamenti. Catania dipende da Augusta». Da sempre e per sempre, il faro rimane un luogo di fascino, isolamento e resistenza.

(video-intervista di Leonardo Lodato) COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA