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Appello Processo Picaneddu, ecco le richieste di pena del pg per gregari e “pezzi da 90” della cellula dei Santapaola

Il sostituto procuratore generale ha insistito per l’accoglimento dei ricorsi dei pm

Laura Distefano

18 Gennaio 2024, 14:46

bacio

Picanello - come dimostra anche l'odierna operazione Oleandro della Guardai di Finanza - è una delle roccaforti storiche del clan Santapaola-Ercolano. È il fortino del capodecina Carletto Campanella e qui, inoltre, decise di creare la sua residenza il figlio di Nitto, Vincenzo Santapaola. I boss del quartiere quindi amano i riti della vecchia mafia e infatti quando i carabinieri fecero scattare le indagini del blitz Picanello su input delle dichiarazioni di Antonio D’Arrigo, detto Gennarino, riuscirono a beccare il rituale bacio a stampo di saluto tra mafiosi (nella foto).

Gli investigatori ricostruirono gli assetti criminali di potere e anche gli affari imprenditoriali del colonnello di Cosa nostra Giovanni Comis, nome che già troviamo nella famosa inchiesta del 1993 Orsa Maggiore. In questo processo il boss non è imputato di mafia (per cui è stato già condannato nel processo Orfeo) ma di intestazioni fittizia. Avrebbe investito soldi in una casa discografica, la Q Record, specializzata in musica neomelodica. Grazie a una microspia piazzata nella Maserati presa a noleggio da Andrea Consoli, imputato nel troncone ordinario, verrebbero fuori una serie di elementi da cui emergerebbe investimenti sospetti da parte del santapaoliano.

Tornando all’organigramma criminale, il processo ricostruisce i nuovi equilibri di comando posti in essere dopo gli arresti nel 2017 nel blitz Orfeo. Da latitante Enzo Dato ‘u pirignu avrebbe veicolato le direttive attraverso Giuseppe Russo. Almeno fino a quando non è arrivato il colonnello Carmelo Salemi, che nelle intercettazioni era chiamato con il nome in codice mare.

L'udienza

Ieri si è svolta l’udienza del processo d’appello frutto dell’indagine Picaneddu. Un capitolo giudiziario di secondo grado che è figlio non solo dei ricorsi della difesa, ma anche della procura. E infatti nelle richieste di rideterminazione della pena formulate dalla pg Iole Boscarino ci sono condanne superiori a quelle inflitte dal giudice per le udienze preliminari. Il sostituto procuratore generale ha depositato una corposa memoria dove analizza punto per punto i motivi dei ricorsi, citando le parole dei collaboratori di giustizia e riportando intercettazioni chiave. Per le posizioni appellate dalla procura (tra cui Comis, Dato, Russo e Salemi) il sostituto procuratore generale ha insistito affinchè la Corte d’Appello li accogliesse.

La pg Iole Boscarino ha chiesto di rideterminare la pena a 11 anni 1 mese e 10 giorni nei confronti di Andrea Caruso, 5 anni e 4 mesi di reclusione e 6.222 euro di multa per Giovanni Comis, 13 anni 10 mesi e 20 giorni per Vincenzo Dato, 8 anni e 4 mesi per Giovanni Frazzetta, 7 anni 9 mesi e 10 giorni per Marco Frazzetta, 14 anni e 4 mesi per Giuseppe Russo, 14 anni, 10 mesi e 20 giorni per Carmelo Salemi, 8 anni 10 mesi e 20 giorni per Francesco Testa. La pg chiede invece la conferma per Rudy Veneziano che è stato condannato dal gup a 1 anno di reclusione.