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“Blocca cantieri”, dalla Tangenziale di Catania a quella di Gela: rinviate 13 opere «appaltabili»

Di Mario Barresi |

Catania – In Senato, dove finalmente è arrivato un corposo report dell’Anas, l’hanno ribattezzato «il blocca-cantieri». Ironia basica, alla vigilia del voto sul cosiddetto decreto “sblocca-cantieri”. Ma tant’è: un lungo elenco di opere stradali (in tutto 187, per un controvalore di 16 miliardi), finanziate e definite «appaltabili» fa il 2018 e il 2019, ma ora congelate per i più svariati motivi, con una stima sulla data delle gare slittata anche fino al 2022. E 13 appalti, per un importo di un miliardo e 519 milioni, riguardano opere da realizzare in Sicilia. Ecco, nel dettaglio, di quali si tratta.

Il progetto col maggiore impatto economico (355,4 milioni) riguarda la Statale 121 “Catanese” e in particolare il tratto compreso fra Palermo (A19) e la rotatoria di Bolognetta: l’appalto slitta dal 2019 al 2021 perché si rende «un incremento tempi per iter autorizzativo completo» (Consiglio superiore dei Lavori pubblici, Conferenza dei Servizi e Valutazione d’impatto ambientale). Stessa motivazione alla base dello slittamento di altre gare: la realizzazione della terza corsia della Tangenziale di Catania (uno stralcio da 217,4 milioni, che slitta da quest’anno al 2021); la variante sulla Statale 115 nel tratto Vittoria Ovest-Comiso Est (149,3 milioni, se ne riparla nel 2021); l’ammodernamento Adrano-Paternò, primo lotto del tratto Adrano-Catania sulla Statale 284 (97,6 milioni di fondi, appaltabilità differita di altri due anni); il secondo lotto della variante di Alcamo per collegare la Statale 113 alla 119 (24,8 milioni: dalla previsione del 2020 si passa al 2021). Stessa sorte per un altro cantiere sulla Statale 115: il primo stralcio funzionale “Marsala Sud” della variante Trapani-Mazara compreso fra lo svincolo “Birgi” sulla A29 e il collegamento alla Statale in corrispondenza dell’abitato di Mazara: oltre ai tre tipi di iter carente, qui c’è anche un problema nella «procedura della Legge Obiettivo». Tutto rinviato al 2021, se va bene.

Altre due infrastrutture siciliane, all’assenza dei pareri di Cslp, CdS e Via, aggiungono un intoppo supplementare. «Inoltre la ripartenza della progettazione a valle del finanziamento dell’intervento ha evidenziato la necessità di intervenire sulla documentazione di progetto disponibile per poter recepire le nuove norme di settore (sia stradali che sulle strutture)».. Perciò slittano, entrambi al 2021, il completamento della Tangenziale di Gela (lotti 7 e 8, importo di 316,5 milioni) e il primo lotto, da 25,1 milioni, della già citata – e bloccata – variante di Alcamo. E il «protrarsi delle procedure autorizzative per le quali si è resa necessaria, nella fase esecutiva della progettazione, l’ottemperanza ai pareri rilasciati in sede di progettazione definitiva» spiega perché è ancora ferma la Licodia Eubea-Libertinia. E in particolare, nonostante i 120 milioni finanziati, il “Tronco svincolo Regalsemi -innesto Ss 117 bis: 2º stralcio funzionale – Completamento Tratto A: da svincolo Regalsemi (km 0+000) ad inizio Variante di Caltagirone (km 3+700)”.

Più suggestiva – e burocraticamente più inquietante – la motivazione del rinvio di un altro cantiere che sotto il Vulcano riguarda la “strada della morte”. «La dilatazione dei tempi è stata causata dal protrarsi delle procedure autorizzative per le quali si è resa necessaria, nella fase esecutiva della progettazione, l’ottemperanza ai pareri rilasciati in sede di progettazione definitiva». Così scrive l’Anas nel dossier in cui si mette nero su bianco il rinvio dell’adeguamento del secondo lotto della Statale 284 (fra i chilometri 26 e 30). E, giusto per restare in zona, niente sistemazione dello svincolo di Paternò sulla Statale 121 (1,8 milioni) perché si resta «in attesa di parere del Genio Civile per vincolo preordinato all’esproprio». Stop anche a un’ultima micro-opera sulla Statale 115: la rotatoria con la Provinciale 36 in territorio di Caltabellotta. Appena 1,2 milioni il valore di un cantiere rinviato genericamente per il «perfezionamento della fase istruttoria inerente la procedura di gara».

Magari si tratta di progetti che avrebbero comunque registrato dei ritardi. Ma adesso, nel gioco delle parti, a essere sotto accusa è il governo giallo-verde. E il ministero grillino di Danilo Toninelli. «Il cronoprogramma predisposto dai governi Renzi e Gentiloni per la realizzazione e il completamento di opere infrastrutturali decisive per lo sviluppo del Paese, su molte delle quali mi ero impegnato personalmente , è stato stravolto dall’attuale governo», sbotta l’ex vice ministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini. Oggi senatore del Pd, in commissione Lavori pubblici del Senato, lo storico esponente socialista chiede «da tre mesi al presidente della commissione di poter ricevere il dettaglio delle opere prioritarie del governo e lo stato dell’arte degli interventi infrastrutturali precedentemente fissati», per poterne discutere in occasione dello “sblocca-cantieri” oggi in discussione a Palazzo Madama.

E adesso che il report è arrivato, Nencini va giù duro: «Il Mezzogiorno, di gran lunga penalizzato nel confronto con il resto d’Italia, non è evidentemente tra le priorità del governo e non si capisce se il ritardo, colpevole, si trasformerà in un niente di fatto. La sensazione è che i lavori di manutenzione, sicurezza e realizzazione finiranno per non vedere mai la luce, se non in tempi biblici. L’elenco delle opere programmate dai precedenti governi e ora rinviate è sterminato: penso, ad esempio, agli oltre 200 milioni per la della terza corsia sulla Tangenziale di Catania e al completamento della Tangenziale di Gela». Poi l’attacco politico: «Questo governo dovrebbe farsi un esame di coscienza e rendersi conto che vale molto di più la sicurezza di un singolo cittadino che il fracasso che fa ogni giorno con i referendum su se stesso». L’esecutivo giallo-verde, che doveva accelerare l’apertura di nuovi cantieri ritarda anche l’esecuzione di opere che avevamo inserito tra le priorità. Una presa in giro colossale». E infine la promessa del senatore dem: «Mi batterò in commissione Trasporti e in aula al Senato, dove è in discussione lo “sblocca cantieri” che potremmo ribattezzare il decreto “blocca Italia”, perché le opere che avevamo programmato vengano reinserita tra le prioritarie. E soprattutto che non finiscano, in buona compagnia, nel dimenticatoio».

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