Catania
Catania, allarme per l’«eroina dei poveri»
«Amico… Erba? Fumo? Che ti serve?». L’abbordaggio avviene in via Sangiuliano e anche a fronte di un diniego deciso lui non molla. “Lui” è uno dei tanti ragazzi del Gambia che, stando a quanto si apprende informalmente in questura, sono soliti fare la spola fra il Cara di Mineo e San Berillo con l’obiettivo di guadagnare qualche euro nel modo più veloce possibile. E mai come in questo caso velocità fa rima con illegalità.
«E’ stata realizzata una piazza di spaccio sicura e indipendente – commenta l’investigatore – C’è chi ti aggancia e c’è pure chi ha il compito di consegnarti, contestualmente al pagamento, lo stupefacente. Erba e fumo che normalmente il pusher non porta addosso, ma che nasconde, per evitare sequestri da parte delle forze dell’ordine, negli anfratti dei muri delle vecchie stradine di San Berillo o, peggio, negli appartamenti diroccati e apparentemente inaccessibili di questa parte della città: loro, i gambiani, vi si introducono arrampicandosi sulle grondaie o su altre vecchie tubazioni, oppure aiutandosi con delle corde penzolanti, precedentemente assicurate alle ringhiere dei balconi a bella posta».
In verità non è solo erba e fumo che spacciano questi ragazzi. Negli ultimi tempi, infatti, in tre distinte operazioni, poliziotti delle “volanti” dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico e agenti della polizia ferroviaria hanno tratto in arresto tre soggetti che, oltre alle “comuni” sostanze stupefacenti, si portavano dietro tubetti di compresse di “Rivotril”. Ecco, benché l’uso corretto sia quello, queste pillole non verrebbero utilizzate per curare la depressione o l’epilessia; piuttosto per dare vita, con l’aggiunta di alcol («basta un banalissimo Tavernello in cartone», viene spiegato), a un cocktail esplosivo in grado di provocare gli stessi effetti di una dose di eroina. Non a caso si parla, in queste circostanze, di “eroina dei poveri”.«Con cinque euro – prosegue il nostro interlocutore – lo sballo è assicurato. E purtroppo anche il danno. Amaro constatare che basterebbero delle prescrizioni più “attente”, meno “generose” da parte dei medici, per evitare la diffusione di questo farmaco nel mercato degli stupefacenti».
Già, ma chi prescrive il “Rivotril” ai ragazzi del Cara di Mineo che poi lo rimettono in vendita? Sarebbe interessante venirlo a scoprire, anche se non va scartata del tutto l’ipotesi di qualche complice italiano che si fa prescrivere il farmaco e poi lo cede all’amico migrante quasi a puro titolo di cortesia. Ma ci può essere un guadagno vero, in casi di questo genere? Appare difficile, per questo non sarebbe sbagliato provare a vederci chiaro, non foss’altro perché già in un paio di occasioni proprio nelle stanze del Cara sono state trovate alcune confezioni – e rispettivi proprietari, che non possono essere certo arrestati per possesso di benzodiazepina – di queste compresse dall’uso alternativo, per così dire, ad altissima pericolosità.
«Questo farmaco – chiarisce ancor di più il nostro, giocoforza, “esperto in materia” – viene impiegato spesso come antidepressivo e antiepliettico, ma negli ultimi anni, negli ambienti dei tossicodipendenti e specialmente nel nord Italia, ha preso piede un utilizzo diverso, ovvero quello legato al contrasto dell’astinenza da eroina. Un po’, per essere chiari, quelle che sono le finalità del metadone. Il fatto è che il “Rivotril”, per garantire questo genere di resa, viene spesso associato all’alcol o ad altre sostanze stupefacenti. E talvolta non ci si ferma a una sola compressa. In questi casi bisogna fare molta attenzione, perché l’assunzione può anche essere letale».
Fra gli aspetti fortemente problematici dell’abuso di “Rivotril” c’è la perdita della memoria. «E’ vero – arriva puntuale la conferma – e di recente abbiamo appreso anche di soggetti che si sono trovati in galera per furti, scippi, rapine e aggressioni particolarmente violente, ma senza ricordare un solo particolare di tutto quello che avevano fatto». Alcuni anni addietro a Perugia, in un focus sulla questione seguito da vicino da “Libera” di don Ciotti, è stato significativamente sottolineato come «questa del Rivotril e più in generale dell’abuso di benzodiazepine o analgesici sia un’emergenza seria e molto sottovalutata sulla quale si potrebbe però intervenire attraverso un controllo più serrato delle Asl sulle prescrizioni di queste categorie di farmaci da parte dei medici di base, contrastando maggiormente anche quel fenomeno che negli Stati Uniti viene chiamato “doctor shopping”, ovvero la pratica di rivolgersi contemporaneamente a più professionisti per avere un maggior numero di prescrizioni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA