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Catania, arriva il “no” finale al porto dei privati nella Scogliera d’Armisi

A 22 anni dalla presentazione della proposta originaria c’è la risposta del Comune. L’idea "gemella" dell’Autorità portuale va avanti

Di Luisa Santangelo |

Parere negativo. Anche se ci sono voluti 22 anni per averlo. La Tood’s srl non ha avuto il placet del Comune di Catania per realizzare un porticciolo turistico sotto alla Scogliera d’armisi, tra l’attuale confine del porto etneo (cioè il molo di Levante) e la stazione centrale. Non significa, beninteso, che in quell’area non si costruirà nulla. Significa soltanto che il progetto presentato dai privati viene adesso stoppato dal municipio. L’iter per il progetto pubblico, cioè quello dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale (che vuole realizzare una cosa molto simile), prosegue per la sua strada.Il 12 giugno due provvedimenti successivi, uno del sindaco e un altro della direzione Lavori pubblici, chiudono di fatto una conferenza dei servizi che sembrava volere durare all’infinito. «Vista l’assenza della Via (Valutazione d’impatto ambientale, ndr), come più volte evidenziato dai partecipanti nel corso della conferenza – si legge nei documenti – nonché visti i pareri dell’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale, nonché della direzione Urbanistica del Comune di Catania, di Rfi (Rete ferroviaria italiana, ndr), che esprimono parere negativo», il municipio si accoda.

Anche perché, sottolineano gli atti del Comune, la società ci ha messo del suo. Intanto: l’istanza alla Regione per la concessione demaniale delle aree della Scogliera d’armisi è stata inoltrata a Palazzo degli elefanti solo l’11 giugno 2025. E, per altro verso, la richiesta di attivazione della procedura di Valutazione di impatto ambientale al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica è stata presentata il 10 giugno. Cinque giorni fa. Tempi un poco ristretti per una proposta di costruzione che fa risalire le sue radici al lontanissimo 23 marzo 2003.È quella la data, infatti, in cui la società Vittoria srl, poi incorporata dalla Tood’s, chiede alla Capitaneria di porto di Catania la concessione per 99 anni di 299.500 metri quadrati di superficie demaniale, di cui 280mila metri quadri di specchio acqueo, 6.500 di suolo demaniale e 13mila «di superficie ricadente sulla mantellata della diga foranea del porto di Catania, allo scopo di realizzare un porto turistico e correlati servizi, nonché relative infrastrutture turistico-ricettive e commerciali asservite». La prima conferenza dei servizi viene realizzata nel 2006, procede a un ritmo sostenuto: i pareri sono tutti positivi, il nuovo porto turistico privato sembra sulla rampa di lancio. Tood’s viene invitata a presentare il progetto definitivo.Il mondo cambia in fretta. Da favorevoli che erano tutti, nel 2010 la situazione si ribalta. Il Comune riscontra una difformità col Piano regolatore generale, la Soprintendenza ai beni culturali annulla il suo parere favorevole, Tood’s fa ricorso al tribunale amministrativo regionale e la battaglia diventa legale. Alla fine: vincono loro, i privati, la società della famiglia di immobiliaristi catanesi Toscano. Nonostante questo, tutto resta fermo fino al 2019. Quando Paolo Toscano, rappresentante legale dell’impresa, manifesta l’interesse al fatto che la procedura vada avanti, tramite il meccanismo dell’«accordo di programma». A marzo 2022 viene convocata la conferenza dei servizi decisoria, quella che si è appena chiusa.Negli ultimi tre anni, per diverse volte Tood’s sollecita Palazzo degli Elefanti a prendere una decisione. La seduta finale viene rinviata diverse volte. In mezzo, l’Autorità portuale propone il suo porto turistico privato, nella stessa area, e avvia le pratiche per ottenere il permesso all’ampliamento del sedime di sua competenza. Tood’s scrive a tutti: al ministero, al Comune, minaccia di intraprendere azioni legali contro tutti, nell’attesa di ottenere un riscontro. A marzo di quest’anno il primo diniego della direzione Urbanistica: una delle motivazioni per il “no” è che i binari della ferrovia sono troppo vicini. La settimana dopo si accoda Rfi. Un mese dopo, l’Autorità portuale. La soprintendenza ai Beni culturali di Catania si astiene perché «“non è stata avviata e conclusa la procedura di valutazione ambientale».L’ultimo atto porta la data dell’11 giugno: la tanto attesa seduta conclusiva della conferenza si svolge e l’esito è sfavorevole per i privati.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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