L'arcivescovo di Catania, Mons. Luigi Renna, ha deciso di scrivere una lettera aperta alla mamma di Germano, il neonato abbandonato qualcge giorno fa a Catania in via Rametta e salvato dai carabinieri avvertiti a loro volta da una passante che sentiva piangere la piccola creatura. Il bimbo è stato chiamato come detto Germano e la primaria dell’Unità operativa complessa (Uoc) di Neonatologia dell’ospedale Garibaldi Nesima, Gabriella Tina, nel quale è stato ricoverato, ha reso noto che il neonato sta bene.
Carissima N,
ti scrivo dopo alcuni giorni in cui non ho mancato di pregare per te e per il tuo bambino, deposto
qualche giorno fa in una cesta, raccolto da mani amorevoli e da due servitori dello Stato (cioè di
tutti noi), e che ora ha un nome.
Chissà come avresti voluto fosse chiamato il tuo bambino! Chissà quale nome gli hai dato
segretamente! Credo in Dio, e ritengo che il Suo Amore ha permesso che Germano si salvasse da
una morte che sarebbe potuta sopravvenire molto presto, in un luogo pericoloso come la strada.
Germano ora avrà chi si prenderà cura di lui, ne sono certo, così come è avvenuto dal primo
momento: è segno che c’è sempre qualcuno disposto a darci una mano, e quando questo “qualcuno”
è un membro delle Forze dell’Ordine, i medici e gli infermieri di un ospedale, gli assistenti sociali,
vuol dire che questa nostra Repubblica ha ancora a cuore le persone …
Ma chi si prenderà cura di te, e di altre mamme come te? Credo che il tuo gesto di lasciare Germano
in una cesta, come il piccolo Mosè esposto sulle acque del Nilo e salvato dalla figlia del faraone, sia
stato un atto estremo e disperato, meditato a lungo nei mesi in cui hai tenuto nascosto un segreto
che ti ha cambiato la vita. Intanto ti ringrazio, a nome del tuo bambino e della famiglia che sarà sua,
perché gli hai dato la vita e l’hai fatto nascere! Sei già grande per questo! Ti consoli questa
gratitudine, mentre il tuo cuore sanguina. Sarebbe potuto andare tutto diversamente anche per te,
come per tante mamme che partoriscono nella sicurezza di un ospedale e lasciano che il loro
piccolo rimanga lì al sicuro, anche se loro non riescono a prendersene cura. Ma pazienza!
Ora la tua vita continua…
Vorrei che ti riconciliassi con te stessa, che la disperazione di quel giorno lasci spazio ad un futuro
diverso, in cui tuo essere donna e mamma, il tuo essere compagna di un uomo o sposa, non sia più
vissuto nella solitudine. Se sei credente, riconciliati anche con Dio, Padre misericordioso: Egli solo
è in grado di risanare le ferite più profonde del nostro spirito.
Catania è una città con tanti mali, ma è anche abitata da tante persone disposte a prendersi cura
degli altri: cerca una spalla su cui piangere, una persona a cui aprirti con discrezione, che sappia
ascoltare la tua rabbia e quelle speranze di tenere Germano, che forse hai coltivato fino alla fine.
Oggi tu hai bisogno di calore, come ne ha bisogno Germano…
Scrivo a te, ma anche a tante giovani donne come te. Permettete che vi dica che con l’amore e con
“la sorgente della vita”, ossia la sessualità, non si scherza, perché essa non dona solo il calore
dell’intimità, ma procrea e apre al meraviglioso formarsi di una vita umana. Per questo non può
essere oggetto di un gioco, o di un flirt, ma è data per essere un atto di amore responsabile, che
guarda al futuro… Scrivo a te, e alle tante ragazze che hanno le cosiddette “gravidanze
indesiderate”: e vi invito a riflettere! Ad onore della verità, la gravidanza è l’attesa di un bambino,
di un Germano, di un Alfio, di un’Agata, di una persona unica e irripetibile! Chiameresti un
bambino, un “indesiderato”? Oggi ci sono tanti modi per accompagnare la vita dei bambini
“indesiderati”, e di sostenere le loro mamme! Coraggio! Apritevi ancora al futuro di donne e di
mamme, con amore e responsabilità.
E tu, cara N., sii testimone discreta che la vita vale davvero e che ogni Germano ha diritto a vivere!
Ti benedico,
Luigi
Arcivescovo di Catania