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Catania, nella Foce del Buttaceto "bollino rosso" per i batteri: l'Oasi a rischio

Le analisi fatte eseguire dal comitato Primosole beach hanno evidenziato valori troppo alti per escherichia coli, enterococchi e pseudomonas. Sidra difende il depuratore: «Autorizzato allo scarico»

Maria Elena Quaiotti

06 Settembre 2025, 15:39

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Batteri alle stelle e acque contaminate: è l'Oasi che non c'è. I risultati delle analisi delle acque fatte prelevare dal Comitato Primosole beach all'Oasi del Simeto il 18 agosto alla foce del fiume Buttaceto e in mare, a distanza di 100 metri, non sembrano infatti lasciare dubbi. «Si conferma ciò che diciamo da sempre: nessuno controlla il Buttaceto – spiega il portavoce del comitato, Mauro Pulvirenti – che sfocia carico di contaminanti, compromettendo così la natura stessa dell'Oasi, che sulla carta dovrebbe essere protetta».

I prelievi e le analisi, effettuate da un laboratorio accreditato con risultati emessi il 26 agosto, hanno attestato una presenza di escherichia coli 20 volte oltre il limite stabilito per la balneabilità delle acque (10mila contro 500 Ucf/100 ml); per gli enterococchi sette volte e mezzo superiore al consentito (1.500 contro 200 Ufc/100 ml). Altro dato preoccupante è la presenza di Pseudomonas aeruginosa, 11mila Ufc/250 ml, un batterio innocuo per le persone sane ma che, come escherichia coli ed enterococchi, può causare infezioni in persone vulnerabili e bambini. «La questione – dice Pulvirenti – è che quest'acqua, con la qualità che si ritrova, non resta ferma lì, ma con le correnti raggiunge il resto del litorale. Chi dovrebbe vigilare sui fiumi, su ciò che vi si scarica durante il tragitto fino al mare e mette in pericolo tutto il mare?».

Non sfugge che ci sia anche un tema di insediamento di villaggi, specie a destra e sinistra della foce del Buttaceto, per cui una serie di controlli chiarirebbero l’origine della presenza abnorme della carica batterica nelle acque. E si auspica un intervento successivo a hoc. «Non puntiamo il dito sul depuratore Sidra di Pantano d'Arci, che riceve reflui urbani e scarica le acque depurate nel Buttaceto – aggiunge Pulvirenti – perché, se hanno un'autorizzazione allo scarico, siamo altrettanto certi che la qualità dell'acqua depurata sia certificata. Ma un appunto vogliamo farlo comunque: parliamo di 800 litri al secondo di acqua depurata prodotta dall'impianto, e con l'ampliamento previsto saranno ancora di più. Acqua che invece di venire buttata a mare, tra l'altro aumentando la portata naturale del fiume, potrebbe essere utile ad altri scopi. Pensiamo ai vigili del fuoco che nell'ultimo incendio alla zona industriale sono dovuti andare a rifornirsi fino al viale Kennedy, e in questi casi ogni minuto che passa è cruciale; oppure, al fatto che l’acqua depurata possa venire riutilizzata dalle aziende della zona industriale, se non dai lidi della Plaia, dopo opportuno trattamento. E non è tutto».

Cos’altro?

«Non c'è solo la mega struttura ormai abbandonata costata 8 milioni per portare l'acqua depurata alla vasca di Lentini, che sulla carta avrebbe dovuto essere utile per irrigare i campi della Piana di Catania. Abbiamo scoperto un'opera iniziata negli anni ’90 e mai completata, che dal depuratore attraverso una condotta sottomarina avrebbe dovuto conferire le acque depurate in mare. È costata tre milioni».

Due relitti, frutto però di concezioni gestionali del passato. «Abbiamo l'autorizzazione allo scarico nel Buttaceto – conferma a La Sicilia Mario Di Mulo, presidente della Sidra – altrimenti non potremmo farlo. La condotta era stata realizzata dal Comune tempo fa, mai consegnata a Sidra e incompleta. Il riutilizzo delle acque depurate è tra gli obiettivi del gestore del ciclo idrico integrato e del commissario straordinario alla depurazione. Sidra da tempo ha avviato studi per individuare soluzioni complementari a quelle del progetto del commissario e garantire la produzione di acqua depurata di qualità volta a soddisfare le esigenze più stringenti dell'industria».