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Corruzione elettorale, Sammartino stralciato da operazione “Report”

Di Mario Barresi |

Catania – Il nome di Luca Sammartino non compare fra i 35 indagati nell’operazione antimafia “Report” per i quali lunedì 31 maggio si celebrerà l’udienza preliminare. La posizione del deputato regionale di Italia Viva, destinatario di un avviso di conclusione indagini con l’ipotesi di reato di corruzione elettorale, è stata stralciata dalla Procura di Catania. Da fonti autorevoli apprendiamo che «si stanno approfondendo alcuni suoi rapporti». Del resto, era stato proprio il difensore di Sammartino, l’avvocato Carmelo Peluso, ad anticipare a La Sicilia di aver depositato una «corposa memoria difensiva con allegata documentazione comprovante la falsità del racconto» di Girolamo “Lucio” Brancato, per gli inquirenti l’uomo di fiducia di Orazio Scuto, referente del clan Laudani nell’Acese. Perciò, secondo il legale, «i pm hanno ritenuto di stralciare la posizione» del politico renziano, «ancora alla valutazione dei pubblici ministeri», per «svolgere ulteriori accertamenti». Un supplemento d’indagine delicato. Del resto, come emerge dal fronte investigativo, il Gico della guardia di finanza, anche per approfondire i puntuali rilievi difensivi, lavora a una relazione integrativa per i magistrati.

Un’attività lunga e complessa, incompatibile con la tempistica dei 35 indagati del troncone mafioso, alcuni dei quali con i termini dei provvedimenti di custodia cautelare in via di scadenza. Fra questi spicca appunto Scuto, ‘u vitraru, capobastone dei Laudani, che dal carcere continuava a comandare e a riorganizzare il clan, al centro di uno scontro generazionale fra vecchi e nuovi affiliati. Affidandosi ai suoi fedelissimi: Litterio “Rino” Messina (alter ego del boss), Giacomo Caggegi (“Rocky il pugile”) , Francesco Gallipoli e , appunto, Brancato. Fatto sta che nella richiesta di rinvio a giudizio, firmata dall’aggiunto Ignazio Fonzo e dai sostituti Tiziana Laudani e Marco Bisogni già lo scorso 11 febbraio, il nome dell’indagato Sammartino non c’era. E il destino di “Mr. 33mila preferenze”, dunque, si separa dallo stesso Brancato, fra i 35 che lunedì sfileranno davanti al gup Andrea Filippo Castronovo nell’aula-bunker di Bicocca; la stessa di tanti processi di mafia, la stessa di Matteo Salvini.

Nel frattempo, però, i pm di Catania dovranno valutare se la loro tesi iniziale – ovvero che nell’indagine emergono «rapporti qualificati» fra il deputato regionale di Italia Viva e il mafioso arrestato – regge ancora e quindi se, come hanno messo nero su bianco, ci sono «puntuali riscontri» sul «sostegno elettorale» di Brancato, con l’impegno della sua famiglia, alla campagna elettorale di Sammartino alle Regionali 2017. L’incontro in pizzeria -raccontato de relato in un’intercettazione e riscontrato dagli investigatori incrociando i «grafici degli spostamenti» di Sammartino – era uno dei «rilevanti elementi probatori» sulla «avvenuta conclusione di un accordo»: voti in cambio di «utilità». Secondo l’accusa: la promessa di un posto di lavoro per il nipote («non meglio identificato», si legge nell’avviso di conclusione indagini) alla Mosema e l’impegno per rimuovere una vecchia cabina telefonica nei pressi della pizzeria di Brancato, a Massannunziata, che il diretto interessato ha poi provveduto a far saltare in aria con dell’esplosivo. Per la Procura di Catania «la pregressa storia criminale» di un soggetto uscito dal carcere nel 2010 dopo aver scontato una condanne per mafia a 14 anni e 10 mesi «non poteva non essere nota» a Sammartino, «presso il cui studio medico» l’arrestato «si è peraltro più volte recato».

Ma dal fronte difensivo emerge un certo ottimismo. La memoria presentata da Peluso ha l’ambizione di smontare alla radice la ricostruzione (date, luoghi, circostanze) del rapporto fra Brancato e il politico. E se i pm hanno disposto lo stralcio, al netto degli accertamenti in corso, significa che gli argomenti sono stati convincenti. Fino ad arrivare a un’archiviazione? Se fosse così sarebbe un grosso pensiero in meno per il big reenziano, che dal prossimo 2 dicembre affronterà il processo, sempre per corruzione elettorale, assieme ad altri sei suoi supporter. «Finalmente mi troverò davanti a un tribunale che potrà valutare nel merito la mia innocenza», il commento di Sammartino dopo il rinvio a giudizio.

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