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Crisi idrica, ma zero manutenzioni e reti colabrodo. Perché l’assenza di piogge è un alibi

Nella Piana di Catania il 60% dell'acqua si perde prima di arrivare a destinazione. Ora arrivano gli interventi tampone: si preleva dal biviere di Lentini

Di Mary Sottile |

La situazione resta drammatica ed oggi si può solo assistere inermi a quella che è la cronaca di una morte annunciata. L’agricoltura e la zootecnia sono in ginocchio. Manca l’acqua per i fondi agricoli e per gli allevamenti di animali, a causa dell’assenza di piogge, ma questa non è la vera ragione che ha portato al disastro. Anzi. Forse in questo momento la mancanza di piogge funge da capro espiatorio.In realtà ad uccidere la prima fonte economica dell’isola è stata l’assenza di interventi, per decenni, in termini di investimenti su infrastrutture e manutenzione. Mancano pozzi e invasi e nei casi in cui ci sono, mancano le pompe di sollevamento dell’acqua; o ancora, le paratoie delle traverse, come accade per Ponte Barca, a Paternò (Catania), non sono adeguate a trattenere l’acqua perché le guarnizioni non si sono cambiate negli ultimi 30 anni. A questo si aggiunge una condotta idrica colabrodo, dove la gran parte dell’acqua, oltre il 60% per quanto riguarda la Piana di Catania, si perde prima di arrivare a destinazione.

Dunque, non è solo la pioggia a mancare, ciò che serve è la programmazione di interventi con investimenti chiari.Nell’attesa di capire cosa deciderà di fare la politica, la siccità sta distruggendo l’isola, sotto gli occhi impotenti di agricoltori e allevatori che da almeno un anno rivolgono appelli disperati, consapevoli che si era arrivati a quel tanto temuto punto di non ritorno.La questione della carenza idrica per le campagne del catanese è stata affrontata anche al Genio civile del capoluogo etneo. In questo momento l’acqua è presente solo al biviere di Lentini. Per riuscire a inviare l’acqua a più territori sono state montate due pompe di sollevamento, la prima è stata messa in funzione martedì, la seconda dovrebbe entrare in funzione nei prossimi giorni. L’acqua che si riuscirà a pompare, circa 500 litri al secondo, non potrà andare molto lontano però. Con quest’intervento si riuscirà a servire tutta la zona bassa della piana di Catania, non lontano dal biviere di Lentini, perché resta il problema strutturale alla rete.Per quanto riguarda Ponte Barca, a Paternò, quella poca acqua presente fino a qualche settimana fa, è finita. Qui si sarebbe dovuto intervenire sulle paratoie, con il cambio delle guarnizioni per quasi tutte le chiusure. La Regione Siciliana, con il tavolo d’emergenza costituito contro la siccità, aveva stanziato circa 150 mila euro come somme di emergenza. L’intervento, però, ad oggi non si è potuto fare. Per un problema sollevato dalle associazioni ambientaliste in prima battuta e per la necessità di proteggere poi quel poco di acqua presente e che riusciva a servire i territori a quota 56. La questione dovrà essere affrontata rapidamente per il rischio di perdere queste somme.

Dal Genio Civile di Catania, il direttore Gaetano Laudani, annuncia che ha intenzione di convocare un tavolo tecnico sull’argomento entro la prima settimana di agosto. Intanto, sempre dal Genio civile, si sta agendo, sempre nel tentativo di recuperare un po’ di acqua, lavorando nel Calatino, dove si dovrebbero recuperare alcuni pozzi.In questa situazione disastrosa si torna al punto di partenza. Il malato va curato quando insorgono i sintomi, non quando sta per morire. Per salvare il futuro dell’agricoltura e dell’allevamento, servono fondi e programmazione. Occorre una cabina di regia che permetta di studiare dove e come intervenire. Intanto dal Governo nazionale sembra essersi aperto uno spiraglio, con il vicepremier Matteo Salvini che ha evidenziato come in Sicilia l’assenza di acqua è una emergenza nazionale. Se effettivamente venisse dichiarato lo stato di emergenza e dunque, venisse riconosciuto il nesso di causalità, tra il disastro attuale e l’assenza di piogge, la fase burocratica potrebbe essere in gran parte superata. Potrebbero arrivare quei fondi necessari per programmare quegli interventi che possano salvare l’agricoltura dell’isola nei prossimi anni.

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