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Tribunale di Catania

Figlio invalido, «ritardi nel cesareo»: ora l’Asp dovrà risarcire 1,5 milioni

Oggi il ragazzo ha 25 anni. Il lungo calvario legale.

Di Laura Distefano |

Il nastro bisogna riavvolgerlo fino al 3 ottobre 2000. All’ospedale di Acireale, nel Catanese, si respirava aria di felicità: una coppia stava per realizzare il sogno di diventare genitori. Qualcosa però è andato storto. Al figlio, oggi un ragazzo di venticinque anni, è stato diagnosticato «un ritardo mentale medio-grave associato a grave deficit del linguaggio espressivo ed emiparesi destra». Il Tribunale civile di Catania, giudice Francesco Cardile, ha emesso un’ordinanza con cui condanna l’Asp di Catania a un maxi risarcimento. L’azienda sanitaria dovrà liquidare oltre 1.500.000 euro al giovane, alla mamma e al papà, per danno biologico, patrimoniale, da lesione del diritto al consenso informato e da lesione del rapporto parentale.La causa civile risarcitoria è stata avviata dagli avvocati Luigi Bonanno Feldmann, Rita Grisafi e Rita D’Amico. Il percorso legale è partito con un accertamento tecnico preventivo (Atp), che è poi stato acquisito nel procedimento civile. Il Tribunale ha disposto una perizia collegiale e nominato i Ctu. Dalla consulenza tecnica è emersa «l’inadeguatezza della gestione del travaglio» che ha causato «una grave sofferenza fetale» durante «il parto indotto della madre». Le valutazioni medico-legali del collegio di Ctu «depongono per la responsabilità della struttura sanitaria» per la mancata tempestività dell’intervento del taglio cesareo. Se la mamma fosse stata operata nei tempi giusti si sarebbe «ragionevolmente evitato – si legge nell’ordinanza – la cianosi e l’ipotonia generalizzata e con essa l’evento ipossico ischemico acuto» che c’è stato «durante le ultime fasi del parto». Il giudice inoltre ha rimarcato la «difettosità e le mancanze della cartella clinica» che «impedisce la stessa ricostruzione e la verifica dell’intervento chirurgico».Un lungo percorso giudiziario quello che si è appena concluso. Anche se l’Asp potrebbe impugnare l’ordinanza che è già esecutiva. Questo risultato gli avvocati vogliono dedicarlo alla «dottoressa Antonella Milana, che è stata il nostro consulente di parte. Una persona speciale, grande professionista, che purtroppo ci ha lasciato».

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