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«Gli orti di Cibali? Il Comune già ora può averli gratis»

La proposta dell’ex sovrintendente Campo emersa in un incontro a Cittàinsieme con alcune associazioni. "Manca il dialogo con i cittadini". Tra i temi affrontati anche il Porto, San Berillo, San Cristoforo

Di Leandro Perrotta |

Le grandi questioni urbanistiche sono tornate centrali nel dibattito cittadino. Dal piano regolatore del porto passando per l’area dei cosiddetti “orti di Cibali”, ma anche per la trasformazione del quartiere San Berillo, quella dell’Antico Corso, di San Cristoforo e di Ognina. Sono state tutte tematiche affrontate lunedì sera nella sede di Cittàinsieme, in una assemblea co-promossa da Fillea Cgil, Comitato Popolare Antico Corso, Acli, Arci, Trame di Quartiere, Volerelaluna.

Ad aprire il dibattito padre Salvatore Resca, fondatore di Cittàinsieme, per il quale le scelte sulla città arrivano troppo spesso «portando avanti interessi personali invece che quelli collettivi». Una visione che per il presidente di Arci Matteo Iannitti si adatta perfettamente all’area di 180mila metri quadri attualmente libera dal cemento nel quartiere Cibali. «Si era già provato a edificare negli anni ‘80. Si costituì un consorzio per realizzare lì il centro direzionale previsto dal Piano regolatore di Piccinato, formato dai costruttori Costanzo, Graci e Finocchiaro, tre dei quattro “cavalieri dell’apocalisse mafiosa”, per citare Giuseppe Fava. Il progetto, supportato anche dal presidente regionale Rino Nicolosi, non si realizzò grazie all’opposizione cittadina contro la speculazione. L’area passò a Sicilcassa, poi a Banca d’Italia, e messa in vendita per 47 milioni. Apprendiamo dagli articoli di Luisa Santangelo su “La Sicilia” che si chiedono 5 milioni. Perché, visto il prezzo ora accessibile, il Comune non l’acquista?». La proposta era anche emersa recentemente da parte del Consiglio comunale. E, sottolinea l’architetto Aurelio Cantone, «cosa aspetta il Comune a farlo, il momento è ora».

Secondo l’ex dirigente generale del Dipartimento regionale dei Beni culturali, l’architetto Gesualdo Campo, intervenuto al termine dell’incontro, non ci sarebbero nemmeno ostacoli economici: «La Regione potrebbe acquisire l’area e darla in concessione permanente al Comune: a norma della legge numero 80 del 1977». Nello specifico «secondo l’articolo 21 di questa norma l’Assessorato regionale per i beni culturali e l’identità siciliana può, anche su richiesta degli enti locali interessati, procedere all’acquisto o a concedere contributi pari al 95% della spesa. Se, però, come è stato sostenuto, l’area è di proprietà della Banca d’Italia, sarebbe sufficiente che la Soprintendenza di Catania richiamasse l’art. 12, comma 1, del Codice dei beni culturali sul paesaggio che assoggetta ope legis a tutela culturale i beni da oltre 70 anni di proprietà pubblica. Nel caso per interessi botanico e geologico in ragione della presenza nel sottosuolo di grotte di scorrimento lavico». Ovvero: l’area potrebbe essere acquisita «gratis», e anche la gestione potrebbe esserlo «se il Comune attrezzasse l’area con un parco Robinson e per attività educative e ricreative per il tempo libero giovanile potrebbe ricorrere ai finanziamenti di cui prima si avvaleva la Regione».

Ma, come fatto notare da Carla Barbanti, che opera a San Berillo con Trame di Quartiere, il problema è soprattutto la mancanza di dialogo dell’amministrazione con i cittadini. «Per gli interventi del Pui – afferma – da mesi gli abitanti vivono in un cantiere, senza informazioni sulla fine dei lavori. Sono poi opere pubbliche, ma qui si faranno alberghi e ristoranti, senza pensare a chi ci vive». Problemi simili ad altre aree secondo Mario Spampinato di “Volerelaluna”, «come in piazza Lupo, dove sempre con i 33 milioni dei Pui si abbatterà la palestra per fare un parcheggio da 60 posti. Ma oggi ce ne sono 100». Cita poi l’annosa vicenda di Corso dei Martiri «con un capovolgimento della situazione, cioè è il pubblico che chiede al privato cosa poter fare». Per il piano regolatore del porto invece Spampinato cita sia il dibattito definito non necessario al Consiglio comunale – «si chiedeva solo un parere» – ma anche il ritardo con cui il piano è stato reso pubblico dall’Autorità portuale «solo a dicembre con la pubblicazione sul sito del ministero delle Infrastrutture per la Vas».

Spazio anche all’idea del nuovo Parco Monte Po’ – «solo in piccola parte finanziato dai Pui», ha ricordato il promotore, l’ingegnere Giuseppe Rannisi di Lipu – e al caso dei fondi “Caivano” a San Cristoforo. Una vicenda per la quale «i fondi saranno spesi per edilizia, non per interventi sociali», sottolinea il professore Carlo Colloca che con 83 associazioni e Cantiere per Catania è stato tra i promotori di proposte sui 20 milioni di fondi. «I soldi prendono la via del mare: del resto metà degli interventi è lungo via Plaia».Tanti e complessi i temi quindi, ma come ricordato da Ignazio Maugeri di Acli e da Vincenzo Cubito di Fillea «ci saranno altri incontri»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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