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Il militare prosciolto dalle accuse di abusi sulla ex, la Procura di Catania farà appello contro un'altra sentenza del Tribunale

La versione della donna ritenuta non credibile

Redazione La Sicilia

30 Maggio 2025, 19:21

Tribunale Catania

Dopo quella del professore universitario che ha "appoggiato i palmi al seno, ma senza pressione particolare delle mani" a una studentessa la Procura di Catania appellerà un’altra assoluzione dello stesso Tribunale etneo nei confronti di un militare accusato di violenza sessuale, maltrattamenti, stalking e lesioni nei confronti della ex convivente. L’accusa aveva chiesto la condanna a nove anni di reclusione.

In oltre 60 pagine di motivazioni, depositate lo scorso aprile, mentre il dispositivo è stato emesso a gennaio, è ripercorsa la vicenda giudiziaria in cui si ipotizzano rischi di aborto per la donna (la coppia ha avuto un bambino) insulti e reiterati episodi di violenza. Il Tribunale però ha ritenuto che «il corredo probatorio acquisito» non ha offerto «una plastica rappresentazione della sistematica sopraffazione da parte dell’imputato nei confronti della sua ex». Il collegio, infatti, ritiene che «ciò che è emerso in maniera chiara e inequivocabile all’esito dell’istruttoria svolta è soltanto il pervicace tentativo di portare avanti una relazione dissonante da parte di due individui i cui destini erano stati inaspettatamente prematuramente legati dalla nascita di un figlio».

«Al netto delle prove assunte», ritiene dunque il collegio, «non è possibile individuare ogni oltre ragionevole dubbio un soggetto prevaricante e un soggetto prevaricato», ma, piuttosto, «un rapporto bilateralmente tossico e disfunzionale avendo come "leit motiv" l’incapacità di ambo le parti di contenere i propri istinti in occasione delle liti dettate per lo più dalla gelosia (provata in egual misura da entrambi) e in cui tanto l’imputato quanto la persona offesa erano soliti dare sfogo in maniera errata alla propria potenzialità reattiva a fronte di situazione ed eventi percepiti, a torto o a ragione, come ingiusti».

L’attendibilità della donna è stata messa in dubbio per il ritardo nel denunciare il padre di suo figlio. Per un episodio del dicembre 2017 non è stata ritenuta sufficiente la produzione della foto che mostra il labbro arrossato, l’occhio gonfio e l'ematoma al braccio e la testimonianza della madre. Il Tribunale si chiede inoltre come mai nel 2018, quando in casa arriva un carabiniere che attesta nel verbale che la presunta vittima non gli abbia raccontato gli abusi del passato che sarebbero rientrati nel cosiddetto Codice rosso, in vigore dal 2019. Su un certificato medico ospedaliero di 10 giorni di prognosi per trauma addominale con tentativo di strangolamento ed ematomi diffusi alle braccia e al collo, i giudici sollevano un dubbio: «Non si può escludere che si sia trattato di uno scontro reciproco» e non si può individuare quindi «chi abbia attaccato e chi si sia difeso».