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Il convegno

Il rischio sismico fa tremare la Sicilia: scosse come in Turchia farebbero crollare mezza Catania

Ance e Ordini hanno "interrogato" a Catania il ministro della Protezione civile Nello Musumeci sul tema della prevenzione. Tanti i Comuni ancora sprovvisti di un Piano ad hoc della Protezione civile

Di Marika Falsaperla |

Se è vero che il terremoto in Turchia è stato una catastrofe in termini di perdite di vite umane sepolte tra le macerie di città interamente distrutte; è altrettanto vero che, con un sisma della stessa intensità, anche Catania verrebbe rasa al suolo: i suoi edifici – da Librino al Corso Italia; dalle chiese alle caserme, passando per il centro storico – crollerebbero a catena, creando un devastante effetto domino. Uno scenario apocalittico che non lascia spazio ai “se” e ai “ma”, ai giri di parole, alle pause e ai rallentamenti burocratici. Aprire gli occhi davanti a questa ipotetica fotografia è oggi necessario.

Comuni senza Piano della Protezione Civile

Ne è consapevole il ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare, Nello Musumeci, presente ieri a Viagrande in occasione del convegno organizzato a 330 anni dal sisma della Sicilia Orientale da Ance Catania, Ordini etnei degli Architetti e degli Ingegneri, dal Collegio catanese dei Geometri e dai Geologi di Sicilia, unitamente al Dicar dell’Università di Catania. «Il problema è che fino ad oggi in Sicilia è mancata una onesta, seria e concreata comunicazione – ha detto -, i cittadini hanno bisogno di sapere se vivono in un terreno sovraesposto a pericoli naturali, perché la conoscenza consente di programmare, prevedere e attrezzarsi per prevenirne gli effetti devastanti». E sono (purtroppo) i numeri a mostrare questa pericolosa realtà: in Sicilia sono oltre 200 i Comuni sprovvisti di un piano della Protezione Civile per fronteggiare terremoti, alluvioni e disastri causati dal dissesto idrogeologico – molti altri, invece, hanno ancora una mappatura non aggiornata -; a Catania su 100 scuole solo 24 hanno una struttura a norma antisismica. Un’Isola dal costruito vetusto, che non è riuscita a organizzarsi, a pianificare, a trovare la convergenza su uno dei punti più “fragili” del nostro presente. Si esprime senza troppi giri di parole Musumeci: «Uno scenario comune a gran parte del Paese e di cui il governo Meloni ha preso atto, impegnandosi a fondo per garantire il diritto alla vita e alla sicurezza – ha proseguito il ministro -. Con il Pnrr e il Fondo Sviluppo e Coesione sono stati stanziati quasi 4 miliardi di euro per la prevenzione da destinare a Regioni ed Enti locali. Occorre, però, una semplificazione delle procedure e una programmazione degli interventi. In questo senso, il dialogo con protezione civile, professionisti e costruttori sarà certamente proficuo».

I Punti individuati da Musumeci

Quattro i punti principali individuati dal ministro, «da norme tecniche e fiscali chiare ed efficaci sia dal punto di vista energetico che sismico, fino alla riorganizzazione strutturale del piano di prevenzione, oggi segmentato tra molteplici ministeri – da affidare interamente alla Protezione civile. Importante il censimento del costruito, a cui affiancare incentivi fiscali mirati e destinati principalmente all’edilizia popolare e alle aree con maggior rischio. Altro aspetto da non trascurare il piano di ricostruzione, processo che dovrebbe concludersi in massimo 10 anni».

Frutto di queste azioni sarà la raccolta di dati importanti di cui i cittadini devono essere in possesso. Da qui altri due elementi di grande rilevanza: la comunicazione e la trasparenza. «Conoscere le reali condizioni di rischio in cui si vive, sia per morfologia del territorio sia per caratteristiche dell’immobile, contribuirà a mettere in campo azioni efficaci, quali la ristrutturazione, la demolizione o, in casi estremi, il cambio di domicilio».

Gli Ordini professionali e i costruttori

Impegno del governo e modalità operative esposte dal ministro sono risposta alle osservazioni di Ordini professionali e costruttori – moderati dal giornalista Mario Barresi – ancora una volta protagonisti di una tavola rotonda che chiede norme chiare, snellimento e programmazione. Giovan Battista Perciaccante (vicepresidente nazionale Ance), Angelo Domenico Perrini (presidente Consiglio Nazionale Ingegneri), Francesco Miceli (presidente Consiglio Nazionale Architetti Ppc), Ezio Piantedosi (vicepresidente Consiglio Nazionale Geometri) e Filippo Cappotto (vicepresidente Consiglio Nazionale Geologi) si sono fatti portavoce delle esigenze che accomunano le diverse categorie professionali, costrette a far fronte e numerose criticità.

Le stesse riscontrate e amplificate in un territorio fragile quale quello catanese, ancora privo di un Piano Urbanistico dopo 60 anni e con una forte necessità di rigenerazione e riqualificazione.Il necessario intervento per la messa in sicurezza del costruito, ancora prima dei lavori di efficientamento energetico, è stato il punto cardine degli interventi di Rosario Fresta (presidente Ance Catania), Mauro Scaccianoce (presidente Ordine Ingegneri Catania), Sebastian Carlo Greco (presidente Ordine Architetti Ppc Catania), Agatino Spoto (presidente Collegio dei Geometri Catania), Mauro Corrao (presidente Ordine Regionale dei Geologi) e Matteo Ignaccolo (direttore del DICAr).

I terremoti più devastanti della storia

Magnitudo 7.3, magnitudo 7.1 e magnitudo 6.4: sono questi i valori dei terremoti più devastanti registrati negli ulti 330 anni in Sicilia orientale, rispettivamente nel 1963, 1908 e 1968. Oltre 140mila le vittime, ben 70 le città distrutte, di cui 17 ricostruite in siti differenti. Questi i numeri illustrati durante le relazioni di Raffaele Azzaro (resp. Unità Pericolosità sismica dell’Ingv Ct), Salvatore Cocina (direttore generale Protezione Civile Regione Sicilia) e Ivo Caliò (Ordinario Scienza delle Costruzioni DICAR UniCt), da cui è emerso un ulteriore dato significativo e delicato per Catania: la città è stata dichiarata zona sismica con un apposito regolamento solo nel 1981, motivo per cui le costruzioni antecedenti a questa data non hanno seguito specifiche regole di sicurezza.

A differenza di quanto successo a Messina, che ha cambiato approccio a seguito del sisma del 1908. Collante indispensabile è la Regione Siciliana, portavoce della rete di professionisti e delle necessità del territorio: presente il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, secondo cui «l’attuale stato di arretratezza deve fare da volano per una nuova programmazione e gestione delle risorse, avviando un percorso di messa in sicurezza importantissimo per il nostro futuro e quello dei nostri figli». «Come dipartimento dell’Urbanistica riceviamo i dati che ci arrivano dall’autorità di bacino e dalla protezione civile – spiega l’assessore regionale del Territorio e dell’Ambiente Elena Pagana – una collaborazione avviata nella passata legislatura e che cercheremo di rendere più efficace».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA