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il dibattito
Il “risiko” degli aeroporti siciliani, la “pazza idea” di FdI: Natoli dal Csm alla Sac di Catania
Dibattito serrato sulla privatizzazioni da 1,5 miliardi
Sul filo spinato delle due privatizzazioni – una, quella di Sac, avviata con la prospettiva temporale del 2026; l’altra, in Gesap, ancora futuribile eppure ineluttabile – balla almeno un miliardo e mezzo. Il che, nonostante i rispettivi destini non siano collegati (come avrebbe voluto il governo regionale, e il presidente Renato Schifani in particolare), rende il risiko degli aeroporti di Catania e Palermo il più goloso affare in Sicilia del prossimo lustro. Più grosso persino di quello degli inceneritori.
La politica non sta a guardare
La politica, ovviamente, non sta a guardare. Litiga, tesse accordi e li rinnega, sonda profili. Nomine che s’intrecciano con altre poltrone di sottogoverno regionale, con il centrodestra pronto a fare il pieno. Pagando il pedaggio di pesanti scontri fra gli alleati e dentro i singoli partiti.
Oggi, ad esempio, c’è la seconda “chiama” per i nuovi vertici di Sac. In programma l’assemblea dei soci che potrebbe (ma, a sentire le ultime indiscrezioni di ieri sera, non dovrebbe) nominare il nuovo consiglio d’amministrazione. L’accordo di massima c’è già da un paio di settimane: l’amministratore delegato uscente Nico Torrisi, gradito a Forza Italia e a Schifani sopratutto, dovrebbe essere riconfermato, ma in un cda con marcata impronta patriota (tre consiglieri in quota FdI), con un posto riservato all’Mpa di Raffaele Lombardo.
L’ultima parola a Schifani
Ma per la ratifica dell’accordo, maturato a Catania (anche troppo, dal punto di osservazione palermitano di Palazzo d’Orléans), mancano almeno due elementi. Il primo, e il più decisivo, è il via libera di Schifani. Che di fatto, attraverso il commissariamento della Camera di Commercio del Sud-Est (titolare di oltre il 62% di azioni della società), oggi è il padrone di Sac.
Il governatore dovrebbe fare marcia indietro su un preciso mandato affidato ad aprile al commissario straordinario Antonio Belcuore: stoppare il rinnovo del vertici aeroportuali e velocizzare le elezioni camerali. Con un termine ben preciso: «Procedere con immediatezza e urgenza alla composizione degli organismi entro il 31 agosto 2025». Ammessa e non concessa la buona volontà di Belcuore, è una prospettiva irrealizzabile; se ne parla, nella migliore delle ipotesi, l’anno prossimo. Adesso Schifani dovrebbe uscire dal vicolo cieco politico in cui s’è ficcato, ma non ha alcuna fretta. Anche perché – e si arriva alla seconda ragione del probabile rinvio di oggi – nel patto del centrodestra su Sac c’è il modulo (1-3-1), ma non tutti i nomi in campo.
I nomi
Alcuni sono scontati: oltre a Torrisi c’è la la commercialista etnea Anna Quattrone, consigliera indicata dal meloniano Enrico Trantino, doppiamente socio con Palazzo degli Elefanti e Città metropolitana; dal Comune di Comiso, altro partner interessato alle sorti, ultimamente nebulose, dello scalo locale, arriva l’ex sindaco Giuseppe Alfano, seconda designazione di FdI (cara al capogruppo all’Ars, Giorgio Assenza), a dire il vero meno scontata negli ultimi giorni. I meloniani devono fare il terzo nome: sfilatosi Franz Di Bella, vicario di Confindustria Catania (nessun nesso, assicurano dall’associazione, con la sfuriata della presidente Maria Cristina Busi contro «l’immobilismo intollerabile» sulla CamCom), la scelta toccherebbe a Gaetano Galvagno, in asse con Manlio Messina e Ruggero Razza, con la supervisione del commissario regionale Luca Sbardella. Ma quel nome, secondo l’ultima linea concordata, «lo farà direttamente il partito da Roma». Circostanza che trasforma in suggestione gli ultimi rumors sotto il Vulcano: spunta l’avvocata paternese Rosanna Natoli, fresca di dimissioni da consigliera laica del Csm, dopo un anno di sospensione a seguito del caso sull’incontro con la giudice Maria Fascetto Sivillo, da poco scomparsa. Si è ritenuta «privata del diritto costituzionale al lavoro», l’ex consigliera da sempre amica di Ignazio La Russa: congelata dal Csm e impossibilitata a esercitare la professione forense.
Dal Csm alla Sac
Da qui al “risarcimento” con la cooptazione nel cda di Sac (magari come presidente) ce ne passa, ma ma la voce corre. La Sicilia ha interpellato i vertici siciliani di FdI: nessuna conferma, com’è ovvio che sia; ma neppure una sdegnata smentita. L’eventuale nomina di Natoli farebbe comodo anche a Lombardo per schierare il commercialista messinese Francesco La Fauci, senza fornire la “quota rosa” chiesta dagli alleati (non sarebbe comunque l’avvocata Agata Bugliarello, indicata dal Libero consorzio di Siracusa). Si vedrà. Magari non oggi, anche se in teoria i cinque nomi definitivi potrebbero spuntare nel corso dell’assemblea. «Ma ancora non è aria», assicura uno profondo conoscitore del dossier Sac.
E Punta Raisi?
E allora atterriamo a Punta Raisi. Dove la cessione ai privati è ancora nel novero dei buoni propositi (più di Schifani che degli altri soci), ma con altre decisioni da assumere a breve termine. Con la governance azzoppata dalle dimissioni dell’ex ad Vito Riggio, anche Gesap è in fibrillazione. Qui i rapporti di forza sono molto diversi rispetto a quelli etnei: il dominus è Roberto Lagalla (quasi il 73% fra Comune e Città metropolitana di Palermo) e la Regione non tocca palla. Ma fra il sindaco, uno dei tre tenori di Grande Sicilia, e Palazzo d’Orléans è scattata una lunga tregua di primavera. Destinata a interrompersi, per forza di cose, fra qualche settimana.
L’assemblea Gesap
Il 4 luglio, infatti, è in programma l’assemblea dei soci di Gesap. All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio 2024, che a Punta Raisi definiscono «lusinghiero e sintomatico dei grandi risultati raggiunti». Ma sul tavolo c’è anche la necessità di riempire i posti vacanti. Ben saldo alla presidenza Totò Burrafato (vicino all’eurodeputato di FdI Peppe Milazzo), in palio c’è il prestigioso ruolo di direttore generale: dopo il pensionamento di Natale Chieppa, il cda ha nominato Massimo Abbate, in attesa della selezione definitiva. Che potrebbe confermare lo stesso ex dirigente del settore finanziario. O riaprire le porte al clamoroso ritorno di Carmelo Scelta, ex dg all’epoca legatissimo a Francesco Musotto, assolto nel processo sugli appalti a Punta Raisi per cui era stato licenziato da Gesap.
Il piatto forte è il nuovo Ad
Ma il piatto forte è il nuovo amministratore delegato. Negli ultimi giorni a Palermo è diffusa la nomination di Alessandro Albanese. Tutt’ora nel cda in quota Camera di Commercio (socia al 22,8%), farebbe il grande salto con Lagalla che nominerebbe il quinto consigliere per blindare l’ex presidente di Confindustria Sicilia come ad. Il diretto interessato nicchia: l’orizzonte temporale della nomina, circa un anno, è corto e dovrebbe pure dimettersi dal vertice camerale. Lo farebbe se ricorressero due condizioni: un’ampia convergenza sul suo nome (col placet di Schifani) e un’opzione sul successivo mandato pieno che partirà nel 2026. Quello decisivo per privatizzare l’aeroporto Falcone-Borsellino.