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La storia di Librino in uno scantinato: anche il plastico di Kenzo Tange rischia di sparire per sempre

L’archivio, che contiene di tutto, si trova in uno spazio messo a disposizione dall'Istituto Angelo Musco

Leandro Perrotta

17 Marzo 2025, 12:38

Cinquant’anni di storia cittadina sono in uno scantinato, e in attesa di una collocazione. Parliamo dell’archivio di Librino, del masterplan elaborato dall’archistar giapponese Kenzo Tange a metà anni ‘70, e anche degli studi sulla variante al piano regolatore e degli studi propedeutici per creare il grande quartiere. Ma non solo: c’è la storia delle opere pubbliche realizzate in mezzo secolo nel grande quartiere a Sud di Catania, con tutte le direzioni lavori relative a scuole, strade, spazi pubblici. E anche il teatro.

«Di tutto questo c’è nell'archivio ogni dettaglio, il tipo di finanziamenti alle imprese, gli appalti, i disegni esecutivi, i conti finali e anche i collaudi». A descriverne il contenuto è l’architetta Sabina Zappalà, amministratrice della S.t.a. progetti, società di ingegneria che ebbe fin dagli anni ‘70 l’incarico di progettare ed eseguire il piano di zona dal Comune. L’archivio contiene quindi di tutto, dai “pezzi pregiati”, ovvero il plastico del quartiere e gli elaborati a firma di Tange, a informazioni molto concrete e pratiche. Di cui la S.t.a. nel suo archivio non solo ha copia, ma quasi sempre “unica copia”, documenti che non si trovano quindi negli uffici tecnici pubblici.

L'architetta Sabina Zappalà

Il tutto da circa un anno si trova come detto in uno scantinato, circa mille metri quadrati messi a disposizione dall’istituto omnicomprensivo Angelo Musco nella sede di via dell’Agave. «L'edificio nel quale si trovava lo storico studio della S.t.a. - racconta ancora Zappalà - dove sono stati fatti tutti i progetti esecutivi in questo mezzo secolo, è stato venduto. Io sono ancora amministratrice della società, ma questa è ormai in standby: non ha più motivo di esistere quale ente che ha dato una mano al Comune per l'attuazione del piano Librino. Ormai il quartiere c'è e vive. Ma tutto questo in qualche modo deve essere restituito alla città e alla comunità». La collocazione, dunque, non può essere che provvisoria «nonostante sia davvero grata alla Musco e al suo dirigente Mauro Mangano, che mi ha dato la possibilità di trasferire qui tutto tramite una richiesta. Questa è una situazione provvisoria perché il materiale ha bisogno di essere visto e studiato come elemento importante della storia del quartiere e di Catania. Senza storia non c’è futuro, questa storia ha bisogno di essere conosciuta: e quasi nessuno la conosce. Edifici strade e scuole non nascono così dal nulla c'è bisogno di un progetto e di tanto lavoro dietro. E Librino ha dietro un grande progetto e una storia attuativa altrettanto importante». Un argomento sul quale concorda il preside Mangano: «Sono contento di aver contribuito a questo ricovero momentaneo perché crediamo che Librino e la sua storia vadano riletti con documenti che diano coscienza e senso della prospettiva per progettare il futuro non solo per guardare al passato».

La mole immensa di materiale relativa alla “città satellite” immaginata da Tange e costruita in mezzo secolo con la supervisione operativa della S.t.a., titolare come detto di ogni direzione lavori per le opere pubbliche fino a pochi anni fa, ha ora innanzitutto bisogno di essere catalogata e salvata dal degrado: solo i faldoni dei documenti occupano 300 metri quadrati.

L’intento di Zappalà è quello di farne un archivio fruibile quindi. «Negli anni ho ricevuto proposte persino dall’Università di Harvard per avere parte dell’archivio. Ma lo aveva chiesto soprattutto per il materiale “pregiato”, per così dire, ovvero il plastico e il progetto originale firmati da Tange. Acconsentire avrebbe smembrato il progetto in tanti pezzi, e mi sono presa la responsabilità di tenere tutto perché Librino ha bisogno di tutta la sua storia non solo di un evento che potrei definire quasi “pubblicitario”. C’è bisogno che questi materiali siano studiati e visionati, che entrino tra quelli che sono archivi storici importanti».

Quello di Zappalà è quindi a ora soprattutto «un appello, una ricerca di aiuto. C’è bisogno di tante persone che diano una mano». Perché serve tanto lavoro di catalogazione archivistica, ma prima di tutto trovare una sede opportuna. Preferibilmente a Librino, ma Zappalà è aperta anche ad altre soluzioni. In questi mesi a dare una mano sono stati in tanti, a iniziare dall’associazione “Fermento Urbano", passando per il Comitato Librino Attivo e il Comitato Federico II, che ha sede in via Grimaldi a San Cristoforo. E presto potrebbe arrivare anche l’Università di Catania. «Ultimamente, ho avuto il piacere di ricevere l'interesse da parte dell’Istituto di Storia dell'Ambiente e del Territorio, con il quale possiamo cominciare a fare un progetto archivistico. Ma mi auguro che sia tutta la città a farsene onere e onore», conclude.