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il blitz del nas
Le carte dell’inchiesta che fa tremare medici a Catania, Siracusa e Ragusa: i nomi e le accuse
Il fascicolo aperto dalla Procura aretusea ipotizza un patto corruttivo con imprenditori per la fornitura di protesi acustiche
Sarebbe un’altra ferita alla sanità regionale, già martoriata da inefficienze e scandali. L’ennesima inchiesta per corruzione – con dentro importanti camici bianchi di mezza Sicilia, oltre che imprenditori, tecnici e “facilitatori” di quel sottobosco dove la salute può diventare un affare – che promette l’ennesimo sisma giudiziario fra corsie e studi medici.
Indagine solo all’inizio
Sarebbe, appunto. Perché l’indagine è solo all’inizio. Eppure la Procura di Siracusa, retta da Sabrina Gambino, ritiene di avere già una pista da seguire per verificare se ci siano le prove del patto corruttivo che sarebbe stato stipulato tra medici e imprenditori di una ditta di fornitura di protesi acustiche. L’ipotesi investigativa, sulla quale cercano riscontri i carabinieri del Nas di Ragusa, coinvolge la Microfon srl, che opera tra Catania, Ragusa e Siracusa.
Input da Siracusa
Alcuni fatti sono già trapelati. Martedì mattina i Nas, su delega dei pm siracusani Salvatore Grillo e Marco Dragonetti, hanno notificato un decreto di perquisizione e sequestro agli indagati. I militari sono arrivati nella Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico di Catania dove lavorano alcuni dei professionisti indagati. Le perquisizioni sono avvenute negli ambulatori, ma anche negli studi e nelle abitazioni private degli indagati. Acquisiti documenti e cartelle cliniche. Per alcune posizioni la Procura ha chiesto il sequestro dei dispositivi informatici: cellulari, computer, tablet e chiavette Usb.Nel registro degli indagati, come La Sicilia ha avuto modo di verificare, sono iscritte 22 persone: un atto dovuto (e non è una frase fatta), in questa fase iniziale delle indagini per poter svolgere accertamenti tecnici irripetibili soprattutto di estrapolazione informatica di file e dati.
Indagine partita nel 2023
Ma non è stato un blitz estemporaneo. Carabinieri e magistrati lavorano al fascicolo dal 2023. Nel fascicolo, oltre a una certa mole di documenti, anche intercettazioni telefoniche e ambientali. E adesso, in coincidenza della discovery dei primi atti alle persone coinvolte nelle indagini preliminari, si rileva che «sussistono gravi indizi di colpevolezza» a loro carico. La tesi principale è che i titolari della ditta, i fratelli siracusani Angelo Violante e Giuseppe Violante (assieme al cognato Paolo Allibrio) avrebbero intrecciato rapporti di natura corruttiva con un certo numero otorinolaringoiatri di Catania, Siracusa e Ragusa al fine di potersi garantire più clienti e dunque più guadagni.
I prodotti Microfon
Decisiva, in questo contesto, la “promozione” dei prodotti della Microfon da parte dei medici. In cambio di cosa? I magistrati aretusei hanno stilato una lista di «utilità» ottenute o soltanto promesse: denaro (rigorosamente contante, con la stima di una “provvigione” pari al 15% dei dispositivi venduti), attrezzature mediche e arredi gentilmente offerti agli studi privati, ma anche viaggi, pranzi e cene, viaggi per partecipare ai convegni e fondi per le sponsorizzazioni di eventi medici. Nell’ipotizzata complicità rispetto al sistema, due impiegate amministrative della filiale Microfon di Siracusa, Noemi Violante e Maria Violante (entrambe indagate) avrebbero avuto il compito di rendicontare le bustarelle, appuntando cifre e nomi. Coinvolti anche altri dipendenti della ditta. Giovanni Guastella ad esempio è il responsabile tecnico indicato come referente nell’elenco delle aziende di forniture dei dispositivi acustici dell’Asp di Ragusa. E nella rete sarebbe coinvolta anche l’audimetrista Angela Giammarella, tarantina ma che vive nel Catanese, l’audioprotesista Rosario Morana (originario di Modica ma dal profilo LinkedIn risulta che opera per la filiale Microfon di Catania), e il ragusano, ma anche lui etneo d’adozione, Salvatore Antonino Sciascia.
I nomi dei professionisti coinvolti
Chi sono i professionisti coinvolti? Se lo chiedono in molti, soprattutto a Catania, dopo la visita del Nas al Policlinico. Ma i medici iscritti nel registro degli indagati non sono soltanto catanesi in servizio nella struttura universitaria. La mappa della Procura è ben più estesa. I Violante avrebbero pescato professionisti in tutto il sud-est. A Siracusa gli otorini Paolo Ferla, Marcello Piccolo e Vittorio Giardina e ma anche la sanitaria Maria Puglisi (LEGGI RETTIFICA); a Ragusa l’otorino Rosario Mirko Leone e l’audimetrista Vito Di Grigoli. Ma è Catania, per la caratura degli indagati e per il presunto giro d’affari procurato all’azienda, l’epicentro del sistema. Nel registro sono finiti l’otorino Raffaele Azzaro, tre otorinolaringoiatri del Policlinico (Ignazio “Igo” La Mantia, Luigi Maiolino e Pasquale Albanese e altrettanti colleghi con funzioni in altre strutture pubbliche, come Salvatore Ronsivalle (primario al Gravina di Caltagirone), Pasqualino Monea (primario facente funzioni al Ss. Salvatore di Paternò) e Lejla Pintaldi, in servizio in ambulatori dell’Asp.
Le accuse
Secondo i pm di Siracusa, in cambio delle «utilità» offerte o promesse da Microfon, alcuni medici avrebbero espletato «atti contrari ai propri doveri d’ufficio». Si parte dalla semplice segnalazione del paziente con problemi uditivi che sarebbe potuto diventare un potenziale cliente, fino ai collaudi “taroccati” degli apparecchi, ma anche – accusa ancor più grave, benché tutta da dimostrare – false attestazioni di problemi all’udito per giustificare le forniture, o finti guasti alle protesi per indurre il paziente a comprare un dispositivo nuovo. I “collettori” tra i medici e l’azienda di forniture sanitarie sarebbero stati alcuni audimetristi compiacenti.
Il servizio speciale
Nel pacchetto contestato dalla Procura c’è anche uno speciale servizio offerto: il “salta-fila” per le visite dei medici amici nelle strutture pubbliche. Un metodo efficace per abbattere le liste d’attesa, altra inguaribile malattia della sanità siciliana. Apparenti “benefit” per i pazienti. Considerati più che altro clienti. Quando non meri strumenti per incrementare gli affari.