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Lo strano caso del prof catanese di Farmacologia che non può laurearsi in Medicina

La battaglia legale di Giovanni Luca Romano docente in un ateneo privato, che deve ricorrere al Tar per dare gli esami nell’Università di Catania

Carmen Greco

13 Luglio 2025, 10:40

Lo strano caso del prof catanese di Farmacologia che non può laurearsi in Medicina

Giovanni Luca Romano è professore associato di Farmacologia, materia che insegna nel corso di laurea di Medicina e Chirurgia in un’università privata siciliana.
Trentanove anni, catanese, un curriculum con diverse esperienze all’estero e pubblicazioni, per implementare i suoi studi vorrebbe laurearsi in Medicina e nel 2024 si è iscritto - dopo aver superato il test d’ingresso - al corso di laurea in Medicina dell’Università di Catania.

Il suo obiettivo era ottenere una seconda laurea e - come di prassi in questi casi - ha chiesto la convalida dei crediti delle materie compatibili per le discipline di base della laurea in Medicina. Ma gli si è parato davanti un “muro”.

«Avevo chiesto la convalida delle discipline di base, biologia, chimica, microbiologia, biochimica, patologia generale… allegando il mio curriculum - racconta - ma la Commissione tecnica affari correnti del corso di laurea magistrale in medicina e chirurgia, composta da 5 docenti di discipline interne al corso di laurea ha ritenuto di non convalidare nulla se non Farmacologia, adducendo che gli altri insegnamenti fossero “obsolescenti”. Un criterio che esiste, per la verità, ma non si spiega perché l’abbiano applicato sulle materie del primo anno (che non “scadono” ndr) piuttosto che su una materia come la farmacologia che è del V anno e, a onor del vero, sarebbe stata molto più preposta a un aggiornamento visto che l’ho data nel 2010. E poi, visto che Farmacologia al V anno, di fatto, contiene tutti gli insegnamenti che io propongo per la convalida, come fanno a non convalidarmi le materie a monte?».

A quel punto il prof Romano ha presentato un ricorso cautelare al Tar, tramite i suoi avvocati Simona Santoro e Francesco Marino, chiedendo di poter frequentare le lezioni del secondo semestre del III anno - con riserva - se non altro per non perdere l’anno. Il Tar di Catania ordina all’Università di Catania di rivedere l’istanza relativa al primo “rifiuto”, ma anche la seconda valutazione finisce con una fumata nera nel marzo 2025. Stavolta la motivazione è diversa, vale a dire che alcune materie non si possono convalidare se non date nel corso di laurea di Medicina.

«Perché - osserva Romano - non è dato sapere. A meno che loro non ritengano che “solo” in Medicina quella materia si faccia bene. Tanto per fare un parallelo sarebbe come passare da Scienze politiche a Giurisprudenza e stabilire che il Diritto che hai studiato lì non vale nell’altra facoltà».

Perché non si è rivolto a un altro Ateneo?

«Ma io sono di Catania, abito qui, perché dovrei andare a devastarmi la vita andando a fare esami chissà dove? Perché un Ateneo decide di applicare un sistema particolarmente restrittivo nei miei confronti?».

S’è mai verificato un caso simile?

Che io sappia no, è abbastanza improbabile che sia un prof associato con un curriculum come il mio a chiedere la convalida delle materie, in genere si tratta di studenti che cambiano facoltà».

Quindi ce l’hanno con lei?

«Secondo me non vogliono che passi il principio che dopo un certo numero di anni un laureato possa avere convalidati dei crediti per non “facilitare” la strada per il riconoscimento. Medicina è stata da sempre una facoltà diciamo d’élite e poi, più banalmente, più materie riesci a farti convalidare meno tasse paghi, perché ti iscrivi direttamente al terzo anno».

Intanto il braccio di ferro giudiziario va avanti. L’udienza di merito su tutta questa vicenda è prevista il primo di ottobre davanti al Tar di Catania il quale, nel frattempo, il 19 giugno scorso con un’altra ordinanza cautelare ha ordinato all’Università di Catania di «assicurare al ricorrente - con riserva - la frequenza delle lezioni del III anno con tutte le correlate attività previste. nessuna esclusa». Ma Unict non ha permesso allo “studente” di partecipare alle lezioni, prenotare tirocini e tantomeno dare esami. Di qui una seconda istanza presentata al Tar chiedendo che venissero rispettate le decisioni dei giudici amministrativi anche con la nomina di un commissario ad acta. In particolare Romano ha chiesto di poter svolgere l’esame di Medicina di laboratorio. Anche in questo caso Il Tar dà ragione al prof Romano sostenendo che «le argomentazioni ostative articolate dall’Ateneo resistente risultano inconferenti» e nominando un commissario ad acta (il direttore generale dell’Università di Messina, Pietro Nuccio ndr) per intervenire in via sostitutiva in caso di mancato adempimento da parte dell’Università di Catania.
Giovanni Luca Romano supera davanti a testimoni l’esame del corso integrato di Medicina di Laboratorio e Diagnostica integrata con il voto di 28/30, ma anche in questo caso, l’Università non lo riconosce, l’esito dell’esame non viene registrato - ad oggi - nel portale studenti (quindi è come se non fosse mai stato dato), né esiste un certificato cartaceo che ne dimostri il superamento.

«Sono in una specie di “bolla” dalla quale non riesco a uscire».

Solidarietà da parte di qualche suo collega?

«La commissione è sicuramente contraria alla mia iniziativa, molti docenti si sono dimostrati solidali ma hanno le mani legate, sono pur sempre dipendenti Unict, li capisco».

Finora Romano ha dalla sua quattro provvedimenti del Tar (un decreto urgente, tre ordinanze urgenti) e un decreto del Cga. Unict ha impugnato l’ultima ordinanza, chiedendo di sospendere il provvedimento a lui favorevole e l’udienza si terrà il 16 luglio.

Lo stato d’animo?

«Amarezza infinita - allarga le braccia - in una società civile un’iniziativa che ritengo nobile, come la mia, dovrebbe essere accolta positivamente non con ostruzionismo e negatività. Non ho chiesto la laurea ad honorem in Medicina, solo di convalidarmi le materie base che fanno parte di tanti altri corsi di laurea. Comunque io continuerò a oltranza, è una battaglia in linea con le mie esigenze personali e professionali e andrò avanti fino alla fine».