L'ultimo show di Carmelo Costa: scompare colui che anticipò la Catania Seattle d'Italia
Un malore lo ha colpito mentre si trovava per lavoro a Messina. Con lui l’Isola ha vissuto gli eventi “live” più appassionanti
da sinistra Jovanotti e Carmelo Costa
«Preparati a fare un poco di scrusciu!». Ogni telefonata di Carmelo Costa cominciava più o meno con questa frase. Era l’anticipazione di qualche tour di quelli seri, non cantantucoli. Carmelo, il promoter che ha fatto di Catania e della Sicilia una piattaforma musicale in grado di anticipare quel che sarebbe accaduto dopo qualche decennio con la complicità di Francesco Virlinzi. La Catania Seattle d’Italia è stata anticipata da una serie di eventi che solo una persona come Costa, caparbia, appassionata, instancabile, poteva trasformare da parole a fatti.
L’ho conosciuto quando da giovanissimo appassionato di musica, passavo dal suo ufficio di via Verona dietro il liceo Cutelli, quando la sua agenzia si chiamava Promostage. Pino Daniele nel 1982, i Rockets al Cibali; scorri l’album dei ricordi, dei biglietti, dei pass, e scopri quante cose belle, quanta bella musica è arrivata a Catania, ad Acireale, a Messina, proprio grazie a Carmelo.
In un’intervista del dicembre 2016, rilasciata al collega Gianluca Reale, che gli chiedeva cosa salverebbe della sua città, Carmelo Costa, con la sua innata ironia, a volte amara, rispondeva: «Salvo i catanesi, quelli che hanno voglia di combattere, quelli che dal nulla si inventano ancora delle cose, con la verve dei più giovani. La “catanesità” è questa. E poi salvo la famosa “liscìa”, impossibile da spiegare a un milanese”. Lui, Carmelo, si faceva rispettare, se aveva da rimproverare qualcosa a qualcuno non usava mezzi termini e te le sparava in faccia. Ma riusciva, comunque, a farsi amare e rispettare allo stesso tempo. E ci piace pensare che quei catanesi, e non solo, che lui ha sempre difeso a spada tratta, ai quali ha insegnato a “inventare”, lo abbiano ripagato proseguendo lungo quella strada tracciata attraverso chilometri consumati lungo le strade dell’Isola (quanto coraggio!), alberghi, capricci delle “star” (valli ad accontentare tutti!), problemi burocratici (e qui chiunque altro sarebbe scappato a gambe levate!).
Abbiamo lavorato a stretto contatto, con la solita telefonata in stile “Annunciazione, annunciazione!”. «Ti porto gli Iron Maiden, sei contento???». Poi, Bryan Adams, i Litfiba, Sting a Marsala, quando l’ex Police dedicò “Fragile” alla memoria del giudice Borsellino assassinato l’anno prima, Venditti (campione d’incassi con il concerto alla Favorita di Palermo), Simple Minds, Bob Dylan, il rapporto strettissimo con Vasco Rossi e con i Pooh, come quella volta che mi chiese di organizzare una diretta ad Antenna Sicilia proprio con i Pooh che rispondevano alle domande dei telespettatori. Alla fine, per evitare una folla di fan all’ingresso della redazione, Carmelo mi chiede la cortesia di indicare all’autista della band, che aspettava in strada, l’ingresso carrabile di servizio. Scendo, apro lo sportello lato passeggero, entro in macchina. L’autista mi guarda e con calma serafica mi chiede: “E tu chi sei?!”. O ancora i primi articoli dettati a conclusione di concerto ai dimafonisti del giornale grazie al telefono dell’auto di Carmelo.
Queste cose, ogni tanto, ce le raccontavamo, ridendo. Ma gli aneddoti più succosi, se li teneva per sé, ed era felice di comunicare che stava per “chiudere” quell’autobiografia nella quale avrebbe raccontato cinquant’anni di “musica da bere”.
Oggi un brivido mi ha attraversato la schiena. Carmelo non c’è più. Era a Messina, dove stava pianificando i concerti per la prossima estate. Carmelo non c’è più, ha lasciato il palco. Ha spento le luci della ribalta. Qualcuno diceva: «Carmelo è uno stronzo». Beh, sarà pure vero, ma era anche un gentiluomo. E da lui questa stronzata no, non ce la saremmo mai aspettata. Ciao Carmelo, grazie per aver reso realtà tanti sogni in musica.