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L'uscita di Sant'Agata dalla "Cammaredda": il sacello tra i luoghi di culto più venerati di Catania

E' un piccolo e prezioso spazio situato all'interno della Cattedrale, nella navata di destra, tra il presbiterio e la cappella absidale laterale

Sonia Distefano

04 Febbraio 2025, 06:00

S. Agata Sacello

S. Agata Sacello

Tra i momenti più emozionanti della festa di Sant'Agata a Catania, l’Alba del 4 febbraio occupa un posto speciale, caratterizzata da una trepidazione che cresce già da tutta la notte, un'attesa senza sosta che culmina nel momento in cui il busto reliquiario di Sant'Agata esce dal Sacello. Questo evento segna l'incontro visivo con la Santa, un simbolo di devozione profonda per i catanesi, che partecipano a questo atto di fede con un'intensità religiosa, che crea un'esperienza collettiva e commovente.

Il Sacello di Sant'Agata, conosciuto dai catanesi come la “Cammaredda”, è un piccolo e prezioso spazio situato all'interno della Cattedrale di Catania, nella navata di destra, tra il presbiterio e la cappella absidale laterale. Questo luogo, che custodisce il busto e lo scrigno reliquiario della martire, è uno dei centri di culto più venerati della città. La sua storia è strettamente legata all'evoluzione della devozione ad Agata e alla storia della pittura a Catania, in particolare nel 1400 e nel 1500.

Non esistono documenti ufficiali che attestino con certezza la data di costruzione del Sacello, ma gli storici locali lo fanno risalire al periodo post-1376, anno in cui arrivò da Avignone il busto realizzato da Di Bartolo. È in quel momento che si rese necessaria una struttura per custodirlo, dando vita a questo spazio sacro. La “Cammaredda” è una stanza a volta, a botte, con una porta metallica pesante e un cancello in ferro battuto dorato, opere di Antonello Freri, scultore messinese che le realizzò tra il 1495 e il 1513. Il cancello è decorato con motivi ornamentali a rilievo, tipici della sua arte.

Il programma iconografico all'interno del Sacello è di grande valore artistico. Le pareti sono affrescate, con una composizione pittorica che racconta storie legate alla vita di Sant'Agata e ad altri santi. La pittura più antica è la rappresentazione della “Pietà”, realizzata intorno al 1400, che si trova nella parte superiore della parete centrale. Sui lati, gli affreschi si suddividono in quattro registri, ognuno con un tema preciso. Nel registro superiore, una scena raffigura Santa Lucia e la madre Eutichia in preghiera, nel contesto di un pellegrinaggio della martire siracusana verso il sepolcro di Sant'Agata. Accanto a questa immagine, un altro affresco mostra Goselmo e Gisliberto, due figure storiche che, secondo la tradizione, sarebbero stati i responsabili del «lodevole furto» del corpo della santa, rubato da Costantinopoli.

Il registro inferiore presenta figure meno definite, forse incompiute o realizzate da una mano più popolare, che rappresentano la folla meravigliata dal ritorno delle reliquie agatine a Catania. Una seconda scena ritrae un personaggio, probabilmente il vescovo Maurizio, che sembra raccogliere alcuni resti della santa. Sopra la scena della “Pietà” si trova l'immagine di Davide, re di Israele, un richiamo alla regalità e alla sacralità del luogo.

La volta del Sacello è decorata con tre scomparti che ospitano medaglioni circondati da ghirlande di fiori e frutti, con angeli che portano messaggi divini. Al di sopra della porta d'ingresso, un affresco con un profilo maschile sembra aggiungere un ulteriore elemento misterioso all’iconografia del luogo.

Nel 2010 il Sacello è stato oggetto di un restauro, a cura dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi e della Sovrintendenza di Catania, che ha riportato alla luce e preservato la bellezza delle pitture, rendendo ancora più suggestiva l’esperienza di coloro che, durante la festa di Sant’Agata, vi si recano per rendere omaggio alla Santa.