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Caro energia, a rischio i lavori della metro e della rete fognaria di Catania

Fresta (Ance): «I rincari fino a quattro volte delle materie prime stanno creando problemi all’intero settore dell'edilizia»

Di Maria Elena Quaiotti  |

I rincari, con costi anche quadruplicati, e la carenza delle materie prime stanno minando seriamente il settore delle infrastrutture e dell'edilizia. A preoccupare sono anche e soprattutto gli appalti pubblici, nel Catanese, e per essere concreti sul territorio a essere a serio rischio sono ad esempio i lavori sulla rete della metropolitana e l'avvio del completamento della rete fognaria, oltre alla “tenuta” dei cantieri di “minori” dimensioni già aperti (pensiamo all'ex Santa Marta o agli interventi sulla fibra) oltre a quelli previsti in apertura entro l'anno (i tanto sospirati lavori alla zona industriale, ad esempio). Ma il problema è comune in tutta Italia. «È una catastrofe – non usa mezzi termini Rosario Fresta, presidente Ance Catania – in 15 giorni abbiamo avuto una tale dose di rincari sui materiali, vitali per il nostro settore, che, se pur c’erano stati a causa della pandemia, non avevamo visto l’anno scorso. Aumenti così spropositati non si erano mai verificati, ripeto, e hanno dell'incredibile».  «Non solo c'è il rischio, ma ormai è certezza: le imprese saranno costrette a fermarsi – prosegue – perché con questi aumenti non potranno più affrontare i lavori in corso o già appaltati, i costi delle opere affidate con vecchi contratti non sono più equi e perfino il preziario regionale, uscito a gennaio 2022, non è già più adeguato, perché non si è tenuto conto della situazione che si è venuta a creare. Sono a rischio sia i cantieri già aperti, che non riusciranno a rispettare i tempi di consegna, ma anche quelli di prossima apertura, fino ad arrivare alle opere previste con il Pnrr. E il colmo è che non si vede la volontà, politica, di risolvere il problema».  Oggi, mercoledì, Fresta sarà a Roma insieme al presidente nazionale Ance, Gabriele Buia, in attesa della convocazione da parte del presidente del consiglio Mario Draghi. Un confronto che diventa vitale per dare risposte a migliaia di aziende attive nell'edilizia, «dalle quali ricevo ogni giorno telefonate allarmanti. Ma a cascata i problemi inizieranno per tutti i tipi di attività. Vogliamo innanzitutto risposte: la norma che era stata inserita nella bozza del decreto energia per tutelare le imprese è stata eliminata nottetempo, e neanche la misura della “compensazione dei materiali” si è finora rivelata efficace. Il Governo aveva messo circa 100 milioni di euro a copertura di questi aumenti, poi portato a 380, ma per la mole di lavoro che c'è in Italia risulta essere una cifra irrisoria. Noi come Ance avevamo chiesto che venisse introdotta, come in Francia e Spagna, una revisione prezzi Sal per Sal (stato avanzamento lavori) che tenesse conto degli aumenti, oltre alla possibilità di sospendere o prorogare i cantieri attivi per riuscire ad affrontare la situazione. Ma il nostro governo sembra sordo. Con questa situazione sempre più gare andranno deserte, non la vedo bene».  «Noi – conclude – intendiamo cercare di risolvere la situazione nel nostro stile, con il dialogo ed il confronto, ma se non dovessimo venire ascoltati, se la politica non affrontasse la situazione seriamente, non escludiamo azioni alternative. Da alcuni territori già parlano di manifestazioni di piazza, non vorremmo arrivarci».

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