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L'omicidio di Santo Giuffrida

Catania: killer su commissione, in appello chiesto di riaprire il dibattimento

I due imputati in primo grado sono stati condannati all'ergastolo. Sono stati accusati di essere stati ingaggiati dalla moglie della vittima per ucciderlo. 

Di Laura Distefano |

L’omicidio dell’imprenditore  Santo Giuffrida, morto nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 2002 a Misterbianco, nasconde dietro una storia diabolica. E anche triste. Una verità processuale, conclamata dalla Cassazione, c’è: a volere la sua morte è stata la moglie Barbara Bregamo. Che con l’aiuto dell’amante e di altri complici ingaggiati – per fermare anni di violenze e minacce – avrebbe inscenato la morte per infarto del marito.

Ma il processo ordinario che vede alla sbarra Alfio Maugeri e Antonio Zuccarello, già condannati all’ergastolo dalla Corte d’Assise, è arrivato allo scoglio del secondo grado. E ci sono molti elementi che fanno pensare che l’attività istruttoria potrebbe essere riaperta. Sia la pg, rappresentata dai sostituti procuratori generali Andrea Ursino e Giovannella Scaminaci, che la difesa, composta dagli avvocati Franceso Marchese ed Emilio La Ferrera per Maugeri e Francesco Silluzio per Zuccarello, hanno chiesto alla Corte d’Assise diverse rinnovazioni dibattimentali. 

La pg ha chiesto di esaminare il pentito Luciano Cavallaro, ex soldato del clan mafioso di Misterbianco e amante della Bregamo. È attraverso le sue dichiarazioni che la storia viene fuori oltre un decennio. Quella morte sarebbe passata per “naturale” se Cavallaro non avesse deciso di vuotare il sacco. 

Nei motivi d’appello la difesa di Maugeri ha evidenziato  alcuni vizi di nullità nell’audizione del collaboratore durante il processo di primo grado che si è svolto in piena pandemia Covid. Ma oltre questo i legali hanno chiesto anche di esaminare il padre di Cavallaro, di depositare un brogliaccio di intercettazioni del 2017, di nominare dei consulenti per la trascrizione di alcuni dialoghi captati in fase di indagini dai carabinieri. E infine gli avvocati hanno fatto istanza per l’escussione del titolare della ditta che si occupa dell’archiviazione delle cartelle cliniche del Pronto Soccorso, questo al fine di “certificare” se Giuffrida è morto prima dell’arrivo o meno in ospedale.  Istanze così articolate e dettagliate che hanno portato il collegio a rinviare il processo a marzo. In quella udienza la Corte d’Assise scioglierà la riserva sia sulle richieste della pg che della difesa.  

La condanna a morte dell’’imprenditore misterbianchese da parte di Bregamo e di Cavallaro fu decisa già nel 2001. Ma il primo tentativo fallì: fu inscenata una rapina con accoltellamento, ma la vittima reagì facendo scappare il sicario. I due amanti a quel punto decisero di riprovarci ingaggiando i due imputati, che grazie all’aiuto della donna si introdussero in casa per mettere in atto il diabolico piano di morte.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA