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Etna, la morte del volontario del soccorso alpino: 4 indagati

La procura ha notificato quattro avvisi di conclusione indagini. La famiglia di Salvatore Laudani chiede "giustizia". La difesa: "Tutto sarà chiarito, nessuna responsabilità". 

Di Laura Distefano |

Il cuore di Salvatore Leonardi  ha smesso di battere nell’autunno 2021  mentre operava un servizio di salvataggio sull’Etna, a. oltre 2200 metri di quota. Un escursionista era scivolato procurandosi una frattura  in uno dei canaloni della Valle del Bove e i soccorritori erano riusciti a localizzarlo e recuperalo. Le operazioni erano state rese particolarmente difficoltose da condizioni meteo proibitive, vento e temperature sotto lo zero.  Nelle fasi di  rientro, infatti, il tecnico del Soccorso alpino e speleologico siciliano si è accasciato sulla neve per un malore  ed è purtroppo deceduto davanti agli occhi dei colleghi. Inutile è stato l’arrivo alla Sp 92 dove c’erano le ambulanze.  Salvatore, ai funerali, è stato definito un eroe. Alla vedova Maria e alle due figlie, rimaste orfane di padre,  l’ex presidente della Regione Nello Musumeci ha consegnato una medaglia d’oro al valor civile alla memoria di Laudani, «luminoso, imperituro esempio di solidarietà umana e di altruismo». Ma i familiari, fin da quel maledetto pomeriggio del 28 novembre 2021, sono stati convinti che qualcosa durante quell’intervento fosse andato storto. E così, affidandosi all’avvocato Salvatore Leotta, hanno presentato una denuncia alla procura etnea. C’è stata una delicata indagine condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Catania che hanno portato a ricostruire quanto successo nel corso dell’intervento di soccorso: dalla segnalazione fino al recupero. E l’inchiesta, coordinata dal pm Fabio Regolo, ha portato a iscrivere nel registro degli indagati quattro operatori del Cnas a cui recentemente è stato notificato l’avviso di conclusione. Per tre di loro è  contestato l’omicidio colposo. Per gli inquirenti ci sarebbero state delle «omissioni» da parte di alcuni soggetti che avrebbero avuto il ruolo di coordinare. Per la procura la “direzione” dell’operazione «particolarmente complessa» sarebbe dovuta avvenuta direttamente sui luoghi. Inoltre, leggendo gli atti, non sarebbe stata attivata «una maglia radio» per garantire le comunicazioni. «In violazione delle lineeguida e buone prassi – scrive la procura – nonchè per colpa consistita nell’assenza di diligenza, prudenza e perizia nel coordinare le attività cagionavano la morte di Salvatore Laudani, operatore del soccorso alpino intervenuto  insieme ad altri volontari per salvare un escursionista che necessitava di aiuto».  Il quarto indagato invece è accusato di “rifiuto di atti d’ufficio” perché secondo la magistratura nono stante la “reperibilità” (quindi incaricato di pubblico servizio) si sarebbe «rifiutato indebitamente» un atto che avrebbe dovuto compiere «senza ritardo per ragioni di sicurezza pubblica e sanità».  «Il soccorso alpino non ha ancora smesso di piangere per  la perdita di Salvatore Laudani – commenta l’avvocato Giorgio Bisagna, difensore degli indagati – Siamo comunque fiduciosi nel lavoro della magistratura che contribuirà a chiarire quanto accaduto e a fare piena luce sulle oggettive responsabilità anche istituzionali di cui è vittima il soccorso alpino, che ricordiamo svolge un’attività di volontariato senza sostanziale sostegno degli organi competenti a livello regionale. Confidiamo – conclude – che si chiarisca ogni mancanza di responsabilità penale nei confronti degli indagati».

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