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la riqualificazione

Ex ospedale Santa Marta, spunta il passato che rinasce

Contestata l'idea di realizzare una piazza, critiche al progetto dell'arch. Scannella con grandi pilastri bianchi e neri alti 14 metri con sopra una pensilina fotovoltaica

Di Pinella Leocata |

E’ quasi ultimato l’abbattimento degli edifici costruiti negli anni Sessanta sulla collina di Montevergine, lungo le vie San Clemente e Santo Bambino, un fronte ad angolo retto che per lunghi anni ha coperto alla vista il settecentesco ospedale Santa Marta che adesso torna visibile tra gli alberi imbiancati dalla polvere.  Sta per arrivare a compimento la prima parte del progetto voluto dal presidente della Regione Nello Musumeci che nel settembre del 2019 ha stipulato un accordo con l’Azienda universitaria e ospedaliera Policlinico- Vittorio Emanuele che ha dato in comodato d’uso alla Regione gli edifici degli ospedali Santa Marta e Vittorio Emanuele. 

Musumeci, inoltre, nel marzo 2020, ha attivato i fondi a sua disposizione, ex art. 38, destinando 2,3 milioni di euro alla demolizione dei padiglioni del Santa Marta costruiti nel dopoguerra.  Una decisione motivata con la necessità sia di valorizzare l’immobile settecentesco, attribuito al Vaccarini (impropriamente, secondo gli esperti) sia di restituire uniformità urbanistica e architettonica a quella parte di città barocca. La demolizione dei brutti edifici degli anni Sessanta, inoltre, secondo Musumeci, contribuirà a riqualificare l’area conferendole maggiore capacità di attrazione turistica. 

Una scelta criticata da molti, nel metodo e nel merito, anche attraverso interrogazioni all’Ars volte a contestare il fatto che il presidente della Regione possa scegliere da solo cosa e come intervenire nel tessuto urbano della Catania antica. A contestare l’idea di realizzare una piazza, al posto di uno spazio chiuso da edifici, anche un nutrito gruppo di intellettuali che ha rilevato come le antiche mappe settecentesche della città riportano sempre un “fronte” costruito lungo le vie San Clemente e Santo Bambino. A loro avviso non prevedere più questa quinta significa creare un vuoto urbano nel tessuto storico e decontestualizzare l’edificio settecentesco del vecchio ospedale. 

Da loro l’invito a lanciare un concorso internazionale di idee relativamente al modo in cui ripensare e ricostruire non solo la parte ora demolita, ma l’intero comparto dove sorgono gli ospedali. Gli intellettuali hanno fatto notare, inoltre, che le attuali leggi in materia non consentono interventi che alterino il tessuto urbanistico in zona A, quale è quella in questione. 

Alle obiezioni Musumeci ha reagito presentando l’anno scorso, al Palazzo della Regione di Catania – presenti l’assessore regionale alla Salute, Razza, il sindaco Pogliese e l’assessore all’Urbanistica, Trantino – il progetto redatto dall’arch. Giuseppe Scannella. Una proposta che è stata fortemente criticata dai cittadini.

 Il progetto prevede una piazza aperta che, però, evoca la precedente cortina di edifici disegnandone i margini con grandi pilastri alti 14 metri realizzati in pietra bianca e nera, i colori del barocco catanese.  Su questi pilastri è prevista, distesa in orizzontale all’altezza degli edifici attigui, una pensilina fotovoltaica, una sorta di macchina bioclimatica che potrebbe servire anche da traliccio teatrale dove sospendere maxischermi, banner e sistemi di sonorizzazioni. 

Sono previsti, inoltre, spazi giochi per bambini, aree con attrezzi ginnici, vasche con giochi d’acqua e luoghi dove sedersi per chiacchierare e leggere. Un progetto che, come detto, è stato fortemente contestato dalla città. Finora, però, non ne sono stati presentati altri. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA