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L'allarme

La “movida” abbandonata alla criminalità

Associazioni e Comitati cittadini del centro storico chiedono un tavolo di confronto mensile con istituzioni e forze dell’ordine. «Tra le vie Coppola e Sangiuliano i clan si sono divisi i pub e nessuno interviene»

Di Maria Elena Quaiotti |

Della serie: “Ci siamo anche noi!”. Si tratta dell'Associazione centro storico (Acs) e dei Comitati Gemmellaro Sciuti, Bellini, Antico Corso, dell'Indirizzo (Pescheria) e dei residenti di via Auteri che, dopo la protesta estiva delle lenzuola (ancora esposte) ma che non hanno mai avuto alcuna reazione da parte dell'amministrazione comunale, si sono resi protagonisti di un (inedito) sit-in sotto la Prefettura in concomitanza della convocazione del Comitato ordine pubblico e sicurezza di mercoledì. Ieri poi c'è stata la convocazione presso il palazzo di governo dei rappresentanti delle cinque associazioni e comitati di residenti del centro storico e la settimana prossima è stata prevista la partecipazione (inedita) nella commissione consiliare Urbanistica e Assetto del territorio e servizi, commissione presieduta da Manfredi Zammataro, che in una nota ha precisato: «Dobbiamo sostenere la movida, quella sana, all'insegna di un patto sociale che deve vedere un'alleanza tra le categorie, tra commercianti e residenti, senza contrapposizioni spesso dannose e improduttive per il benessere della nostra città, con una cabina di regia istituzionale».

Ieri le richieste dei residenti sono state chiare: «Intanto – si è fatta portavoce Anna La Bruna, Acs – abbiamo chiesto l'istituzione di un tavolo di confronto con cadenza mensile tra i residenti, il Comune e le forze dell'ordine, visto che non siamo stati neppure convocati in occasione del Comitato ordine pubblico e sicurezza, al quale erano presenti invece i rappresentanti degli esercenti. Le lamentele e i problemi di degrado del centro storico li abbiamo ripetuti innumerevoli volte, la situazione nell'ultimo periodo è anche precipitata (il riferimento non casuale è alla rissa, ultima in ordine di tempo, in piazza Currò, ma non solo, ndr) mentre sono mancate le risposte efficaci sia dell'amministrazione che delle forze dell'ordine. Abbiamo chiesto al prefetto, con forza, l'adozione di provvedimenti straordinari che sono nelle sue prerogative, in relazione a tre obiettivi, semplici da realizzare perché a costo zero: efficacia dei presìdi, in orari e modalità nelle aree più “calde” della movida; riduzione immediata degli orari di apertura dei locali e mescita di alcol e altre bevande; inibizione delle emissioni musicali, in quanto causa di assembramento, disordini e insicurezza nelle nostre zone. Tutto questo in attesa che i provvedimenti varati e programmati nell’ambito del Comitato ordine pubblico e sicurezza, che ha riunito gli esponenti di Comune e forze dell'ordine, vengano resi praticabili».

«“Noi – ha aggiunto Salvo Cannata, presidente del neocostituito Comitato dei residenti di piazza Bellini –  non siamo contro gli esercenti, il problema da qualche anno a questa parte è che i locali sono gestiti da soggetti per cui la Prefettura dovrebbe andare a controllare con che risorse economiche sono state aperte, e che hanno attirato nel centro storico tutta la malavita catanese, occupandolo “militarmente”. Tra via Coppola e via Sangiuliano vi è la divisione dei clan dei vari pub, e la polizia non può non saperlo, oltre alle ore di fila che si creano per accedere perché la sede stradale è occupata da auto e moto sui marciapiedi e in doppia e tripla fila. Piazza Teatro Massimo è un parcheggio a cielo aperto di moto e auto, senza contare la sporcizia e le bottiglie rotte, musica alta fino alle 3 di notte, e i fuochi d'artificio a mezzanotte. I turisti sono sbalorditi di come noi catanesi abbiamo ridotto il centro storico. Noi chiamiamo i vigili, ma non possono mai intervenire se non in caso di risse e accoltellamenti, in un rimpallo vergognoso. Si è deciso scientemente di abbandonare il centro storico alla criminalità, perché? E perché siamo noi cittadini a dover combattere per i nostri diritti, oltre ad aver ricevuto minacce? Se combattiamo questa battaglia da soli è già persa in partenza».

Stessi problemi alla Pescheria e dintorni, come ha precisato Raffaele Zappalà, Comitato dell'Indirizzo: «Da noi c'è totale abbandono e degrado, abbiamo un'isola pedonale costituita nel 2014 e mai realmente attuata. E poi, la sera, siamo abbandonati a noi stessi: ormai stanno solo aprendo locali su locali, molti lavorano rispettando le regole, ma altri no e creano disturbo alla quiete pubblica fuori orario». Ancora più pragmatico è Salvatore Castro, Comitato Antico Corso, via Plebiscito e dintorni: «La nostra – ha spiegato – è una delle “zone franche” per la ristorazione “on the road”, cosa diversa dal “cibo di strada” in quanto si tratta di attività “molto organizzate” con un giro economico non indifferente e senza il rispetto di una regola fondamentale: la città appartiene ai cittadini. A Catania si è sempre sostenuto che la legalità fosse un freno allo sviluppo economico, un paradigma che va abbattuto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA