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Monsignor Gristina lascia, parte il “totovescovo”

Raggiunti limiti d’età per il presule che compie 75 anni. Iter fino a 6 mesi per il successore. Nessuna "vacatio", l'arcivescovo resta nel pieno delle sue funzioni

Di Rossella Jannello |

Oggi per monsignor  Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania,  è un giorno di festa, forse velato da qualche mestizia. Il presule compie infatti 75 anni e come già preannunciato, a norma del Codice di diritto canonico, presenterà le sue dimissioni al Papa, dopo 19 anni alla guida dell’Arcidiocesi etnea e da presidente della Cesi, la Conferenza episcopale siciliana. Pare che al momento non ci sarà un commiato ufficiale e sarà tutto rimandato al momento del “cambio della guardia”. Ma che cosa succederà ora? Chi sarà il successore di monsignor  Gristina? Innanzitutto, è bene chiarire che non si tratta necessariamente di un processo immediato, anzi, normalmente le complesse procedure prevedono un percorso che varia da due a sei mesi. Nelle more l’arcivescovo etneo rimarrà nel pieno delle sue funzioni, senza alcuna vacatio. 

La Congregazione per i vescovi, il dicastero preposto al ricevimento delle dimissioni presenta infatti l’offerta di dimissioni al Papa che può rifiutarla o accettarla con effetto immediato. La decisione più tipica è quella di accettare le dimissioni ma con effetto solo dalla data di pubblicazione della nomina di un successore, una decisione conosciuta come accettazione nunc pro tunc (ora per allora). E, solo a nomina avvenuta e in attesa dell’arrivo del nuovo, il “vecchio vescovo” diventa amministratore per “gli affari correnti”.

Come funziona la “macchina” delle nuove nomine? Il Nunzio preposto al termine di un’indagine che prevede esplorazioni territoriali e più generali, compila una breve lista e invierà poi la “terna” alla Santa Sede con i nomi dei tre candidati che sembrano essere più appropriati a ricoprire l’ufficio. La congregazione dei vescovi studia la documentazione fornita dal Nunzio tenendo conto della sua opinione ma non necessariamente accettandola. Quando la Congregazione decide su quale prete debba essere nominato, presenta le sue conclusioni al Papa, chiedendogli di fare la nomina.

Se questa  è la procedura corrente, l’ultima parola rimane comunque al Pontefice. E in questo senso, papa Francesco ha già più volte stupito e sparigliato le previsioni, con decisioni alternative. Per questo anche fra i più informati nessuno ha certezze sul successore di monsignor Gristina. Si fa qualche nome, ma soprattutto molti ragionamenti.

Tanti sono quelli che pensano alla possibilità che a succedere al vescovo dimissionario, sia il vescovo di una Diocesi vicina: monsignor Calogero Peri, il cappuccino dal 2010 vescovo di Caltagirone o il più quotato monsignor  Antonino Raspanti, vescovo di Acireale dal 2011. Ricordando anche come lo stesso mons. Gristina fu nominato arcivescovo etneo dopo una permanenza alla guida della Diocesi di Acireale dal 1999 al 2002.

Ma questo è solo uno dei ragionamenti possibili. Il presule potrebbe giungere infatti, già episcopo, da altre sedi. Totalmente estraneo a Catania, oppure di origini etnee ma nominato altrove, come – ma è solo un esempio – mons. Giuseppe Baturi, catanese, dal 16 novembre 2019 arcivescovo metropolita di Cagliari e dal 25 maggio 2021 vicepresidente per l’Italia centrale della Conferenza Episcopale Italiana. Del resto, la territorialità (cioè andare a governare una diocesi nella Regione natale) non sembra più come in passato essere un problema. Si fa l’esempio di monsignor Mario Delpini, lombardo, nominato il 7 luglio 2017 Arcivescovo di Milano o mons. Corrado Lorefice, siciliano di Ispica, dal 2015 arcivescovo di Palermo.

Ancora, il nuovo arcivescovo di Catania potrebbe essere… non ancora vescovo, nel senso che la consacrazione episcopale giungerebbe dopo la nomina. In linea con la già nutrita squadra di vescovi e cardinali scelti da papa Francesco tra i cosiddetti preti di strada in prima linea nella lotta alle povertà, disuguaglianze sociali, criminalità organizzata, impegno consono al suo costante appello per aiutare “ultimi, scartati, poveri tra i più poveri". Qui le ipotesi sui nomi si fanno le più svariate. C’è chi pesca fra i sacerdoti locali più impegnati della Diocesi – fra loro c’è anche chi conta su un rapporto personale con Papa Francesco corroborato da diverse telefonate – e c’è chi allarga le proprie ipotesi a livello regionale, pensando ai tanti sacerdoti siciliani impegnati contro la mafia e la criminalità, fra cui Don Fortunato Di Noto, che opera ad Avola, fondatore dell’Associazione Meter, noto per la sua lotta contro la pedofilia e la tutela dell’infanzia in Italia e nel mondo. C’è chi si spinge a fare il nome anche di padre Antonio Spadaro, siciliano, giornalista, direttore della rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica. 

Non è da escludere peraltro che il Papa potrebbe decidere di prolungare il mandato di mons. Gristina, come avviene da anni per il vescovo di Perugia, il cardinale Bassetti, quasi ottantenne, oppure puntare a una “rivoluzione” con l’accorpamento delle diocesi in persona episcopi, cioè affidando al nuovo vescovo catanese il ministero di diocesi vicine, come accaduto nel recente passato ad esempio per Carpi, Palestrina e Lanusei. 

Infine, potrebbe essere già pronta la terna anche per il nuovo presidente della Cesi, ma qui si aprono altri scenari. Insomma, bisogna attendere, anche se una scadenza significativa per la città bussa già alla porta: parliamo della Festa d’estate di Sant’Agata, il prossimo 17 agosto. Chi la gestirà? Chi prenderà decisioni in merito?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA