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Processo bis per il “traduttore” catanese delle rivendicazioni degli attentati

La Corte Suprema ha annullato l'assoluzione per Giuseppe, 34 anni, l'anarco insurrezionalista originario del capoluogo etneo: per lui un nuovo processo davanti la Corte di Assise d'Appello di Torino 

Di Redazione |

 Adesso tocca al traduttore. Dopo Alfredo Cospito e Anna Beniamino, i due anarchici accusati di avere dato vita alle cellule terroristiche delle Fai-Fri, nei prossimi mesi sarà processato in Corte di Assise d’appello a Torino uno dei compagni che diffondevano su internet, nel suo caso virandoli dall’inglese all’italiano, i comunicati e le rivendicazioni degli attentati messi a segno in varie località del mondo.

La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui Giuseppe L.T., 34 anni, originario di Catania, era stato assolto. Gli Ermellini, nel pronunciarsi su uno dei tanti filoni della maxi-inchiesta Scripta Manent, hanno accolto la linea della procura generale. L’imputato non prese parte diretta alla catena di azioni targate Fai-Fri (bombe, plichi esplosivi) che si snodò dal 2003 al 2016 ma, anche se si limitò in prevalenza a tradurre e pubblicare i proclami dei gruppi sparsi in altri Paesi, di per sé non può essere considerato estraneo all’associazione terroristica: serve dunque un nuovo passaggio davanti ai giudici. Nel 2012 il catanese aprì con un compagno il sito Parole armate, che secondo le sentenze era «il mezzo di scambi di idee fra appartenenti alle Fai-Fri».

Trattava «documenti di centrale importanza nell’ambito delle offensive rivoluzionarie in atto da parte delle realtà anarco-insurrezionaliste nazionali e internazionali». Materiale di «propaganda, apologia e proselitismo» finalizzato a «creare emulazione, indirizzare il consenso, incitare alla violenza». In primo grado L.T. fu condannato. In appello, nel 2021, era stato assolto. Ma per la Cassazione, anche alla luce delle email e delle intercettazioni, non si può dire che fosse un semplice copia-e-incolla: anzi, è possibile parlare di una piena adesione al progetto Fai-Fri. Gli inquirenti considerano il torinese Alfredo Cospito la figura centrale. E’ detenuto a Sassari e dal 21 ottobre, per protesta contro il regime di 41 bis cui è sottoposto, ha cominciato a rifiutare il cibo. Le sue condizioni continuano a peggiorare. Marianna Panico, segretaria di Resistenza Radicale, da Capodanno si è unita allo sciopero della fame in segno di solidarietà. Nell’appello bis, per Cospito la procura generale ha chiesto di trasformare la condanna a 20 anni in ergastolo per l’ultimo episodio da valutare: l’attentato del 2006 – che non fece vittime – alla scuola carabinieri di Fossano. I giudici però hanno mandato le carte alla Corte Costituzionale perché, codice alla mano, non possono concedere l’attenuante della lieve entita' e, quindi, di infliggere una pena più adeguata rispetto al carcere a vita.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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