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«Perché Caivano sì e Librino no? Noi aspettiamo»: Don Melissa “chiama” lo Stato

Il parroco della chiesa parrocchiale Resurrezione del Signore in viale Castagnola sul decreto per il quartiere del Napoletano

Di Maria Elena Quaiotti |

Perché un decreto del governo nazionale per Caivano e non si è mai pensato, ad esempio, di farne uno per Librino?«Mi sono posto questa domanda – a rispondere è padre Duilio Melissa, da circa un anno parroco alla chiesa parrocchiale Resurrezione del Signore in viale Castagnola, proveniente dalla parrocchia degli Angeli Custodi a San Cristoforo – perché Caivano sì e Librino no? Perché le nuove norme che colpiscono anche i minori di 14 anni e le loro famiglie, spesso composte da genitori, anche giovani, magari loro stessi figli di una mancata capacità di educare da parte dei propri genitori, spesso l’unico modo di vivere che hanno imparato, senza avere alternative, e quindi mettono in pratica ma solo perché non sanno fare altro? Mi sono risposto: attendo, attendiamo. Può darsi che allo Stato serva tempo per muoversi, vediamo come si muoveranno. L’unica cosa che noi possiamo fare e facciamo, come ci insegna il Sinodo, è ascoltare e conoscere le esigenze del territorio e delle persone, allo stesso tempo ascoltare il Signore e muoverci di conseguenza. Non serve fare grandi progetti di intervento che poi falliscono se non si conosce prima con cosa si ha a che fare. Serve partire da cose piccole, che magari poi diventeranno grandi. Una volta a Madre Teresa di Calcutta hanno posto questa domanda: “Madre, ma davanti a tutto il male che c’è nel mondo cosa possiamo fare?”. Lei rispose “Io cerco di non fare il male, tu fai la stessa cosa, siamo già due persone in meno nel mondo che non fanno il male”».

Abbiamo incontrato ieri padre Melissa, alle prese con le autorizzazioni da richiedere alla Questura per il concerto che si terrà domenica 24 settembre dalle 20,30 nel grande spazio antistante la parrocchia dove si trova anche la scuola “Mary Poppin’s” gestita dall’associazione Primavera, «ospiteremo la cover band dei Pooh “Pensiero Band”. Sarà un’importante occasione per i cittadini – spiega padre Duilio – il concerto viene offerto a Librino gratuitamente dalla band, senza doppi fini perché si tratta di persone che hanno tutte un proprio lavoro e suonano solo per passione, tra l’altro ne fa parte anche mio fratello Giordano. Un atto di generosità e opportunità per stare insieme, che siamo certi verrà apprezzato. La parrocchia e la “Mary Poppin’s” si occuperanno del “service”, non senza sacrifici, ma almeno per quella sera la piazza sarà nostra».

Sì perché da qualche tempo, e a rilevarlo è chi abita negli immediati dintorni, all’ingresso dell’ampio complesso di giorno, ma soprattutto di notte, “non si ragiona”. E c’è chi, tra i residenti, non esclude attività illecite e spaccio di droga, nonostante ci si trovi vicino a una chiesa e a una scuola. Ieri mattina la situazione era abbastanza tranquilla: «Oggi c’è la Caritas che distribuisce gli aiuti alimentari – spiega padre Duilio – assistiamo circa 200 famiglie della nostra e di altre due parrocchie che non hanno gli spazi adatti. Arrivando qui ho trovato una parrocchia con diverse persone che frequentano, anche famiglie intere, motivate e che collaborano alle attività. Ci sono però anche situazioni di sofferenza e disturbo nei confronti di chi abita nei dintorni. Una sera sono stati chiamati i carabinieri, che sono intervenuti, ma appena andati via la situazione è tornata peggio di prima».In effetti il patio di accesso, pur dotato di illuminazione, non è rassicurante con le classiche scritte ovunque, una macchinetta del caffè “blindata” per evitare danneggiamenti, un po’ più di cura e attenzione non guasterebbe a renderlo più “bello”.

Chi frequenta questo posto? Ci sono minorenni, ma anche 25-30enni, magari con figli, che esempio danno ai loro figli?

«Non è certo un problema di oggi – risponde – e non solo di Librino. Il vero problema, generalizzato nel territorio, è che non ci sono più educatori. Quei 25-30enni di oggi sono gli stessi che, magari da bambini, non hanno avuto educatori e quindi non riescono loro stessi ad esserlo. Non sono stati educati e non sanno come educare i loro figli. Spesso il figlio viene visto come un amico, un fratello, e così non è, è tuo figlio. In parrocchia abbiamo volontari della Misericordia e proprio stamattina (ieri) ho avuto un colloquio molto proficuo con il preside della scuola “Angelo Musco”, ho proposto di essere di aiuto con quei ragazzi che hanno difficoltà, anche e non solo di apprendimento, problemi che a volte nascondono alle stesse famiglie, a volte, nonostante frequentino la scuola, raggiungono un titolo senza saper né leggere né scrivere, cosa che non gli dà certo l’opportunità di crearsi il proprio futuro. Ecco, la scuola li individua, ce li segnala e di pomeriggio li può mandare da noi in parrocchia. Non si tratta di doposcuola, ma di cercare di aiutarli, loro e le famiglie, specie quando si tratta di persone indigenti, quelle che non si fanno avanti per chiedere aiuto. Nel nostro piccolo un aiuto possiamo darlo».

Perché la gente non parla, troppo spesso si fa “i fatti suoi”?

«Non lo dico io, basta vedere i telegiornali per capire perché c’è chi non parla. Invece, se e quando si mostra presenza e interesse, allora sì che la gente inizia a prendere coscienza. E a parlare». Più che un quartiere, Librino è infatti sempre più una città satellite che, a parte le tante brave persone che ci vivono ma che preferiscono restare “invisibili”, spesso “non vedere, non sentire e non parlare”, vede prevalere nell’opinione pubblica e nella cronaca gli episodi di delinquenza, spaccio anche nei posti e nelle modalità più impensabili, violenza, il degrado e la mancata ambizione di realizzarsi nella vita, tramandata ormai di generazione in generazione. E Librino, come ogni quartiere, non lo merita».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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