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Scenari criminali nel catanese: i Mazzei perdono potere, sancita la pace tra i Cursoti e i Cappello

«Catania rimane il centro di gravità dei principali interessi criminali della Sicilia orientale, sempre nelle mani dei Santapaola»

Laura Distefano

19 Giugno 2024, 15:32

Hanno accusato i colpi di arresti e retate, ma i Santapaola-Ercolano resistono e restano ai vertici del potere mafioso. E questo perché, come scrivono gli analisti della Direzione Investigativa Antimafia nella relazione che fotografa il primo semestre 2023, la famiglia catanese di Cosa nostra ha saputo muoversi su due livelli, quello imprenditoriale-affaristico e quello militare. «Sembrerebbe inoltre consolidata la tendenza a delegare a strutture satelliti, dal profilo operativo meno evoluto, le attività criminali secondarie, riservando per sé la gestione di interessi strategici nei settori ritenuti più remunerativi», mette nero su bianco la Dia. Insomma la mafia catanese rispetto a quella palermitana mantiene quel dna grigio, che gli ha permesso sin dagli anni Ottanta con Nitto Santapaola a stringere accordi strettissimi con pezzi delle Istituzioni e dell’imprenditoria. «L’universo criminale catanese, dunque, ha una maggiore fluidità rispetto al canone palermitano e un orientamento affaristico che si declina anche nelle aree di proiezione ultraregionali», si legge ancora nella relazione.

Il periodo passato ai radar della Dia è quello che segue l’arresto dell’uomo d’onore riservato Francesco Napoli - rampollo dei Ferrera ‘cavadduzzu - nel blitz Sangue Blu del settembre 2022. Un boss che riusciva a dialogare con i piani altissimi, rimasti però - almeno fino a ora - fuori dall’inchiesta dei carabinieri. Anche se il Ros, pochi mesi prima, con il blitz Agorà ebbe modo di scoperchiare le infiltrazioni negli appalti. Però più dalle parti del calatino, dove resta il potere dei La Rocca. Nel periodo in esame ci fu lo scioglimento del comune di Palagonia.

I Santapaola alla ricerca di un capo

I Santapaola sono quindi alla ricerca di un capo. Ma comunque hanno saputo riorganizzarsi, anche se con una regia meno unitaria. «I principali gruppi sono quelli di Librino, San Cosimo, Villaggio Sant’Agata, Picanello e San Giovanni Galermo», fotografa la Dia. Una sopravvivenza che ha portato a mettere da parte le azioni violente, tranne nella primavera dello scorso anno quando le tensioni arrivarono alle stelle per il controllo della droga in via Capo Passero, a Trappeto Nord. Ma pare che l’intervento di vecchi boss mise a tacere le prove muscolari delle teste calde della droga. Un’altra dimostrazione di come i Santapaoala stiano “operando” su due livelli criminali diversi. Anche se la Dia avverte: «da non sottacere è l’ancora attuale potenzialità offensiva delle consorterie che, parallelamente alle “attività d’impresa”, continuano ad esercitar e il controllo del territorio mediante le tradizionali attività criminali, considerato “elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza». E quindi si continua a trafficare in droga , con l’affare del crack in netta espansione, e a taglieggiare i commercianti con le estorsioni.

La famiglia Mazzei

La seconda famiglia accreditata ai tavoli di Cosa nostra siciliana, che fa riferimento all’uomo d’onore Santo Mazzei ‘u carcagnusu’, pare invece abbia perso potere. Gli arresti l’avrebbero indebolita. La Dia è molto precisa: «Tuttavia la famiglia Mazzei (conosciuta come i “carcagnusi”) apparirebbe allo stato un’organizzazione depotenziata dalle indagini e dalle condanne comminate a boss e sodali. A ciò si aggiunga che l’attuale mancanza di una leadership univoca e condivisa desterebbe preoccupazioni circa la sua stabilità come emerso da recenti fatti criminosi accaduti nel semestre. Questo aspetto potrebbe determinare fibrillazioni interne pregiudicando punti di equilibrio e alleanze costruite nel tempo». Ma quali sono questi recenti fatti criminosi? Guardando nelle note a margine della Dia si trovano degli indizi. II 6 febbraio 2023, a Catania è festa per Sant’Agata, Gaetano ‘u funciutu’ Pellegrino (arrestato per una condanna definitiva per mafia nel processo Ippocampo) al culmine di una lite fu ferito con un coltello. Il mese dopo fu incendiata l’auto della moglie di un detenuto, arrestato nel blitz Scirocco qualche anno fa. I Mazzei però sono riusciti a strutturarsi anche fuori dai confini cittadini: a Misterbianco con i Nicotra e ad Adrano con i Lo Cicero.

La zona di San Cristoforo

Ma torniamo a Catania, a San Cristoforo. Qui ci sono alcune zone, come via Poulet detta “u passareddu”, che è fortino dei Cappello-Bonaccorsi. A Canalicchio e nell’hinterland, invece, “governano” i Laudani. «I clan Cappello-Bonaccorsi e Laudani - si legge nella relazione - risulterebbero tra i più attivi nel panorama criminale etneo, in virtù del numero degli affiliati e per l’organizzazione tipicamente militare che li caratterizzerebbe. I Cappello, attivi soprattutto nei settori degli stupefacenti, scommesse illegali e giochi on line, inglobano al suo interno anche la squadra della famiglia Bonaccorsi, meglio noti come “Carateddi”». I cappelloti inoltre sarebbero riusciti a fare soldi, sporchi s’intende, con i furti d’auto. Da una parte il denaro facile delle restituzioni con i cavalli di ritorno, dall’altra quella del business illecito dei pezzi di ricambio.

I Cursoti e i Cappello

Potrebbe invece essere scesa una sorta di “pace” tra i Cursoti-Milanesi e i Cappello, dopo la guerra del 2020 al viale Grimaldi. Dal blitz Zeus, scrive la Dia, sono emerse partnership criminali nella droga
Meno violenza sulle strade, ma i clan sono pronti a ogni evenienza. E hanno a disposizione armi micidiali. I Cappello si muovono anche a Librino e San Giorgio. Mentre i Cursoti Milanesi fanno base a San Berillo nuovo e San Leone.

Nella zona del Borgo ci sono i Pillera-Puntina. I figli del boss Nuccio Ieni, morto in carcere qualche tempo fa, si sono mossi anche nel settore dell’usura.