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Nell'era post Covid

Se il coworking si fa nel convento di piazza Santa Maria di Gesù

“ConWork” è il nuovo progetto sociale nella parrocchia Santa Maria del Gesù dedicato ai giovani. Uno spazio di lavoro condiviso

Di Francesca Aglieri Rinella |

Cosa ci fanno un’organizzatrice di eventi, un’amministratrice d’azienda e un film maker in convento? Lavorano. E lo fanno insieme. Mettono in rete amicizie, opportunità e esperienze. Perchè dopo il Covid la condivisione è diventata una necessità. Lo fanno nello spazio coworking messo a disposizione da frate Massimo Corallo, parroco della Chiesa Santa Maria di Gesù. 

“ConWork” è, infatti, il nuovo progetto sociale dedicato ai giovani professionisti. Uno spazio in cui non soltanto è possibile svolgere attività lavorative, ma anche relazionarsi con gli altri, mettere reciprocamente a disposizione le competenze, condividere idee e progetti, favorire la socialità nel pieno spirito della fraternità francescana. Lo spazio di lavoro condiviso nasce dall’esigenza di dare una risposta concreta alle necessità di quanti si sono da poco affacciati sul mondo del lavoro in modalità autonoma o da remoto. I frati minori di Sicilia del convento hanno concesso loro di trasformare una stanza del convento in uno spazio di coworking con l’obiettivo di combattere l’isolamento domestico. 

Epifanio Chiovetta, 35 anni, è un film maker. «È un luogo che nasce da un’idea abbastanza semplice, dall’esigenza dei giovani che dopo la pandemia si sono ritrovati a lavorare da soli, quindi isolati a casa. Molti hanno dovuto cambiare lavoro, chi l’ha perso, chi si e’ dovuto reinventare. Parlando con frate Massimo che è il parroco della parrocchia che molti di noi abitualmente frequentano come catechisti o come componenti del gruppo giovani gli abbiamo chiesto se c’era la possibilità di avere una stanza del convento in cui potere lavorare. Volevamo solo lo spazio senza grandi pretese, ma l’idea è piaciuta. È nato un gruppo di lavoro che ha progettato lo spazio. Irene con suo marito hanno d’esempio creato il logo che è “ConWork” che racchiude non solo l’idea del coworking, ma anche quella del convento, abbiamo ristrutturato e dipinto, lo abbiamo arredato e creato una lista di cose che servivano sedie, lampade, tavoli e grazie a una serie di benefattori della parrocchia e al loro sostegno economico ci siamo riusciti».

Da tre mesi il “ConWork” funziona, soprattutto con persone che sono fuori dalla parrocchia perché il sito internet dà la possibilità a tutti di prenotarsi gratuitamente per avere la postazione. È uno spazio che nasce in parrocchia, ma che si apre alla città, con un richiamo al messaggio di Papa Francesco di una «Chiesa in uscita» che guarda e va incontro alla gente. Anche diversi studenti stranieri che sono in città per fare l’Erasmus hanno approfittato degli spazi del convento. Sono tre le postazioni individuali all’interno dello spazio comune, in prossimità delle finestre e uno il tavolo sociale con quattro postazioni al centro. 

Irene Fatuzzo, 32 anni, è un’organizzatrice di eventi. «Il con sta per convento. È la novità sta proprio nel fatto che dentro le mura di un vecchio convento ci si possa riunire per lavorare, insieme. Perchè il “con” del nome è anche preposizione, lavorare con gli altri per combattere quell’isolamento che ci ha lasciato la pandemia. Lo spazio è aperto a tutti, c’è chi è venuto una volta solo per curiosità e chi lo frequenta più assiduamente. Non è uno spazio fisso, ha un tavolo sociale e nessuno può prenotarsi per lunghi periodi. Ci sosteniamo con le offerte che ognuno lascia».

Partendo dal concetto di coworking, quindi, l’aggiunta di una “n”, contestualizza il progetto nella realtà del convento, enfatizzando allo stesso tempo la mission della relazione con gli altri e con Dio.  

Francesca Magrì, 32 anni, è amministratore d’azienda. «Trascorro nel coworking del convento la metà della mia giornata lavorativa. É l’alternativa allo stare otto ore davanti a un computer da sola e senza parlare con nessuno perché qui incontri persone che conosci anche solo per condividere una pausa caffè o persone del tutto nuove, lavorando. Questo è il segreto: lavorare con professionisti con cui si riesce a trovare anche un’interazione di lavoro. Si instaurano rapporti di collaborazione tra profili professionali affini, si crea una rete». 

Sono almeno cinque i motivi per utilizzare il coworking: una connessione wi-fi stabile e veloce, stampanti e scanner a disposizione degli utenti, un angolo relax per i momenti di pausa, la possibilità di fare rete e un sistema di prenotazione facile e veloce. Una realtà che ha il sapore della fiction di Rai1 “Che dio ci aiuti”, in salsa catanese. «Quando siamo andati ad acquistare i mobili – ammette Epifanio – abbiamo utilizzato un pulmino. Sembravamo davvero i ragazzi del convento di suor Angela…».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA