mafia
Sì al carcere duro per l’ultimo boss forte di Cosa Nostra catanese: Russo al 41 bis
Il ministro Nordio ha firmato: rapporto strettissimo con i Santapaola
Sono 33 pagine. E c’è la firma (anche se digitale) del ministro della Giustizia Carlo Nordio. Data 10 febbraio 2025. Il boss Francesco Russo, ritenuto l’ultimo rappresentante provinciale della famiglia catanese di Cosa Nostra, va in regime di 41 bis.
Il provvedimento è stato notificato a Russo direttamente nella cella del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in Campania. Non ha “sangue” santapaoliano e da quelle che sono le discovery investigative non è stato mai “pungiuto”. Ma ha un rapporto strettissimo, anzi fraterno, con Vincenzo Santapaola, il figlio maggiore del capo dei capi Nitto.
Chi è Francesco Russo
L’imprenditore è stato già condannato per concorso esterno alla mafia nell’ambito dell’inchiesta Bulldog (del 2016) di diversi anni fa. Scontò la condanna, ritornò a piede libero e non si è sentito più parlare di lui. Almeno fino a poco più di un anno fa, quando il boss rimase invischiato in un pestaggio avvenuto davanti al centro commerciale “Le Zagare” che culminò con un colpo di pistola alla gamba del malcapitato. Fu denunciato per lesioni gravissime. Ma i poliziotti seguirono quella spedizione punitiva in diretta: Russo si era portato dietro anche il figlio. Un passo falso. Che forse a mente fredda avrebbe evitato. Un capo delega. Non si espone in prima persona. Eppure Russo era accorto nei suoi movimenti all’interno dell’organizzazione mafiosa. Non a caso il blitz della scorsa estate che ha condotto il boss dietro le sbarre è stato definito “Ombra”.
I perché del 41 bis
Nel provvedimento di Nordio si citano intercettazioni, pedinamenti, incontri e summit registrati dai poliziotti dello sezione criminalità organizzata della squadra mobile. Russo avrebbe preso il posto di Francesco Napoli ai vertici della famiglia mafiosa. Napoli, al contrario di Russo, ha ricevuto “il rito di affiliazione”. Ma non quello comune a tutti gli affiliati, Napoli è uno dei pochissimi «uomini d’onore riservati» di Cosa Nostra. Un “titolo” ristretto alla cerchia dei piani altissimi del potere mafioso. Napoli è della stirpe dei “Ferrera-Cavadduzzu”. Infatti l’operazione che portò al suo arresto nel 2022 fu denominata “Sangue Blu”. Russo avrebbe manovrato le fila dell’organizzazione mafiosa. Un dato che viene fuori dall’articolata informativa che è stata sviscerata nella richiesta per applicare il carcere duro al 52enne, che si dovrà presentare davanti al gup a fine aprile. Il blitz l’anno scorso ha smantellato il «gruppo della Stazione, di Cibali e di San Giovanni Galermo». Russo – si legge nel decreto – agiva con «assoluta riservatezza» e «si avvaleva di 3 persone che avevano il compito di veicolare le disposizioni». I delegati sarebbero stati Christian Paternò, Carmelo Daniele Strano e anche Salvatore Mirabella. In un’intercettazione l’indagato Salvatore Iudicello anticipava il fatto che Russo sarebbe stato «il prossimo papa». Qualche parola di troppo è scappata agli affiliati, che parlavano di «Ciccio», definito «signorino», che è quello che «rappresenta tutta» (la famiglia, ndr). Un altro si è lasciato andare in modo inequivocabile: «I soldi li amministra Ciccio Russo».Per Nordio, Russo aveva creato un «metodo comunicativo» assai «raffinato» che rende il detenuto «particolarmente pericoloso». La «rete riservata di relazioni e la possibilità che il detenuto continui a gestire la famiglia» rende assolutamente «inidoneo il regime ordinario» di detenzione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA