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La partita
Si gioca a calcio nel carcere di Piazza Lanza «L’abbraccio con mio figlio è il gol più bello»
Il campo di calcio della casa circondariale ospita la partita dei papà. Sulle gradinate ragazzi e mamme a fare il tifo
«Forza papà. Vinci tu». Il tifo è quello degli stadi. Per un attimo non sembra nemmeno di essere dentro un carcere. Anche se basta alzare gli occhi per vedere il filo spinato e le telecamere per tornare alla realtà. Non può passare nulla a Piazza Lanza. L’unica cosa che ci è concessa al controllo è portare due fogli di carta per gli appunti e la penna. Gli agenti di polizia penitenziaria fanno da ciceroni nei lunghi corridoi, dove si aprono le braccia che ospitano oltre 400 detenuti. La cronaca è quello di un pomeriggio di spensieratezza. Portiamo dentro le sbarre una normalità per molti sconosciuta da anni. La partita con papà , è l’occasione per permettere ai detenuti di poter incontrare i propri figli in un ambiente giocoso e non freddo, come quello dei colloqui.
Il campo di calcio è ben tenuto. Il sole scalda come fosse estate, nonostante l’autunno sia ormai arrivato da oltre un mese. Mogli e compagne sono emozionate. «Quando arrivano?», chiedono impazienti. «Pochi minuti», è la risposta dell’ispettore capo. I bimbi alla vista dei palloni non sanno resistere e cominciano ad allenarsi in attesa di vedere spuntare i loro papà. E all’improvviso eccoli. Lacrime, abbracci, mani incollate. «Come stai amore mio?». «Ma come sei cresciuto?». «Hai fatto il bravo con la mamma?». Sono solo alcune delle frasi che provengono dal rettangolo verde. I papà indossano quasi tutti una divisa di calcio, della squadra preferita. Chi il Milan, chi l’Inter. E non poteva mancare la maglia rossoazzurra del Catania. «Io sono un ultras», dice Matteo. Che è rientrato in carcere da pochi giorni. E ci dovrà restare ancora parecchio. Ma oggi bisogna sorridere per la sua piccolina. «Oggi è un bel giorno – dice Matteo – è una cosa bella poter avere qui la nostra famiglia, posso riabbracciare mia figlia. Dobbiamo ringraziare gli ispettori, l’assistente, il comandante e tutta la direzione». La partita di calcio è un momento diverso rispetto agli incontri formali con i familiari. «Sono due orette in cui siamo liberi, stiamo con la famiglia. È una cosa bellissima che ha fatto Piazza Lanza», rincara Matteo. Dentro il carcere «la famiglia manca tantissimo, qui manca tutto, manca l’affetto, l’amore. Siamo qui – ammette – tiriamo avanti».
Concetto ha già contato i mesi che lo separano dal mondo esterno. Sono 19 mesi. Suo figlio gli corre incontro e si abbracciano: «Questo è il gol più bello». «L’abbraccio di oggi mi sprona a essere una persona fuori migliore, mi impegnerò per esserlo, perché lo devo. Sopratutto a lui», afferma Concetto indicando il suo piccolo campione. Le magliette con la scritta “scimmia” e “scimmia jr”. Un nomignolo che li accomuna, che lega radici passate e generazioni future. «Provo un’emozione bellissima – continua – anche perché questo è un posto dove c’è sofferenza, però non la dimostriamo. È più bello dei colloqui, qui sei vivo perché giochi. Sono cose belle che servono anche a noi per cambiare dentro. I miei familiari – racconta – mi mancano tantissimo. Ogni volta che li faccio venire a colloquio il rimorso viene, ma stringiamo i denti e andiamo avanti e cerchiamo di dimostrare il meglio».
Prima dell’inizio della match (terminato con un imposto pareggio), mamme, figli e papà si sono riuniti a cerchio per un momento di condivisione. Non sono mancate le risate.Nunziella Di Fazio, direttrice del carcere di Piazza Lanza evidenzia l’importanza di queste manifestazioni: «Sono un po’ di anni che organizziamo attività che servono a rinforzare i legami con i familiari, in questo caso i papà con i figli, in altre occasioni le mamme con i bambini. Sono iniziative che hanno un duplice obiettivo: da una parte rinforzare il rapporto che i detenuti hanno con i loro figli e dall’altro lato allentare le tensioni che inevitabilmente un bambino ha quando si approccia al carcere. Per un bambino avere un genitore detenuto è sicuramente un evento molto stressante. È stressante il momento del distacco, ma lo è altrettanto il momento in cui si avvicina a lui durante un colloquio. Naturalmente il colloquio è accompagnato da procedure, regole e divise e avvengono in ambienti che sono quelli destinati alla detenzione. Per questo da un po’ di anni abbiamo cercato di realizzare dei momenti dove si possa costruire uno spazio di quotidianità, uno spazio di serenità anche in forma ludica. Non è soltanto la partita di calcio in cui oggi i bimbi giocheranno con papà. Noi però abbiamo anche delle attività teatrali che sono organizzate dalla stessa associazione che oggi ha promosso la partita, che è Officina Socialmeccanica che si aggancia a Spazio Giallo che si muove su tutto il territorio nazionale».
Le animatrici della partita sono Maria Chiara Salemi e Bianca Villari di Officina Socialmeccanica, che da diverso tempo svolgono diverse attività di inclusione sociale all’interno del carcere. «Questa è un’esperienza – dice Maria Chiara – che già realizziamo da anni in collaborazione con Bambinisenzasbarre che ci ha coinvolte anni fa a iniziare questo evento della partita con i papà. Questo momento di incontro permette di avere uno spazio in cui si può giocare, nella normalità del gioco come può avvenire sempre tra genitori e figli. Questo evento per noi ormai è una tappa importante perché ci rendiamo conto che diventa l’occasione per normalizzare lo stare insieme». Che per chi è detenuto normale non lo è.