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Sindrome di down, a Catania la "Casa delle Libellule" per spiccare il volo in piena libertà

L’associazione famiglie persone down (Afpd) ha inaugurato la struttura che è la prima in Sicilia

Maria Elena Quaiotti

23 Aprile 2023, 17:05

I ragazzi della Casa delle Libellule a Catania

Diventare maggiorenni e ottenere la propria autonomia. È, in effetti, il sogno di ogni ragazzo anche se non sempre, ai giorni nostri, si tratta di giovani consapevoli delle responsabilità che ne conseguono. Eppure, c’è qualcuno che consapevole lo è. Forse più di altri e non solo per necessità.

Libellula sinonimo di libertà

Ieri è stata inaugurata la “Casa delle Libellule”, in via Ala 9 a Catania. «Libellule per noi significa libertà e cambiamento - dicono convinti i 12 ragazzi down che questa casa la abiteranno - libertà perché significherà poter vivere da soli e autogestirci, cambiamento perché vorrà dire dimostrare di sapercela fare, alla faccia di qualunque pregiudizio». I nuovi inquilini sono ragazzi che studiano, lavorano e inizieranno a rendere viva “Casa delle Libellule” il fine settimana a partire da fine maggio.

Chi sono le libellule

«Certo che sono maggiorenne - esclama Sofia - studio danza da due anni, specie caraibica, e il mio sogno è arrivare ad “Amici” di Maria De Filippi». Chiara, 30 anni, invece lavora in un albergo, l’hotel “Airone”. «Mi occupo di accoglienza e della preparazione delle colazioni. Ho la mia divisa che deve essere sempre impeccabile e se dovesse esserci clientela che viene dall’estero saprei come interagire. Conoscere l’inglese è essenziale». Poi c’è Damiano, 25 anni, che sta seguendo un corso di cucina e già sa che sarà il capo chef della casa. «I miei piatti forti? La pizza, lasagne e pasta al forno. Ma faremo anche tanta attività fisica, per smaltire le calorie in eccesso». Alessandro, 34 anni, sta seguendo un corso di cucito, sull’onda degli stilisti uomini che dettano i nuovi trend della moda: «Ultimamente ci stiamo concentrando sulla creazione di borse, con dettagli particolari».

Casa delle Libellule

Gli artefici del progetto

Fin qui tutto normale. Se non fosse per quel cromosoma in più che caratterizza Sofia, Chiara, Damiano, Alessandro e gli altri ragazzi “libellule” che stanno per dare vita a un progetto unico in città. Dietro di loro ci sono i “testardi” genitori, ma anche tante realtà private che, in modo insospettabile, hanno sposato l’idea. Si tratta della chiesa valdese, che ha finanziato il progetto con il suo 8 per mille, di Ikea, che ha donato l’arredamento completo dell’appartamento, e di alcuni dipendenti che hanno voluto contribuire con altre suppellettili, ma anche “La Formichina”, “Longo”, “Blu Panorama”, le librerie “Bonaccorso” e “Cavallotto” e i laboratori realizzati con l’“Ape selvatica”.
«La nostra motivazione è forte - spiega Stefania Massimino, presidente di Afpd (Associazione famiglie persone down) di Catania, che ha promosso la “Casa delle libellule” - la nostra è una strada in salita, dobbiamo far fronte a tante esigenze per i nostri ragazzi. Ormai la sindrome di Down non si può e non si deve nascondere, loro hanno il diritto e lo richiedono, di stare nella società, perché quello è il loro posto. Ma su questo c’è ancora molto da fare, perché purtroppo l’inclusione ormai è lontana, è una bella parola, ma va ancora riempita di significato. Questo è il grande lavoro che dobbiamo fare. Il nostro compito è valorizzare la capacità e il talento dei nostri ragazzi, perché parliamo di persone che hanno desideri, ambizioni, voglia di realizzarsi, parliamo di persone che vogliono avere il loro posto nella società, come lo è per tutti gli esseri umani».

Stereotipi da abbattere

Che aspettativa di vita hanno oggi le persone con la sindrome di Down? «Ormai si è allungata parecchio - risponde Massimino - si arriva ben oltre ai 40 anni, perché si è alzata la qualità della vita e il loro benessere interiore. Non sono più ragazzi che stanno chiusi in casa, fanno sport, nuotano, fanno anche subacquea, canoa. Tutto questo riempie la loro vita. Bisogna abbattere gli stereotipi sulla sindrome di Down, di ragazzi con gli occhi a mandorla che hanno limiti, non è così. Questi ragazzi sono uno diverso dall’altro, sono e restano persone».
Ma tutto questo è reso possibile solo grazie alle associazioni dei (caparbi) genitori. «Ancora da questo punto di vista lo Stato è molto assente - sottolinea Massimino - l’esperienza della Casa delle Libellule, che a Catania e in Sicilia è un unicum, in realtà nelle regioni del Nord Italia è ormai consolidata da anni. Qui c’è ancora tanto da fare, c’è da sollecitare la (lenta) politica e nel frattempo noi andiamo avanti, vediamo i nostri figli crescere. Ma la nostra angoscia resta la stessa: cosa accadrà quando non ci saremo più noi genitori?».