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Suicida a Nuoro dopo un ricatto sul web, arrestati anche tre catanesi

Di Redazione |

Ci sono anche tre catanesi residenti a Torino tra le 16 persone coinvolte nella maxi inchiesta condotta dai carabinieri e che ha portato all’arresto di 16 persone accusate di far parte di una associazione criminale per truffe ed estorsioni sul web. I provvedimenti sono stati firmati dal gip del Tribunale di Nuoro. Si tratta di emessi del Gip del tribunale di Nuoro su richiesta della Procura. Si tratta di Massimo Reina, pluripregiudicato di 53 anni residente nel Torinese, Francesco Reina, pluripregiudicato di 41 anni anche lui residente nel Torinese e di Maurizio Virruso, di 43 anni.

L’organizzazione contattava inserzionisti dei più noti siti di annunci commerciali e di incontri e poi, dopo aver studiato la personalità dal loro profilo social, le vittime venivano sentite al telefono da un sedicente ispettore della Polizia postale di Roma, Marco Gigliotti. Infine venivano persuase dell’esistenza a proprio carico di una querela e per evitare che questa si trasformasse in reato, venivano invitate a pagare «sanzioni pecuniarie» tramite bonifici. I sedici provvedimenti cautelari sono stati eseguiti dai Carabinieri del Comando provinciale di Nuoro in collaborazione con i colleghi di Torino, Vercelli e Catania. A capo dell’associazione c’era Simone Atzori, di origini sarde ma residente a Torino, che agiva insieme a Francesco Reina, 31enne pregiudicato di Catania anche lui residente a Torino. L’associazione aveva un giro d’affari di circa mille euro al giorno per oltre 600 truffe documentate, di cui almeno 45 riuscite. Le vittime venivano indotte a pagare cifre che andavano dai tremila fino ai cinquemila euro, ma nel caso di un imprenditore piemontese anche di 20 mila euro. Ad Atzori viene contestata l’associazione a delinquere e una serie di altri reati. A carico di tutti gli indagati è stato disposto il sequestro conservativo di beni per 100 mila euro.

A far scattare l’inchiesta, il suicidio di un giovane sardo, che ha spinto i genitori a rivolgersi informalmente ai Carabinieri per fare luce sul suicidio del figlio. Le indagini, coordinate dal pm Giorgio Bocciarelli, hanno portato i militari a scoprire una serie di elementi sulla vita sui social del ragazzo, e in particolare alcuni dettagli nei suoi profili e la pubblicazione di annunci sui siti d’incontri. E’ emerso così che il giovane, in attesa di essere assunto in una struttura sanitaria, era stato ricattato da un sedicente ispettore della polizia che, minacciandolo di ripercussioni sul lavoro, gli aveva estorto denaro per il pagamento di contravvenzioni per inesistenti violazioni connesse alla pubblicazione degli annunci a sfondo sessuale, inducendolo a pagare, prima di togliersi la vita, quasi 5.000 euro.

La Procura della Repubblica, a carico del capo della banda, ha ipotizzato il delitto di morte come conseguenza di altro reato. Il suo aiutante è stato individuato invece in Francesco Reina, 31enne originario di Catania e residente a Torino. Entrambi sono finiti in carcere.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA