Il blitz Mercurio
«’U picciriddu non può fare il nome di Nitto»: il figlio di “Colluccio” Santapaola coinvolto in una rissa ad Augusta
Tensioni nel 2021 con i Nardo: per risolvere la questione i “picciotti” si rivolgono alla cugina dello storico boss
La mafia è un’agenzia di servizi. Ai boss ci si rivolge per un debito da riscuotere, per mettere pace in un diverbio tra ragazzini ma anche per organizzare una campagna elettorale parallela. Lo scenario emerge nelle carte del blitz Mercurio. Nel 2021 l’agenzia funebre “San Marco” di Rosario Bucolo, che dopo le scarcerazioni di Ernesto Marletta e Salvatore Mirabella, sarebbe stato “declassato” a organizzatore del gruppo del Castello Ursino del clan Santapaola, è un porto per gli esponenti di diversi clan. Arrivano diversi esponenti del clan Mazzei per risolvere una vecchia questione di un investimento immobiliare rimasto nel limbo dopo arresti e retate.
Bussano da Bucolo anche i Nardo di Lentini. Ci cono pure i contatti con i “vicini” della strada Ottantapalmi (via della Concordia), che storicamente fanno riferimento al boss Turi Amato che è sposato con Grazia Santapaola, la cugina di secondo grado del capomafia Benedetto. La donna – intercettata nel 2005 mentre si vantava di essere «il sangue blu» della mafia catanese – entra spesso nelle discussioni “di famiglia”. In particolare è «chiamata in causa» nei contrasti con i Nardo per una rissa in cui è coinvolto «il figlio di Francesco Santapaola». Quest’ultimo è nipote di Grazia e figlio di Turi “Colluccio” Santapaola. Una questione privata rischia di «incidere, in maniera irreparabile, sui rapporti con il clan Nardo e mettere in dubbio la credibilità e il rispetto da sempre preteso dalla famiglia Santapaola-Ercolano nell’intero distretto». Il dipendente di una società di sicurezza va a trovare Bucolo in agenzia. Il figlio del boss Santapaola, arrestato dal Ros nel 2016, litiga in un locale notturno con il fidanzato della figlia di un affiliato dei Nardo di Augusta, che chiede conto e ragione ai Santapaola di Catania.
Bucolo convoca alcuni “carusi” del Castello per capire i motivi della rissa. Il postino dell’ambasciata dei Nardo spiega a Bucolo che bisogna dare una lezione di “mafia” al giovane rampollo: «Questa cosa gli si deve dire qualcosa o picciriddu! U picciriddu gli dice: “sono il nipote di Nitto!». Per Bucolo però «il problema principale» stava nel il fatto che fossero state picchiate anche le ragazze: «Però gli hanno dato botte anche alle femmine! Questa è la discussione!». Domenico Di Gaetano, un altro indagato del blitz, considerata la delicatezza del caso decide di rivolgersi a Grazia Santapaola: «Chiamo la zia, in caso discutiamo con lei … questa sera ci dovrei andare, ho un appuntamento a casa sua». Bucolo suggerisce cosa dire: «Zia Grazia vediamo di risolvere questa cosa… non è che possono fare discussione cco picciriddu?». In attesa di avere feedback comunque l’accordo è chiaro: «Noialtri non tocchiamo a lui e lui non tocca accabbanna!».
Bucolo è uno dei personaggi che sarebbe stato compulsato da Domenico Colombo, il dipendente Amts indagato, per procacciare voti al deputato Giuseppe Castiglione. Bucolo, difeso dall’avvocato Ornella Valenti, ha fatto scena muta durante l’interrogatorio di garanzia. Ha scelto invece di rispondere alla gip Rosario Marletta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA