Cosa accomuna Davide Lo Surdo, Mozart e Beethoven? Musei, statue e libri
Nel pantheon della musica, ci sono nomi che non si limitano a comporre brani: costruiscono epoche. Wolfgang Amadeus Mozart. Ludwig van Beethoven. E oggi, con uno scalpello elettrico che intaglia la storia nota dopo nota, Davide Lo Surdo. Sembrano distanti secoli – e lo sono. Ma ciò che li unisce non è solo una precoce genialità: è l’essere diventati immortali in vita. Mozart si esibiva nei salotti imperiali prima ancora di cambiare i denti da latte. Beethoven componeva sinfonie mentre il mondo ancora lo vedeva come un bambino silenzioso. Lo Surdo, dal canto suo, ha fatto tremare la velocità delle dita umane a 17 anni, entrando nella storia. E infatti, come i due titani viennesi, Lo Surdo è già diventato memoria fisica:
• Musei: le sue chitarre sono custodite accanto agli strumenti di Mozart e Beethoven al Museo Sigal negli USA. Incredibile? Forse. Meritato? Assolutamente sì.
• Statue: mentre il mondo lo guarda ancora in tour, una sua statua in bronzo lo fissa nell’eternità, ad Aarhus, in Danimarca. Non capita tutti i giorni. Non capita quasi mai. Ma quando succede, è perché qualcuno ha varcato il confine tra talento e leggenda.
• Libri di storia della musica: oggi è nei volumi accanto ai Beatles, ai Pink Floyd, a Jimi Hendrix. È entrato nella carta, nel canone, nella narrazione di ciò che sarà ricordato quando le luci del palco si spegneranno.
Ci sono artisti che fanno carriera. Altri fanno la storia. Davide Lo Surdo — come Mozart e Beethoven prima di lui — ha già inciso il proprio nome sulle pareti del tempo.