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L'INTERVISTA

Coronavirus, biologo Tedeschi: «Immunità di gregge già in corso, ma succederà ancora»

Di Redazione |

Catania – Daniele Tedeschi, laurea in Biologia presso l’Università degli Studi di Pisa, è direttore scientifico nazionale del progetto “Genobioma”.

Il prof. Massimo Galli dice che isolare il virus non è impresa eroica. Se così è, non le sembrano fuori luogo i toni che hanno accompagnato la scoperta dell’Istituto Spallanzani di Roma?

«Ad oggi i genomi di SARS-CoV-2 registrati su GISAID sono oltre tremila. E’ importante “conoscere il proprio nemico”. Un ricercatore vive di dubbi e non di certezze».

Lo stesso prof. Galli ha dichiarato che, anche dopo la fase di isolamento, sarà inevitabile rispettare l’uso obbligatorio della mascherina, dei guanti e della distanza fra persone. Per quanto tempo saremo costretti a rispettare queste disposizioni?

«E’ la politica che “sceglie” per il bene di un popolo ed ovviamente le scelte politiche dovrebbero basarsi su indicazioni scientifiche che di norma non hanno frontiere. Il mondo non ha confini per i virus. Se l’ospite muore, il virus muore, se l’ospite sopravvive al virus, quest’ultimo continuerà la sua “esistenza” insieme all’ospite che potrà continuare la sua vita in mezzo a cure e terapie, rischiando di essere sopraffatto dalla attività virale. Una valutazione diagnostica a tappeto può aiutare in molti casi a prevenire la malattia. Scientificamente è auspicabile quella che si chiama diagnostica preventiva. Un controllo a tappeto darebbe l’opportunità di ripartire prima ancora dei tempi di attesa legati all’incognita virus e forse perderemmo meno: soldi, quotidianità, tempo, lavoro, salute».

Che tempi prevede per un farmaco specifico? E quanto per il vaccino?

«In verità il movimento scientifico e clinico si è messo in moto da subito. Da ciò che osservo esistono molte terapie che danno buone risposte, anzi salvano la vita. Il gruppo di ricerca che coordino insieme al Prof. Tarro, al Prof. Galeandro, al dott. Del Buono ed altri validissimi professionisti e ricercatori, vede unite diverse competenze per una azione multidisciplinare nel cercare di capire le differenze fisiopatologiche e genetiche tra le persone che inducono la malattia o il suo aggravarsi o meno. Il vaccino è un farmaco che non sempre è possibile ottenere in tempi rapidi ed in alcuni casi non è detto che si arrivi ad una effettiva efficacia tale da renderlo disponibile durante uno stato pandemico. La clinica e la ricerca scientifica di base stanno cooperando più di quanto abbia mai visto».

In attesa del farmaco e del vaccino, ritiene che in qualche modo scatterà il naturale principio della immunità di gregge?

«E’ ciò che sta accadendo senza che se ne parli. La velocità di diffusione di questo virus è alta e questo ha fatto si che si ponessero misure restrittive rispetto alla stessa libertà di movimento. L’isolamento fa sì che un virus non possa progredire, non si replica. Ma l’isolamento non c’è: ci sono misure di contenimento sociale, che rallentano la velocità di diffusione e che mano a mano sta creando milioni di persone immunizzate ed altre non ancora o perché veramente isolate o perché il virus non riesce ad utilizzare il meccanismo di ingresso. Questa è l’evoluzione. Conviviamo con questi assedi quotidianamente. Capiterà, capiterà ancora, è importante farci trovare pronti a rispondere ed imparare dagli errori commessi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA