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Coronavirus, ricoveri diminuiscono e Conte convoca vertice su Fase 2

Di Matteo Guidelli e Luca Laviola |

ROMA – I ricoveri dei nuovi malati per coronavirus calano del 90% in una settimana e il governo comincia ad affrontare concretamente il nodo di come ripartire dopo un mese di lockdown: quali attività produttive riaprire e con che modalità, test sierologici su larga scala, differenziazione delle misure di contenimento per fasce d’età e per aree geografiche, utilizzo di mascherine laddove non è possibile il distanziamento sociale. Il primo step della ‘Fase 2’ è il vertice convocato nelle prossime ore dal premier Giuseppe Conte con alcuni ministri e il Comitato tecnico scientifico. Un appuntamento cruciale per avere quelle indicazioni che poi la politica dovrà tradurre in misure concrete. I numeri – se si manterranno nel trend attuale – dicono infatti due cose: la prima è che il contenimento “tiene”, con la diffusione del virus che sembra anzi rallentare. I dati positivi sono da rintracciare nel calo, per il terzo giorno consecutivo, dei malati ricoverati in terapia intensiva – oggi sono 79 in meno – e nel drastico calo dei nuovi ricoveri nell’ultima settimana. Una «frenata brusca» la definisce il primario di pneumologia del Gemelli e membro del Comitato tecnico scientifico Luca Richeldi, elencando i dati: «dal 30 marzo al 6 aprile c’è stato un -90% di nuovi ricoverati, siamo passati da 409 a 27. Per le terapie intensive, invece, il saldo il 30 marzo era positivo, +75, e oggi è di -79».

L’altro elemento di cui dovrà tener conto il premier è che a questi numeri se ne aggiungono altri, che non consentono ancora di poter riaprire il paese. Quasi duemila nuovi positivi (con un incremento del 2,1% rispetto a ieri che porta il totale a 93.187) e 636 morti nelle ultime 24 ore dicono infatti che bisogna muoversi con molta prudenza. Insomma, non è ancora il momento di abbassare la guardia. «I dati che vediamo sono meno allarmanti e l’andamento che vediamo ci deve essere di conforto – conferma Richeldi – ma non ci deve far ridurre il livello di allarme» anche perché «i risultati delle misure di contenimento e dei nostri sforzi sono sotto gli occhi di tutti». Ad una settimana dalla scadenza delle misure prevista per il 13 aprile, si va dunque verso piccole riaperture parziali, non certo verso un ritorno all’Italia precoronavirus. Ma con quali modalità? L’Oms ha fatto sapere che fornirà nei prossimi giorni “parametri precisi» per la Fase 2 e l’indicazione che arriva dal Comitato tecnico scientifico è chiara: bisogna contemperare l’esigenza di continuare a contenere il virus con quella di ridare un minimo di respiro ad un’economia che rischia il default. «Si tratterà di bilanciare l’importanza strategica di un’attività economica rispetto al rischio di diffusione dell’infezione – spiega ancora Richeldi – Tutti noi vorremmo far ripartire le attività strategicamente molto importanti con zero rischi. Non so cosa verrà fatto ripartire, ma il ragionamento sarà di avere il massimo del beneficio socio-economico col mimino rischio». E spetterà a Conte e al governo trovare il “punto di equilibrio» coinvolgendo, come è già successo per i decreti precedenti, le Regioni e anche l’opposizione.

In concreto, è molto probabile che a partire dal martedì subito dopo Pasquetta, si procederà per step. Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli ha già fatto sapere che serviranno ancora «pochi giorni» per validare i test sierologici da utilizzare su larga scala, uno strumento che consentirà di ‘mapparè gli immunizzati, dunque chi in teoria può tornare ad uscire senza essere un pericolo per sé e per gli altri. E’ probabile inoltre che si procederà ad individuare altri due criteri per decidere dove consentire qualche riapertura: quello delle aree geografiche, privilegiando quelle a minor diffusione, e quello dell’età, ovviamente proteggendo e tenendo a casa gli anziani e le persone più fragili. Scontato, inoltre, l’utilizzo di mascherine nei luoghi – a partire da quelli di lavoro – dove non sarà possibile mantenere il distanziamento sociale. Quel che è già certo è che, anche in caso di riaperture, ci saranno misure rigide e controlli in prossimità dei ponti del 25 aprile e del 1 maggio, per evitare che migliaia di italiani si riversino nelle strade vanificando tutti gli sforzi e facendo nuovamente impennare la curva dei contagi. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA