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Covid, a Catania una strage silenziosa: 450 morti in due mesi e mezzo

Di Giuseppe Bonaccorsi |

CATANIA – 400, un numero maledetto per la città sotto l’Etna anche se negli ultimi due giorni meno tamponi Catania e la provincia sono rimasti leggermente sotto la soglia. Ma 400 e passa è il numero dei nuovi infetti che Catania registra ormai da giorni, un numero molto più alto rispetto a tutte le altre province siciliane, compresa Palermo e sono oltre 450 i decessi registrati in tutta la nostra provincia da ottobre ad oggi. Un dato molto alto, una strage silenziosa che passa quasi in sordina visto che i decessi vengono conteggiati dalla Regione in senso generale.

Un dato confermato oggi anche dal monitoraggio “Andamento della mortalità giornaliera nelle città italiane in relazione all’epidemia di Covid-19 dal 1 settembre al 1 dicembre 2020″ pubblicato dal Ministero della Salute. I dati del monitoraggio, realizzato anche dal Dipartimento di epidemiologia della regione Lazio e che si riferisce a 32 comuni italiani, mostrano per tutto il mese di novembre un aumento della mortalità del 72% tra le città del nord (Aosta, Trento, Bolzano, Torino, Milano, Brescia, Verona, Venezia, Trieste, Genova, Bologna), con i valori maggiori a Bolzano (+128%), Torino (+108%), Aosta (+100%), e del +47% nel centro-sud, soprattutto a Firenze (+61%), Roma (+57%), Palermo (+61%) e Catania (+69%). A ottobre l’aumento di mortalità era stato del 22% al Nord e del 23% al Centro-Sud.

E allora che dire? Che c’è qualcosa che non va, soprattutto a Catania dove negli ultimi giorni un altro dato che spicca all’attenzione è quello dei positivi al drive-in fisso dell’ex mercato ortofrutticolo.

Nonostante i cittadini che vi si recano sono ormai pochi i medici delle Usca abilitati ad effettuare i tamponi registrano ormai una percentuale di positivi che si aggira sul 10%. Una percentuale alta se rapportata agli oltre 28 mila tamponi fin qui effettuati in 37 paesi già “screenati” in cui sono risultate positive 576 persone, con una percentuale all’incirca del 2%. Quindi a Catania probabilmente i comportamenti dei cittadini sono sbagliati rispetto a quelli dei paesi dove si esce molto di meno e non ci sono assembramenti. Forse quelle immagini del nostro centro storico pieno di gente possono fare la differenza e bene ha fatto il governatore Musumeci a chiudere i centri commerciali nei fine settimana.

Il dato non riesce a spiegarselo neanche il Covid team dell’infettivologo Pino Liberti che continua lo screening nelle case di riposo con l’obiettivo di isolare i malati ed evitare che i focolai si estendano. Al momento sono oltre una ventina le strutture ricettive sotto osservazione e i positivi riscontrati attraverso il monitoraggio di 59 tra rsa e case riposo, sono 71 .COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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